Si chiude con una sconfitta la storica battaglia per il riconoscimento dei diritti degli animali negli Stati Uniti. Con sentenza emessa il 21 gennaio 2025, la Corte Suprema dello Stato del Colorado ha stabilito che gli elefanti non sono persone e quindi non possono beneficiare dei loro stessi diritti degli umani.
I giudici hanno così rigettato la richiesta avanzata dall'organizzazione per i diritti degli animali NonHuman Rights Project che aveva chiesto di riconoscere a cinque elefanti del Cheyenne Mountain Zoo il diritto di esercitare l'habeas corpus che proteggere gli individui oggetto di un'ingiusta detenzione.
Gli elefanti non hanno gli stessi diritti delle persone: cosa dice la sentenza
L'organizzazione per i diritti degli animali NonHuman Rights Project ha chiesto alla Corte Suprema del Colorado di riconoscere a cinque elefanti del Cheyenne Mountain Zoo in Colorado, Missy, Kimba, Lucky, LouLou e Jambo, gli stessi diritti delle persone ingiustamente detenute.
Questa richiesta però è stata rifiutata dai giudici della Corte, perché, come si legge nella sentenza: «L'habeas corpus si applica solo alle persone e non agli animali non umani, non importa quanto cognitivamente, psicologicamente o socialmente sofisticati possano essere».
Parole chiare che mettono fine a una delle controversie giudiziarie sullo specismo più interessanti del mondo anglofono. Gli attivisti che si sono rivolti alla Corte statunitense hanno provato infatti a estendere il principio giuridico che tutela le persone sottoposte a ingiusta detenzione anche agli elefanti che da anni si trovano all'interno dello zoo.
Il direttore esecutivo della NonHuman Rights Project, Christopher Berry, aveva chiesto di poter trasferire gli elefanti in un santuario dove potessero avere più spazio a disposizione e così «permettere loro di tornare a essere elefanti, per quanto possibile, visto che non possono più essere liberati negli habitat naturali da cui sono stati prelevati».
La direzione dello zoo però si è opposta strenuamente, denunciando la pericolosità di un simile riconoscimento per le industrie che si basano sulla detenzione degli animali. Secondo il Cheyenne Mountain Zoo l'intento di Berry fin dal principio non sarebbe stato circoscritto a cinque elefanti ma a mettere discussione la cattività di qualsiasi animale.
Oggi, la Corte Suprema del Colorado, interpellata nel contenzioso, ha scritto la parola fine alla vicenda dando ragione allo zoo.
Gli attivisti per i diritti degli animali non si arrendono
Dopo la decisione della Corte Suprema del Colorado, l'organizzazione NonHuman Rights Project ha fatto sapere di non essere intenzionata ad arrendersi: «Questo parere della Corte Suprema del Colorado perpetua una chiara ingiustizia, affermando che a meno che un individuo non sia umano, non ha diritto alla libertà, "non importa quanto possa essere cognitivamente, psicologicamente o socialmente sofisticato". Le corti future rifiuteranno questa nozione, come hanno già iniziato a fare i giudici negli Stati Uniti e in tutto il mondo».
In nome degli animali, gli attivisti hanno fatto sapere che proseguiranno la battaglia legale, anche se al momento, non hanno ancora reso noto in che modo potranno farlo. «Come con altri movimenti per la giustizia sociale – hanno spiegato – ci si aspettano perdite precoci mentre sfidiamo uno status quo radicato che ha permesso a Missy, Kimba, Lucky, LouLou e Jambo di essere relegate a una vita di sofferenza mentale e fisica. Condivideremo ulteriori analisi di questa opinione e dei nostri prossimi passi nei prossimi giorni».
Le foto nell'articolo sono di Molly Condit, gentilmente concesse da NonHuman Rights Project.