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Sono cinque i ‘capitoli' dell'inchiesta della giornalista Giulia Innocenzi che, ad oggi, sono andati in onda durante la trasmissione Report dedicati in particolare agli interessi e affari privati dell'onorevole Michela Vittoria Brambilla nell'ambito della sua carriera politica legata alla tutela del benessere animale. Innocenzi ha rivelato l'uso di parte dei soldi derivanti dalle donazioni fatte all'associazione Leida di cui la Brambilla è presidente per interessi privati e per finanziare il suo partito e anche un business legato al commercio di gamberetti e salmone che adesso ha portato all'apertura di un processo al Tribunale di Lecco a carico della parlamentare di Io Moderati (ex Forza Italia) per evasione fiscale.
Dall'inchiesta è emersa anche la non trasparente gestione da parte dell'Enci, l'Ente di Cinofilia Italiana, nel controllo degli allevatori di cani in Italia.
Di questi temi e delle reazioni che sono scaturite dalle puntate fino ad ora messe in onda, ne abbiamo parlato direttamente con Giulia Innocenzi.
Con la tua inchiesta hai mostrato come Michela Vittoria Brambilla ha usato parte del denaro donato per la Leidaa, l’associazione da lei fondata e rivolta alla tutela degli animali, per interessi personali. Abbiamo riscontrato da parte dei nostri lettori ora una sorta di paura relativamente al fare beneficenza per le associazioni in generale. Che consiglio dai a chi vuole continuare a farlo ma ha timore?
Sicuramente è importante innanzitutto vedere con i propri occhi le attività e le iniziative delle associazioni. Ci sono associazioni che portano avanti investigazioni importanti che riescono a far chiudere allevamenti e diffondono cultura di consapevolezza rispetto a quello che succede in determinati ambiti. Si tratta di iniziative concrete che fanno pressione sulle Istituzioni per modificare leggi e penso anche alle associazioni che portano avanti i rifugi dove ci sono animali salvati da macelli e allevamenti. Quindi già vedendo cosa viene fatto si può avere un quadro. Chiedere alle persone di analizzare i bilanci è una cosa molto ardua da realizzare e si potrebbe ance non arrivare a capire. Basarsi invece sulle iniziative è la soluzione migliore secondo me e di associazioni che davvero portano avanti un lavoro egregio fortunatamente in Italia ce ne sono ed è proprio grazie a queste che è iniziata la consapevolezza: i media prima erano silenti, dieci, quindici anni fa il tema era praticamente sconosciuto e solo le associazioni portavano avanti questo tipo di informazione.
Hai messo in luce un aspetto decisamente controverso che fa leva sull’ ‘amore per gli animali’ che muove le coscienze delle persone purtroppo anche verso soggetti che invece non hanno questo come scopo delle loro azioni. Quanto è diffuso secondo te questo fenomeno, al di là del caso specifico legato a un nome noto all’opinione pubblica?
Come in tutti i settori anche in quello della tutela animale c'è chi se ne approfitta e questo perché ci sono tantissime persone a cui il benessere degli animali sta a cuore. E' ingenuo però pensare che ciò non valesse anche per gli animali.
Che tipo di reazioni da parte delle associazioni hai ricevuto? Solidarietà o silenzio?
Questo è un aspetto che mi sorprende: per ora le associazioni, fatte rare eccezioni, sono silenti e mi colpisce anche perché la Leidaa è all'interno di una coalizione che porta avanti la campagna per il veganesimo e per un alimentazione plant based. Penso che alcune associazioni abbiano difficoltà a rimanere dove ce ne è una presieduta da un'imprenditrice che fa affari con salmoni e gamberetti e che lo ha tenuto pure nascosto fino ad ora.
Credo che il silenzio sia una forma di imbarazzo e anche paura però di andare a ledere i volontari della Leidaa che fanno un ottimo lavoro. Va fatta infatti una distinzione tra i volontari e l'atteggiamento della Brambilla, però penso anche che sia necessaria una presa di posizione da parte di tutti i settori: associazionismo e politica. Bisogna prendere le distanze se non la si pensa come lei.
Cosa pensi del silenzio di Brambilla?
Brambilla non ha mai dato nessuna spiegazione, sin dalla prima inchiesta. Questo atteggiamento è negativo perché dà anche ai cittadini un senso di impunità. Al di là delle vicende giudiziarie che abbiamo raccontato, in questo caso c'è anche una questione di coerenza ed etica: hai chiesto donazioni a privati e enti pubblici proponendoti come una che gli animali li difende ma poi si scopre che fai reddito su animali morti da commerciare.
L'onorevole Eleonora Evi è stata presente in una delle puntate di Report, noi abbiamo poi intervistato lei e altri parlamentari e la domanda chiave è stata ‘possibile che non vi erano dubbi/sospetti al riguardo?’ Tu che idea ti sei fatta?
Evi per prima coraggiosamente ha abbandonato l'Intergruppo, poi ne sono usciti tutti i rappresentanti del M5s e i Verdi. C'è chi ha criticato questa cosa perché si pensa "ma come almeno c'era qualcuno che se ne occupava degli animali in Parlamento e ora non c'è più manco questo". Io sono assolutamente contraria a questa posizione: Evi ha spiegato che l'attuale Intergruppo era un ente inutile. Si è riunito pochissime volte per questioni mediatiche e non ci sono state azioni concrete, quindi per gli animali ha fatto ben poco a differenza di strumenti simili che funzionano al Parlamento Europeo.
Comunque penso che soprattutto per la battaglia animalista è facile usare gli animali come elemento di facciata ma per portare avanti davvero le istanze sui diritti degli animali bisogna fronteggiare gruppi forti di interesse come la lobby della carne, dei cacciatori e ora anche quella degli allevatori di cani. Per farlo bisogna essere liberi da eventuali conflitti di interesse e bisogna avere una coerenza di fondo, cioè portare davvero avanti queste battaglie perché ci si crede profondamente.
Pertanto il presidente dell'Intergruppo deve avere queste caratteristiche e penso che Michela Brambilla sia ormai molto compromessa per continuare a farlo: con la sua presenza le battaglie si indeboliscono.
La politica e gli animali: è chiaro che l'attuale Intergruppo sia servito a poco dunque. L'onorevole Zanella a noi ha annunciato di averne formato un altro, ma secondo te quanto davvero sono utili?
Uno strumento del genere va rigenerato e composto da persone che ci credono e di battaglie da fare in Parlamento ce ne sono, come la concretizzazione del divieto dell'uccisione di pulcini maschi delle galline ovaiole, la moratoria contro nuovi allevamenti intensivi, lo stop al finanziamento pubblico rivolto a questi ultimi e una richiesta di trasparenza rispetto a quanto fa l'Enci come stiamo raccontando con Report. Sono tutti argomenti che vanno a pestare i piedi a chi ha interessi da miliardi di euro.
Ci sono parlamentari che hanno fatto una scelta coraggiosa, ovvero quella di abbandonare L'Intergruppo sui diritti degli animali dopo aver fatto richiesta di dimissioni alla Brambilla ma finché non ci saranno iniziative concrete lei potrà mantenere questo silenzio assordante sulla vicenda.
Questi organismi possono essere molto utili, infatti, perché in Parlamento Europeo vengono fatti studi e proposte legislative e c'è trasversalità su temi che sono veramente di civiltà come la difesa degli animali. Ricordiamoci che oggi c'è un governo di destra sostenuto dalla lobby della zootecnia e dei cacciatori ma sicuramente fra i parlamentari della maggioranza c'è chi ha una sensibilità su questi temi e sarebbe ancora più importante mantenere una trasversalità per ottenere delle vittorie concrete.
Argomento che merita altrettanta attenzione ma che rischia di rimanere ai margini per la notorietà di Brambilla: il ruolo dell’Enci nella cinofilia. Di quanto hai reso noto cosa ti aspetti che cambi?
La cinofilia e l'Enci devo ammettere che erano un mondo a me sconosciuto e che mi ha davvero sconcertata. Innanzitutto ho notato che il business dell'allevamento di cani purtroppo ha tante caratteristiche che ho riscontrato in altri allevamenti, come quello dei polli o dei maiali. Faccio un esempio di cui nell'inchiesta ancora non ho parlato: il ruolo delle fattrici, ovvero quelle cagne costrette a partorire anche due volte l'anno. Sono delle ‘macchine sfornacuccioli' e ora Enci ha messo dei limiti ma c'è chi non li rispetta e sono anche discutibili. E' un grosso problema: ovunque c'è lo sfruttamento di un animale come fonte di reddito ci sono delle storture, su questo non ci si può nascondere assolutamente più ed è anche importante essere consapevoli che i canili sono pieni di animali che aspettano un destino diverso. Chi vuole aggiungere un membro alla famiglia prima di tutto dovrebbe sapere che se vuole fare un vero gesto d'amore deve andare dove c'è chi aspetta dentro una gabbia.
Comunque, non so se succederà qualcosa di concreto: dipende dal Governo che può incidere su Enci perché ha funzione di vigilanza su di esso, visto che l'Ente svolge il ruolo di gestione dei libri genealogici. Al momento, però, mi pare che il Governo se ne lavi le mani.
Hai portato sulla Tv pubblica interesse e luce sul benessere degli animali, concentrando l’attenzione su come trattiamo non solo quelli d’allevamento ma ora anche quelli familiari. Ne esce un quadro per certi versi desolante non solo da parte di chi alleva i cani, nello specifico, di chi non controlla chi non li alleva ma anche da parte di chi li acquista. Mi riferisco a un business che si alimenta non solo per l’offerta ma anche e soprattutto per la richiesta: cani che costano migliaia di euro presi per moda o come quelli di cui hai parlato che vengono allevati per le mostre canine. Come la pensi?
Il business dietro l'allevamento dei cani purtroppo è semplificativo del periodo in cui viviamo in cui vince l'immagine. Siamo in un'epoca instagrammabile in cui c'è un proliferare di molossoidi, di cani che subiscono maltrattamenti genetici ma che sono ‘perfetti' per una foto e per diventare cani con migliaia di follower. Stiamo vivendo un materialismo spinto, spero ci sia un ritorno prima o poi all'essenziale e spero che saremo capaci di lasciarci alle spalle questo periodo di sfruttamento degli animali, capendo che se veramente li amiamo vanno rispettati per quello che sono e non per quello che l'uomo deve poterci fare. Se lo ami lo ami per quello che, è non per quel che serve a te.
Ci tengo anche a sottolineare, proprio per quanto riguarda lo strumento televisivo, che queste inchieste su animali sono lavori che si contrappongono a interessi molto forti ed è difficile anche mandarli in onda. Penso agli interessi commerciali degli inserzionisti pubblicitari, ad esempio, che cercano di bloccare le inchieste o alle commistioni con la politica. Per il lavoro che ho fatto sull'Enci ho subito un'interrogazione parlamentare da parte di Maurizio Gasparri e per la messa in onda in Rai di ‘Food for profit' ben due interrogazioni parlamentari in cui chiedevano proprio perchè la tv pubblica mandava in onda il mio documentario. Intanto è stato chiuso un allevamento grazie a quella inchiesta. Il dato di fatto dunque è che si va contro interessi forti ed per questo che ringrazio Sigfrido Ranucci per uno spazio di indipendenza che è un bene pubblico che dobbiamo tenere stresso e difendere quando è sotto attacco, soprattutto della politica.