Canti e altre vocalizzazioni sono tra i sistemi di comunicazione animale più evidenti e apprezzati anche dal grande pubblico. Basta pensare al melodioso canto di un usignolo o a quello di una megattera oppure al frinire di grilli e cicale che accompagnano le caldi notte e le giornate afose estive. Ma se più o meno tutti diamo per scontato che uccelli e mammiferi possono emettere versi, come la mettiamo per questi piccoli artropodi?
Gli insetti fanno un verso, anche se non tutti, e producono una gran quantità di suoni e altri segnali acustici, alcuni come per grilli e cicale udibili anche da noi umani, altri invece che viaggiano su frequenze per noi inascoltabili. Ma anche se con il termine verso si indica genericamente qualsiasi emissione di suoni prodotta da un animale, per gli insetti la questione è un po' più complessa e merita di essere approfondita.
A differenza di mammiferi, uccelli e altri vertebrati gli insetti non possiedono un vero e proprio organo o apparato fonatorio che consente loro di emettere vocalizzazioni dalla bocca. Per cui, semplificando molto, si potrebbe affermare che gli insetti emettono versi, tuttavia sarebbe più corretto parlare genericamente di suoni, che hanno poi nomi e significati diversi a seconda della funzione che svolgono e da chi o da come vengono prodotti.
Come si chiama il verso degli insetti?
Il suono viene utilizzato da una grande varietà di insetti per scopi anche molto diversi. Sono infatti almeno dieci gli ordini di insetti in cui ci sono specie in grado di produrre segnali acustici e il ronzio prodotto dalle ali è sicuramente quello più comune e diffuso. Tutti lo abbiamo ascoltato almeno una volta, ma se nel caso delle zanzare lo associamo esclusivamente al fastidio delle notti insonni, per altri insetti può essere un efficace sistema di comunicazione, come vedremo in seguito.
C'è, tuttavia, molto di più del ronzio, come per esempio la stridulazione. La stridulazione è probabilmente il sistema più diffuso e meglio conosciuto con cui gli insetti emettono suoni per comunicare. Avviene di solito facendo sfregare insieme alcune parti del corpo, come per esempio zampe, ali oppure organi specifici per questo scopo, che cambiano ovviamente a seconda delle specie. La utilizzano molti insetti, tra cui grilli, cavallette, coleotteri, insetti stecco, formiche, falene e tanti altri.
Ci sono poi fischi, clic, cigolii e altri suoni o rumori che invece non vengono prodotti per stridulazione. È il caso delle cicale, che come vedremo possiedo un vero e proprio apparato sonoro specializzato per questo scopo, o quello di alcune specie di blatte e coleotteri. Alcuni insetti appartenenti a questi gruppi, infatti, possono produrre suoni anche molto forti espellendo con forza aria o liquidi dal proprio corpo. Esistono quindi tanti tipi diversi di suoni prodotti dagli insetti, ognuno con un significato ben preciso.
Perché gli insetti fanno rumore?
Gli insetti, come altri animali, utilizzano anche i suoni per comunicare sia con i membri della propria specie che con altri animali. I suoni possono servire per esempio per attirare un potenziale partner, per corteggiarlo o per ribadire la propria supremazia su un territorio, un po' come fanno gli uccelli. Possono però essere utilizzati anche per avvisare un potenziale predatore della propria presenza o pericolosità, oppure per provare a spaventarlo e allontanarsi in tutta sicurezza.
Il ronzio, per esempio, per le specie sociali come vespe e api può sicuramente avere un ruolo nella comunicazione con i propri simili. Tuttavia, per alcune specie particolarmente temute, come i calabroni, può essere un ottimo deterrente per allontanare eventuali predatori. Il ronzio di un calabrone è infatti un segnale sonoro talmente riconoscibile (e spaventoso) che alcuni pipistrelli hanno persino imparato a imitarlo per ingannare e tenere lontani altri animali.
Lo stesso discorso vale per molti clic, cigolii e fischi prodotti da numerose specie di coleotteri e blatte. Lo sa bene chi ha provato a maneggiare per studio alcuni cerambicidi o scarabei, che se messi alle strette possono produrre fastidiosi e inaspettati cigolii in grado di spaventare o quantomeno cogliere di sorpresa un predatore, che istintivamente molla poi la presa. Stesso discorso vale per alcuni scarafaggi come per esempio la cosiddetta blatta fischiante del Madagascar (Gromphadorhina portentosa).
Questa specie non è in grado di volare, per cui la sua unica difesa da un eventuale predatore è proprio il suono "sibilante" prodotto dall'espulsione dell'aria attraverso il corpo. Cavallette, grilli, locuste e ovviamente cicale, "cantano" invece per attirare le femmine, convincerle ad accoppiarsi e per tenere lontani altri maschi. Proprio per questo, i loro suoni sono estremamente rumorosi (devono infatti sovrastare quelli dei rivali) e ogni specie possiede un suo unico e specifico pattern sonoro. Alcune hanno persino imparato ad amplificarlo ancora di più realizzando megafoni fatti di foglie o cantando nelle cavità di alberi e terreno.
Anche alcune falene possono stridulare o emettere suoni con organi specifici, proprio come avviene per le cicale. Molti anni fa, gli scienziati notarono che alcune falene erano in grado di sfuggire ai pipistrelli riuscendo a percepire il loro sonar. Tuttavia, negli ultimi anni si è scoperto che alcune falene sono anche in grado di disturbare il sonar dei pipistrelli producendo clic ultrasonici estremamente rapidi che confondono il predatore schermando la loro presenza agli "occhi" dei chirotteri.
Come fanno gli insetti a produrre suoni
Il fortissimo suono ronzante che emette un calabrone in volo è il risultato sia dal rapido battito delle ali che delle vibrazione dei loro corpi. Mosche, zanzare, api e vespe sono sicuramente tra le specie il cui ronzio è particolarmente forte. Alcune mosche e zanzare, a seconda delle specie, possono infatti battere le ali tra le 200 e addirittura le 600 volte al secondo, un movimento talmente forte e rapido che è in grado di produrre un ronzio paragonabile a quello prodotto da un elicottero.
Grilli, cavallette e altri ortotteri producono invece i loro suoni facendo sfregare tra loro le ali oppure "grattandole" con le zampe posteriori. Proprio per questo, le ali o le zampe possiedono file di protuberanze specifiche che servono a produrre il caratteristico suono tramite lo sfregamento di queste parti del corpo. Discorso simile vale anche per altri insetti, come i coleotteri, che pur non avendo specifici organi sonori, possono sfregate o articolare tra loro alcune parti del corpo per produrre fischi e cigolii.
Discorso a parte meritano invece le cicale, probabilmente gli insetti più chiassosi in assoluto. In questo gruppo di insetti i maschi possiedono un vero e proprio apparato sonoro. Sull'addome sono presenti alcune membrane (chiamate timballi) tese da tendini che le collegano ai muscoli. Per produrre il suono l'insetto fa vibrare queste membrane e grazie ad alcune camere d'aria derivate dalle trachee che fanno da cassa di risonanza, il frinire viene poi amplificato enormemente.
Come già anticipato, alcuni insetti possono emettere suoni grazie all'espulsione forzata di aria o di liquido dal corpo. Oltre alla blatta fischiante del Madagascar, utilizzano questo sistema difensivo anche alcuni coleotteri, come i coleotteri bombardieri della sottofamiglia dei carabidi, chiamata Brachininae. Questi insetti, come tanti altri, possono spruzzare un liquido maleodorante o dal pessimo sapore per difendersi, che a contatto con l'aria vaporizza spaventano un eventuale predatore. In alcune specie, un forte e rumoroso schiocco può accompagnare l'espulsione del liquido.
Anche alcuni bruchi possono emettere suoni difensivi in maniera simile. Le larve di alcune falene sfingidi, infatti, bloccando in maniera alternata le coppie di spiracoli ai lati del corpo usati per respirare, possono espellere aria grazie alle contrazioni, producendo così una sorta di fischio. In fine, un po' come fanno i picchi, gli insetti possono produrre suoni anche semplicemente picchiettando zampe, testa o altre parti del corpo contro una superficie.
È il caso di alcuni insetti che si nutrono di legno, come diversi scarabei e cerambicidi. Per attirare una potenziale partner, i maschi di alcune specie picchiettano le cortecce o il legno dall'interno di tronchi o travi, producendo un ticchettio o un piccolo tonfo a intervalli regolari che talvolta è udibile anche all'orecchio umano. Propri per questo, la specie Xestobium rufovillosum è conosciuta anche con i nomi non molto invidiabili di "orologio della morte" o "scarabeo guardiano della morte". Ma perché?
In passato, durante le silenziose notti di veglia accanto una persona malata o a un defunto, poteva talvolta capitare di sentire i piccoli rumori ritmici e regolari prodotti dalle testate di questo coleottero provenire da armadi o travi in legno. Col tempo questi suoni sono stati poi associati alle circostanze sfortunate o dolorose in cui erano stati ascoltati, diventando per alcuni un chiaro e inevitabile presagio di morte.
Esistono quindi un'infinità di modi e strategie con cui gli insetti producono suoni e rumori. Si tratta di un campo, quello della bioacustica degli insetti, che salvo per alcuni gruppi – come grilli e cicale – abbiamo iniziato a esplorare solo negli ultimi decenni. Considerando quindi l'infinita varietà di insetti che esistono sul nostro Pianeta, chissà quante altre ingegnose strategie per produrre suoni sono ancora nascoste da qualche parte in attesa solamente di essere ascoltate.