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5 Novembre 2024
16:28

Ecco il “topo di mare”, cos’è lo strano verme marino dai “peli” che brillano alla luce avvisato in Cile

Durante una spedizione in corso tra i fondali oceanici in Sud America, è stato osservato e filmato un verme marino iridescente appartenente al genere Aphrodita, uno straordinario esempio di ingegneria fotonica vivente.

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Aphrodita aculeata. Foto da Wikimedia Commons

Una recente spedizione al largo delle coste del Cile, in Sud America, è riuscita ad avvistare e a immortalare in un video una creatura dall'aspetto singolare e quasi ipnotico: un verme polichete iridescente, quasi sicuramente appartenente al genere Aphrodita. Questi vermi marini sono curiosamente chiamati anche "topi di mare" in inglese (sea mice), probabilmente perché quando vengono tirati fuori dall'acqua ricordano un po' per forma e aspetto un piccolo mammifero dalla pelliccia bagnata.

Nel filmato, è possibile vedere come questi vermi policheti, lunghi mediamente tra i 10 e 15 cm, si muovono strisciando sul fondale fangoso tra le stelle marine serpentine in cerca di cibo, un po' come dei grossi bruchi pelosi, ma marini.

Tuttavia, il video realizzato dagli esperti dello Schmidt Ocean Institute durante la spedizione Chile Margin 2024 tutt'ora in corso, evidenzia soprattutto una caratteristica a dir poco unica e spettacolare di questi invertebrati: tutto lo splendore colorato della loro iridescenza, che riempie di luce i fondali. Scopriamo quindi un po' più da vicino questi singolari vermi "luminosi", come vivono e soprattutto come e perché brillano quando vengono colpiti da un fascio di luce.

Un caleidoscopio vivente: l'iridescenza dei "topi di mare"

La prima cosa che colpisce del genere Aphrodita, diffuso soprattutto nell'Atlantico e nel Mediterraneo, è la sua incredibile capacità di riflettere la luce. Le chete, o setole, che ricoprono il suo corpo sono infatti costituite da strutture cilindriche esagonali incredibilmente sofisticate, in grado di produrre un effetto iridescente riflettendo colori cangianti in risposta alla luce. Questa struttura è uno spettacolare esempio di ingegneria fotonica vivente, che funziona in maniera piuttosto simile alle fibre ottiche artificiali.

Questi vermi appartengono al gruppi degli anellidi policheti, nome che significa proprio "dalle molte chete o peli", riferendosi proprio alle numerose setole che ricoprono ciascuna delle protrusioni carnose chiamate parapodi, presenti su ogni segmento del corpo. Mentre molti altri vermi marini emettono però luce attraverso la bioluminescenza, questi lontani parenti dei lombrichi hanno puntato sull'iridescenza: i "peli" agiscono come minuscoli prismi naturali, che disperdono la luce in una brillante esplosione di colori.

Questi fasci luminosi sono molto probabilmente un segnale d'avvertimento: l'iridescenza potrebbe infatti servire sia a confondere che a far capire a un eventuale predatore che non è il caso di provare a mangiare questi vermi, che potrebbero essere tossici. Un altra curiosità legata questi strani invertebrati è anche l'origine del genere in latino Aphrodita. Il nome è ispirato naturalmente ad Afrodite, la dea greca dell'amore, della bellezza e della fertilità, è stato probabilmente scelto per la vaga somiglianza con i genitali femminili umani di questi vermi "pelosi".

Uno dei tanti strani abitanti delle profondità oceaniche

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Illustrazione del 1837

I vermi del genere Aphrodita abitano soprattutto i fondali oceanici, dove si muovono strisciando tra il fango e i detriti marini in cerca di cibo e ripari. Sono animali opportunisti, che si nutrono principalmente di resti organici e piccole prede che trovano lungo il loro cammino. Spesso scelgono ambienti estremi, come i margini oceanici profondi o le aree intorno alle sorgenti idrotermali, dove possono sfruttare al meglio le risorse nutrienti.

Durante la spedizione cilena, gli esperti che pilotano a distanza i piccoli sottomarini chiamati ROV, hanno catturato anche delle immagini che mostrano come questi ambienti, nati spesso dalla confluenza o dall'allontanamento di placche tettoniche, ospitino in realtà tantissime forme di vita uniche e adattate a condizioni ambientali estreme. Vi abbiamo già raccontato, per esempio, dei polpi abissali che si muove "saltellando" sul fondale o delle noci di mare, organismi simili a meduse che possono ringiovanire e vivere potenzialmente all'infinito.

Il ruolo dei vermi policheti negli ecosistemi marini

I "topi di mare" e altri policheti in generale sono però molto di più che semplici stranezze o  curiosità naturali: sono veri e propri ingranaggi fondamentali per il corretto funzionamento degli ecosistemi marini. Alcune specie di policheti abitano per esempio ambienti estremi e tollerano temperature elevate intorno alle sorgenti idrotermali, mentre altri, come quelli del genere Osedax, si nutrono di ossa, contribuendo al riciclo dei nutrienti negli oceani.

Ogni polichete ha quindi una funzione specifica nelle dinamiche che mantengono l'armonia ecologica, trasformando per esempio materiali organici in nutrienti utili per altri organismi, tenendone sotto controllo altri oppure fungendo da cibo per altri animali. Questi spettacolari invertebrati marini, con le loro sfumature scintillanti, sono l'ennesimo straordinario esempio della bellezza e della varietà delle forme di vita marine, che non smettono mai di stupire e incantare chi ha la fortuna di osservarle.

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