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18 Novembre 2024
15:12

Giallo dei cuccioli di lupo morti in Salento: per la Provincia di Lecce sono stati investiti ma non ci sono referti

Prosegue il giallo sulla morte dei due cuccioli di lupo trovati senza vita a Masagne, nel Brindisino, questo agosto. Sugli animali non sono stati eseguiti esami e i cadaveri sono stati recuperati e smaltiti. Secondo la Provincia di Lecce si è trattato di un incidente automobilistico, mentre per gli attivisti dovevano essere fatte delle analisi a conferma.

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Lupi in Salento (Fonte: Provincia di Lecce)

Prosegue il giallo dei due cuccioli lupi trovati senza vita a Mesagne, in provincia di Brindisi, il 12 agosto 2024. Sulla vicenda è intervenuta la Provincia di Lecce, secondo la quale la morte non è riconducibile a un atto di bracconaggio ma all'impatto con un camion. Non sarebbe stato quindi un atto di deliberata crudeltà ad aver portato alla morte i due lupi ma un incidente.

Questa è la posizione espressa dalla Provincia di  Lecce attraverso una nota firmata dal responsabile del monitoraggio del lupo Giacomo Marzano. La ricostruzione tuttavia ha sollevato molte domande da parte degli attivisti per i diritti degli animali e degli esperti locali.

La provincia: «20 lupi investiti all'anno»

Raggiunto dalla redazione, Giacomo Marzano spiega la dinamica dell'incidente del 12 agosto 2024 secondo la ricostruzione accreditata della Provincia leccese: «I due cuccioli investiti avevano circa 4 mesi e appartenevano a un nucleo familiare che stiamo monitorando in quell'area. Quando sono arrivato erano ancora al centro della carreggiata e li ho personalmente sul bordo strada. Dopo qualche ora sono stati rimossi. Avevano evidenti e inequivocabili ferite lacero-contuse agli arti. Uno in particolare aveva il femore spezzato con un taglio che attraversava tutta la coscia, tipico dell'impatto con l'auto, l'altro aveva abrasioni sul ventre. Nessuno aveva segni di arma da fuoco».

Sottoposte a Marzano le immagini diffuse dagli attivisti in cui è visibile una ferita circolare, ribatte: «I segni lasciati dai colpi d'arma da fuoco sono diversi. Non c'è ombra di dubbio che si tratti di incidente stradale». E aggiunge: «Prima di parlare bisogna avere un referto».

Sui corpi degli animali però non sono state eseguite analisi, come conferma lo stesso Marzano: «Non viene sempre scritto un referto su tutti gli animali trovati morti, perché ci sono dei costi e delle problematiche per cui non si fa per tutti. Si procede solo se c'è un sospetto, e a quel punto con l'esame radiografico si conferma o meno la presenza di piombo. Gli animali investiti vengono semplicemente rimossi e inceneriti». Questa è stata la sorte anche dei lupi di Mesagne, smaltiti il giorno stesso.

Come ci riferisce Marzano, la segnalazione è partita dall'associazione Libera Caccia: «Me l'ha segnalato personalmente il referente dell'associazione per la regione Puglia, riferendomi che un loro associato aveva visto un camion che investiva [i lupi]. Poi, circa un'ora dopo il fatto, sono andato personalmente sul posto a constatarlo».

Secondo i dati del monitoraggio, in Puglia vengono uccisi in incidenti circa 20 lupi all'anno, mentre i casi di bracconaggio «si contano su una mano» e non rappresentano un modus operandi diffuso nella regione: «Da un’analisi dei dati dei centri recupero fauna selvatica della regione Puglia, solo una percentuale compresa tra l’1% ed il 2% degli animali ricoverati ha ferite da arma da fuoco», si legge nella nota.

Una situazione molto diversa da quella denunciata da esperti di fama internazionale come Luigi Boitani. Il presidente della Large Carnivore Initiative for Europe, il gruppo di lavoro della Commissione IUCN per la conservazione delle specie, nel 2023 aveva dipinto un quadro fosco della situazione italiana, sostenendo che l'espansione del lupo fosse addirittura «gestita dal bracconaggio».

La ricostruzione degli attivisti

Il caso di Mesagne però sembrava chiuso, almeno fino all'11 novembre scorso, a quando l'avvocato Francesco Di Lauro, che quel 12 agosto era sul posto, venuto a conoscenza dell'epilogo della vicenda ha riportato il caso all'attenzione dei media attraverso un comunicato stampa.

Di Lauro, referente locale del Wwf, fornisce la propria ricostruzione: «Ho pensato a un investimento automobilistico, e ho cercato, invano, a nord ed a sud delle carcasse sull’asfalto, qualche traccia, sangue, pelo, pelle, frenata, ma nulla di nulla. Del resto era evidente che i due corpi erano stati prelevati ed adagiati in quella posizione, dal naso di uno dei due colava un po’ di sangue, mentre un altro presentava ferite puntiformi sul lato destro del cranio, ma niente escoriazioni, fratture esposte , crani sfondati di cui parla il comunicato, solo un buco del diametro di una biglia su uno dei corpi, ad altezza dello stomaco».

Anche gli esperti del progetto di monitoraggio della Regione Puglia, Hic Sunt Lupi, dopo aver visionato le foto realizzate di Di Lauro hanno fornito una versione alternativa che prende in considerazione l'uccisione per colpo d'arma da fuoco e la «probabile simulazione di un incidente per fare credere che siano stati investiti».

Un giallo destinato a restare tale. La parola fine sarebbe potuta essere scritta solo con il referto autoptico, l'analisi dei corpi però non potrà mai essere eseguita a causa della loro distruzione.

I numeri del lupo in Italia e la situazione in Salento

Un fenomeno che accomunerebbe tutte le aree che negli ultimi anni il lupo è tornato a riconolonizzare dopo essere quasi giunto sull'orlo dell'estinzione. Secondo l'ultimo monitoraggio dell'Ispra, l'ente pubblico che in Italia si occupa di fauna selvatica, ad oggi ci sono circa 3.500 lupi, con una forbice per gli Appennini che va dai 2.100 ai 2.850 individui. I ricercatori hanno stimato che il 74,2% dell'Italia centro-meridionale risulta già occupato dal lupo, per un'estensione totale della distribuzione di 108.534 chilometri quadrati.

Questi numeri significano che il lupo ha riconquistato spazio anche dove le comunità non avevano più la memoria della sua presenza, costringendo le amministrazioni pubbliche a intervenire per mitigare il conflitto. Il problema principale percepito dai cittadini riguarda la sicurezza pubblica: molti, soprattutto tra coloro che vivono in aree rurali, si chiedono quanto sia sicuro vivere in un territorio abitato dai lupi.

Secondo gli esperti si tratta di una specie particolarmente elusiva nei confronti dell'essere umano, ed esclusi casi di individui confidenti, tende a restare lontano dalle persone. A ciò si aggiunge un altro dato: da oltre 150 anni non avvengono aggressioni agli esseri umani da parte del lupo.

Un dato confermato anche dai responsabili scientifici di Hic Sunt Lupi:«I numeri parlano molto chiaro: il rischio zero non esiste, ma l’eventualità che il lupo attacchi l’uomo è bassissima ed è frequentemente legata a circoscritte condizioni scatenanti. Lo studio “Wolf attacks on humans: an update for 2002–2020” ha raccolto informazioni sugli attacchi da lupo in tutto il mondo. In 18 anni, dal 2002 al 2020, si registrano in tutto 489 attacchi all’uomo in tutto il mondo, di cui 380 causati da animali affetti da rabbia, 67 a scopo predatorio e 42 attacchi difensivi. In totale, in 18 anni in tutto il mondo si registrano 26 attacchi fatali». Per fare un paragone: le vacche sono responsabili di circa 20 morti all’anno solo negli Stati Uniti.

Il problema reale alla base del conflitto riguarda infatti la zootecnia e l'attività venatoria. Per gli allevatori il lupo rappresenta una minaccia a causa delle predazioni sugli animali domestici, mentre per i cacciatori il lupo rappresenta un formidabile competitor nella ricerca delle prede selvatiche.

Avvistamenti e predazioni contribuiscono a incendiare il dibattito sulla presenza del lupo, e anche il Salento si trova a fare i conti con questa realtà. Per questo numerosi enti hanno attivato campagne di monitoraggio volte a informare i cittadini e acquisire maggiori informazioni sulle abitudini di questo grande carnivoro.

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