L'orso che attacca senza essere provocato è la circostanza più grave prevista dal Pacobace, il Piano d'azione per gestire la presenza dell'orso bruno sulle Alpi centro-orientali, e in questi casi tra le misure previste c'è l'abbattimento dell'esemplare. Si tratta della stessa sorte che tra poche ore toccherà all'orso che il pomeriggio del 19 ottobre ha ferito un uomo di 33 anni nei boschi di Bleggio Superiore.
È successo intorno alle 17 di sabato 19 ottobre tra Rango e Cavaione, non lontano dal passo del Durone. L'uomo, secondo quanto riferito dalla Provincia Autonoma di Trento, si trovava da solo in un bosco alla ricerca di funghi quando improvvisamente si è sentito aggredire alle spalle. Dopo essere caduto a terra, l'orso si è rivolto verso di lui colpendolo ripetutamente con le zampe e ferendolo alla schiena e alle braccia prima di allontanarsi. Il 33enne a quel punto è tornato a piedi fino al paese più vicino, da dove è stato dato l’allarme.
La foto con le ferite riportate dal giovane e diffuse dal TgRai Trentino mostrano però un'entità del danno davvero lieve, con una serie di graffi superficiali sulla schiena, tanto che non sarebbe stato necessario neanche il ricovero in ospedale.
La Provincia guidata da Maurizio Fugatti ha comunque iniziato le operazioni per identificare l'orso coinvolto «al fine di procedere con il provvedimento di rimozione [abbattimento n.d.r.] previsto dal Pacobace per orsi riconosciuti come pericolosi», si legge in una nota.
Quella dell'orso che aggredisce senza essere provocato è una categoria prevista dal Pacobace come la più problematica, ma cosa significa? Lo abbiamo chiesto a Luigi Boitani, professore ordinario di Zoologia all'Università La Sapienza di Roma e presidente del Large Carnivore Initiative for Europe: «Un orso non aggredisce se non è provocato, ma se incontra una persona sullo stesso sentiero ecco che può verificarsi una situazione tale per cui si sente minacciato. In questo caso non c'è bisogno di una provocazione per fare sì che aggredisca: la maggior parte degli incontri sono casuali e si verificano quando si passeggia per i boschi o si va a funghi».
Abitualmente gli orsi frequentano aree boschive, anche in presenza di persone, nella maggior parte dei casi però li individuano ed evitano accuratamente il possibile incontro. I casi in cui si arriva allo scontro diretto si verifica quando l'orso è inconsapevole della presenza dell'uomo e se lo ritrova sulla sua strada e per questo potrebbe reagire al possibile pericolo in maniera aggressiva, soprattutto se si tratta di una femmina con i cuccioli.
Un orso che ha avuto un comportamento problematico come l'attacco senza esplicita provocazione quindi non è necessariamente pericoloso. La valutazione, come stabilisce anche il Pacobace, va condotta caso per caso, tenendo conto non solo della tabella ma della storia pregressa del singolo individuo, e del contesto in cui avviene.
Bleggio Superiore è infatti molto vicina a Dro e Roncone, dove si sono verificati attacchi a persone in diverse occasioni. Lo scorso luglio l'orsa KJ1 aggredì un escursionista a Naroncolo, località del Comune di Dro. A Roncone, invece, nel luglio 2023 fu l'orsa F36 a seguire due giovani. Entrambe le orse dopo questi episodi hanno ricevuto il decreto di abbattimento di Fugatti, ma solo KJ1 è stata uccisa dai Forestali, F36 è stata invece vittima di un atto di bracconaggio.
«Gli episodi di Dro e Roncone non indicano per forza che ci sia un'alta concentrazione di orsi nella zona – chiarisce Boitani – Può darsi che si tratti di aree più frequentate da alcune categorie di persone come fungaioli ed escursionisti. Prima di trarre conclusioni bisognerebbe avere dei numeri, tuttavia non credo che esistano, o che siano disponibili a tutti».
In casi simili, il monitoraggio di un territorio abitato da persone e grandi carnivori equivale al misurarsi la temperatura quando non ci si sente bene: dovrebbe essere la condizione di partenza per decidere cosa fare. La strategia invece applicata sistematicamente sembra essere quella dell'abbattimento, una misura emergenziale che non ha carattere preventivo e di conseguenza non può in alcun modo prevenire ulteriori scontri tra persone e selvatici.
In questi giorni la questione dell'orso bruno trentino è finita sui banchi del Parlamento dove il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha risposto a un'interrogazione del Movimento 5 Stelle accogliendo, tra le altre, l'ipotesi della sterilizzazione degli orsi selvatici. «Non ha senso – è la sentenza lapidaria dell'esperto di grandi carnivori – Può essere propagandata solo da chi non capisce nulla della biologia ed etologia degli orsi».
Per evitare il conflitto l'unica arma resta la prevenzione da attuarsi attraverso il monitoraggio del territorio da parte delle autorità provinciali, e con la sensibilizzazione dei cittadini che frequentano i boschi, come rileva Boitani: «Per evitare incontri ravvicinati si deve rendere manifesta la propria presenza. A questo scopo ogni metodo è valido dal campanello addosso, al parlare a voce alta». E questo vale che sul territorio ci sia uno o cento orsi.
Il progetto Life Ursus
Nel 1999 sulle Alpi trentine era rimasto uno sparuto gruppo di tre orsi maschi, inevitabilmente destinati a estinguersi. Benché l‘orso bruno europeo non fosse una specie a rischio di estinzione, le istituzioni locali unirono le forze per salvare quella popolazione ormai allo stremo. Il Parco naturale dell'Adamello Brenta insieme con la Provincia Autonoma di Trento ha quindi dato vita al progetto Life Ursus.
Attraverso un finanziamento dell’Unione Europea sono stati rilasciati 10 orsi provenienti dalla Slovenia, al fine di ricostituire un nucleo vitale sulle Alpi Centrali. Biologicamente il progetto fu un successo: oggi secondo il Rapporto Grandi Carnivori redatto annualmente dalla Provincia ci sono circa 98 orsi nella regione. Ma nel 2004 il Life Ursus è passato sotto il coordinamento della Provincia, segnandone il termine, nei fatti.
Anche se il progetto è finito gli orsi sono rimasti, e i conflitti tra le persone e i grandi carnivori si è acuito, fino ad arrivare al punto di rottura nell'aprile del 2023. Con la morte del 26enne Andrea Papi. Tra gli orsi arrivati in Trentino nei primi anni Duemila c'erano infatti anche Joze e Jurka, i genitori di JJ4, l'orsa che uccise Andrea nei boschi della Val di Sole.
Quell'episodio ha fatto esplodere l'odio degli abitanti delle valli trentine nei confronti dei plantigradi e di una amministrazione provinciale più volte criticata proprio dai genitori della giovane vittima. Il conflitto è ben lontano dal terminare, nonostante la discussione pressoché ininterrotta in seno alla Provincia e l'istituzione di una Commissione tecnica per elaborare nuove strategie di gestione in un nuovo Piano di gestione autonomo dell'orso, di cui ha fatto parte anche Boitani.