Tra le acque costiere che bagnano il Giappone, dove la biodiversità marina è ancora in gran parte inesplorata, è apparso un piccolo nuovo crostaceo molto particolare che è stato battezzato col nome Melita panda.
Se la seconda parte del nome scientifico potrebbe sembrare inusuale, oltre che familiare, il motivo è presto spiegato: questo minuscolo gamberetto si distingue per il suo inusuale pattern bianco e nero, che agli scienziati ha ricordato proprio la colorazione del panda gigante. Osservata per la prima volta già negli anni 90, questa nuova specie è stata descritta ufficialmente solo ora, attraverso uno studio recentemente pubblicato sulla rivista ZooKeys.
Chi è Melita panda
Melita panda appartiene all'ordine degli anfipodi, lo stesso delle minuscole pulci di mare che vediamo saltellare sulla battigia. Si tratta di crostacei molto piccoli, ma importantissimi per la catena alimentare perché fonte di cibo principale per tantissimi animali marini. Tuttavia, nessuna altro anfipode conosciuto possiede le caratteristiche distintive di questa nuova specie: una colorazione che ricorda il celebre orso bianco e nero cinese. Questo aspetto, insieme a tante altre particolarità morfologiche, ha permesso agli scienziati di classificarlo come una vera nuova specie.
Dove vive il gamberetto panda
Il piccolo gamberetto vive nelle zone intertidali – la parte di spiaggia interessata dal ciclo delle mare – della Prefettura di Wakayama, un'area in cui la ricchezza della biodiversità è ancora solo parzialmente documentata. Prima della scoperta di Melita panda, in Giappone erano già state identificate ben sedici specie dello stesso genere, su un totale di sessantatré conosciute in tutto il mondo mondo. Questi numeri, secondo gli esperti, sono la prova che molto probabilmente ci sono ancora tantissime altre specie non descritte, nascoste tra i fondali e i litorali sabbiosi delle coste giapponesi.
Ma la scoperta del gamberetto panda, mette anche in luce l'importanza cruciale della tassonomia, ovvero la scienza che si occupa di classificare e dare un nome agli esseri viventi, per la conservazione della biodiversità. Come ha sottolineato Ko Tomikawa dell'Università di Hiroshima, primo autore dello studio, «non possiamo sapere se una specie è in pericolo di estinzione se non è stata nemmeno identificata». Proprio per questo motivo, lo studio degli anfipodi nelle zone costiere del Giappone e non solo si rivela fondamentale, dal momento che la conoscenza della diversità di questi piccoli crostacei rimane perlopiù sconosciuta.
Il problema della tassonomia e delle nuove specie
Purtroppo però, tassonomisti e scienziati specializzati nella classificazione delle specie sono sempre più rari, così come i fondi investiti in questa particolare branca della scienza. Se ne discute ormai da decenni tra gli addetti ai lavori e lo ha fatto di recente anche Dasheng Liu dell'Ecological Society of Shandong tra le pagine della prestigiosa rivista Nature. Per molti scienziati e naturalisti, non investire nella tassonomia e nella classificazione delle nuove specie significa vanificare gli sforzi di conservazione e accelerare le estinzioni nascoste sotto traccia della biodiversità.
La scoperta Melita panda rappresenta quindi un invito a guardare con occhi nuovi l'affascinante e misteriosa vita marina, anche quella più piccola, con la speranza che il suo aspetto particolare e il suo nome possano aiutare anche a sensibilizzare il pubblico sull'importanza della biodiversità e della ricerca scientifica. Spesso, ciò che non si conosce rimane invisibile, e una nuova specie di gamberetto che porta il nome del panda gigante potrebbe diventare l'ambasciatore perfetto per spingere l'opinione pubblica a prestare maggiore attenzione alla biodiversità dimenticata, incentivando magari maggiori investimenti nella tassonomia.