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Foca monaca avvistata nell’Area Marina Protetta di Punta Campanella: “Evento eccezionale”

Il 25 aprile è stata avvistata una rarissima foca monaca nelle acque dell'Area Marina Protetta di Punta Campanella. L’evento, confermato dall'Ispra, è di grande importanza per il territorio: la specie infatti mancava da decenni in quest’area.

26 Aprile 2025
10:20
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La mattina del 25 aprile è stata avvistata una rarissima foca monaca nelle acque dell'Area Marina Protetta di Punta Campanella. Lo straordinario incontro avvenuto nel giorno della Liberazione è stato confermato anche dall'Ispra, contattata prontamente dalla Riserva Marina.

"Una presenza inaspettata e di grande importanza per il territorio", ha dichiarato Lucio Cacace, presidente Amp Punta Campanella. La foca monaca (Monachus monachus) è la più rara delle 33 specie di foche presenti al mondo.

Il video della foca monaca avvistata a Punta Campanella

È proprio una rarissima foca monaca quella avvistata a Massa Lubrense, nel cuore della riserva. Lo confermano i ricercatori Ispra dell'Area Tutela della Biodiversità Marina che da più di vent’anni monitorano questa specie in Italia. I dettagli che si intravedono nel video diffuso dall'Amp sono infatti compatibili questa specie.

Un avvistamento rarissimo e di pochi secondi ma sufficienti per apprezzare l'esemplare, schivo e fuggente, caratteristiche tipiche della specie. Nelle immagini la foca a capolino accanto all'imponente parete rocciosa del promontorio che divide il Golfo di Napoli da quello di Salerno e che dà il nome all'area Marina protetta.

L'avvistamento è stato segnalato su una pagina Facebook locale da un ragazzo in escursione nella zona, al quale è andato il plauso del presidente dell'Amp: "Ringraziamo i cittadini che hanno segnalato l'avvistamento, in particolare il gruppo Azione in Comune. La citizen science è sempre piu importante per monitorare e tutelare al meglio il nostro mare con il coinvolgimento di tutti".

Si tratta di un evento naturalistico di grande portata: nel secolo scorso la Foca monaca mediterranea viveva in questo tratto di mare tra la penisola sorrentina e la costiera amalfitana, ricco di anfratti, insenature e grotte, ma poi era gradualmente scomparsa, come del resto in tutta Italia.

La pesca eccessiva e l'antropizzazione, avevano infatti allontanato una specie che è estremamente diffidente. Si tratta di uno dei mammiferi a maggiore rischio di estinzione. Si stima una popolazione di poche centinaia di esemplari in tutto il Mediterraneo. Le ultime testimonianze di avvistamenti in zona risalgono a 50-60 anni fa.

Negli ultimi 20 anni però la foca monaca si è gradualmente riaffacciata in Italia con alcuni rarissimi e sporadici avvistamenti in Puglia, Sardegna, Sicilia e altre località. Due anni fa fu vista al largo di Capri. Oggi l'avvistamento a Punta Campanella, nel giorno della Liberazione.

"Ora – sottolinea Carmela Guidone, direttrice dell'Amp Punta Campanella – è fondamentale prestare la massima attenzione, evitare di navigare nelle immediate vicinanze della zona di Punta Campanella e, in caso di avvistamento, segnalare alle autorità competenti restando a debita distanza, non arrecando alcun disturbo, anche minimo, a un animale che è estremamente sensibile alla presenza umana".

Chi è la foca monaca e perché vederla è un evento straordinario

La foca monaca (Monachus monachus) è la più rara delle 33 specie di foche presenti al mondo, e uno dei mammiferi più rari e vulnerabili dell'intero Mediterraneo. Si tratta dell’unica specie di pinnipede da sempre presente in queste acque, e se un tempo c'erano vaste colonie lungo le coste, oggi la popolazione è ridotta a poche centinaia di individui, con una forbice che secondo l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) va dai 444 ai 600 individui.

Il declino della specie si è accentuato soprattutto nel corso del Novecento per minacce causate in maniera diretta e indiretta agli esseri umani. La sopravvivenza della specie è infatti compromessa dalla pesca intensiva sulle risorse ittiche; dall’uccisione illegale; dal bycatch, cioè dalla cattura accidentale in attrezzi da pesca che colpisce anche le tartarughe marine; e anche dalla presenza di microplastiche nella loro dieta, come ha rivelato un articolo pubblicato su Science nel 2022.

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