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La Giornata Mondiale delle Balene si celebra ogni anno il 21 febbraio. Questa ricorrenza è stata istituita per sensibilizzare i cittadini sull’importanza di proteggere questi straordinari cetacei, sempre più minacciati dall'essere umano.
La ricorrenza è stata ideata per celebrare l’importanza della conservazione di questi animali e per opporsi alla caccia alle balene, una pratica ancora presente in alcuni paesi come Islanda e Giappone. Agli eventi organizzati in tutto il mondo partecipano i principali enti scientifici con lo scopo di promuovere la protezione delle balene e del loro habitat, incentivare la ricerca e diffondere la conoscenza su questi animali importantissimi per l’ecosistema.
Quante specie di balene esistono?
Le balene appartengono all’ordine dei cetacei e si dividono principalmente in due grandi gruppi: gli odontoceti, cioè cetacei con i denti come i capodogli, e i misticeti, cioè balene con i fanoni, strutture simili a enormi pettini che hanno la funzione di intrappolare krill, plancton e piccoli pesci. Rientrava in quest'ultima categoria la megattera che il 14 febbraio scorso ha inghiottito (e risputato) un 26enne argentino insieme al suo Kayak.
Al momento gli scienziati hanno identificato almeno 90 specie di cetacei, di cui circa 15 sono classificate come “grandi balene”. Tra le specie più conosciute ci sono la balenottera azzurra, il capodoglio, la megattera e la balenottera comune.
Le balene sono stabilmente presenti anche nei mari italiani. La balenottera comune (Balaenoptera physalus) è la specie più grande presente nel Mediterraneo. Può raggiungere i 24 metri di lunghezza e può arrivare a pesare 48 mila chili. Nel Mediterraneo è possibile trovare anche il capodoglio (Physeter macrocephalus), che però sta andando incontro a un rapido declino soprattutto a causa di reti da pesca illegali.
Le balene vivono anche in Italia? Dove si possono vedere nei nostri mari
Anche se l'Italia non è tra le prime mete quando si pensa agli avvistamenti di balene, alcune vivono anche nei nostri mari: da nord a sud il Mediterraneo ospita diverse specie di cetacei.
Tra le aree più importanti per la loro protezione c'è il Santuario Pelagos, un'ampia area marina protetta che si estende tra Italia, Francia e Monaco, per circa 90 mila chilometri quadrati. Quest’area è fondamentale per la conservazione delle balene e di altri cetacei come i delfini. In Italia il Santuario Pelagos comprende le coste della Liguria, della Toscana, della Sardegna settentrionale e della Corsica, ed è un luogo ideale per avvistare le 8 specie di balene e delfini presenti in libertà.
Al di fuori del Santuario, altre zone dove è possibile avvistare cetacei in Italia includono lo Stretto di Messina, il Mar Tirreno e il Mar Ionio.
Il principale nemico delle balene è l’uomo: perché vanno protette
Le balene sono animali importantissimi per l’ecosistema marino, ma la loro sopravvivenza è costantemente minacciata dalle attività umane. Tra le specie più a rischio ci sono la balenottera comune, il capodoglio e la balena franca nordatlantica (Eubalaena glacialis), quest'ultima conta meno di 350 esemplari in natura.
Uno dei principali problemi è ancora la caccia alle balene, praticata legalmente in paesi come Giappone, Norvegia e Islanda, nonostante le restrizioni internazionali. Ma le comunità umane minacciano le balene anche in maniera indiretta.
Plastica, sostanze chimiche e microplastiche finiscono negli oceani, contaminando l’ambiente e mettendo in pericolo la salute delle balene e degli altri animali, come ad esempio gli uccelli marini. L'inquinamento però può essere anche acustico: le balene infatti si affidano ai suoni per comunicare tra loro e orientarsi, e il rumore prodotto da navi, trivellazioni e sonar militari può interferire con il loro comportamento, causando stress e disorientamento. Per questo nell'Area marina protetta di Punta Campanella, tratto di mare tra i golfi di Napoli e Salerno ha preso il via un monitoraggio eco-acustico dei fondali.
Anche il cambiamento climatico e l’aumento delle temperature, con la conseguente acidificazione dei mari, stanno modificando la distribuzione delle prede delle balene, costringendole a spostarsi e rendendo più difficile la loro sopravvivenza.