Tra le tantissime forme di vita presenti o passate su questo pianeta, abbiamo la fortuna di avere ancora tra noi l'animale più grande che sia mai esistito, che nuota silenzioso tra le gelide acque dell'emisfero australe. Stiamo parlando della balenottera azzurra, ma di una sottospecie in particolare, la più grande e minacciata di tutte: la balenottera azzurra antartica (Balaenoptera musculus intermedia). Questi giganti possono raggiungere e talvolta superare i 30 metri di lunghezza e pesare 170 tonnellate di peso. Tuttavia, la loro maestosità non le ha protette dal rischio di estinzione e dagli esseri umani.
Durante il secolo scorso, la caccia intensive e indiscriminata alle balene ha portato questo cetaceo sull'orlo del baratro. Si stima che la popolazione, che all'inizio del Novecento contava circa 200.000 individui, sia crollata in pochi decenni a poco più di 300 balenottere rimaste negli anni 70. Secondo l'ultimo censimento attendibile, effettuato nel 2004, la popolazione si attestava a meno dell'1% dei livelli pre-caccia. Ma come se la passa oggi la balenottera azzurra antartica ora che non viene più perseguitata? Alcune indicazioni incoraggianti ci arrivano da un nuovo studio recentemente pubblicato su Endangered Species Research.
Tracciati i movimenti delle balene: una o più popolazioni?
Rispondere a questa domanda non è semplice, ma diventa cruciale per la conservazione di questa sottospecie (in totale la balenottera azzurra ne conta quattro) considerata "In pericolo critico" nella Lista Rossa IUCN. E stato infatti proprio questo l'obiettivo dello studio guidato da Zoe Rand dell'Università di Washington, che ha utilizzato un mix di dati storici e metodi moderni per esplorare e definire la struttura della popolazione di balenottere azzurre antartiche.
Un aspetto fondamentale della ricerca è stata l'analisi dei dati storici raccolti durante il Discovery Marking Program, avviato da biologi e balenieri già durante anni della caccia spietata alle balene, a partire dal 1926. Questo progetto prevedeva l'ancoraggio di piccole aste metalliche con un numero di serie che venivano "sparate" nei muscoli delle balene, per tracciare i loro movimenti attraverso le catture successive. Inaspettatamente, questi dati non erano mai stati utilizzati per studiare la struttura della popolazione fino a oggi.
Integrando questi dati storici con informazioni più recenti, i ricercatori hanno quindi analizzato i movimenti delle balenottere tra le tre regioni oceaniche dell'Oceano Australe – Atlantico, Indiano e Pacifico – utilizzando modelli e calcoli statistici avanzati. I risultati hanno mostrato che le balenottere antartiche non sono separate e isolate, ma si incontrano e si mescolano frequentemente tra le varie regioni, suggerendo quindi l'esistenza di un'unica grande popolazione circumpolare.
Cosa possiamo imparare da questo studio?
Questi risultati sono in linea anche con altre ricerche. Lo studio dei canti delle balenottere antartiche, che si diffondono attraverso tutto l'Oceano Australe, hanno infatti confermato l'esistenza di un'unica tipologia di canto. Questo è in netto contrasto, per esempio, con le balenottere azzurre pigmee (B. m. brevicauda), sottospecie che invece è suddivisa in diverse popolazioni, ognuna con un proprio canto distintivo (gli scienziati ne hanno identificati almeno cinque diversi), come se fossero dialetti regionali.
Anche gli studi sul DNA hanno confermato che le balenottere antartiche sono geneticamente più omogenee e imparentate tra loro, a riprova che continuano a riprodursi come un'unica popolazione. Questa nuova indagine rappresenta quindi un passo avanti importante per il futuro e per la conservazione della più grande tra tutte le balenottere azzurre presenti nei nostri oceani. Comprendere se una popolazione è compatta oppure suddivisa in diversi sottogruppi è indispensabile per stabilire strategie e azioni di tutela più efficaci.
Proteggere la biodiversità a livello di popolazione aumenta infatti la possibilità di una specie di adattarsi ai cambiamenti ambientali e garantisce maggiori chance di sopravvivenza nel lungo periodo. Per di più, il metodo utilizzato dai ricercatori potrebbe essere replicato e utilizzato anche per studiare le altre specie di balene, come le balenottere comuni (Balaenoptera physalus) o quelle boreali (B. borealis), anch'esse cacciate in passato e coinvolte nello stesso progetto di marcatura.
C'è ancora tanto da scoprire su questi misteriosi giganti
Ma nonostante i progressi nello studio delle balenottere azzurre antartiche, molti aspetti della loro vita rimangono pressoché sconosciuti e ancora avvolti nel mistero. Per esempio, non si sa quasi nulla sul loro comportamento riproduttivo, su dove vadano questi cetacei per accoppiarsi oppure sulle tempistiche e le modalità delle loro migrazioni riproduttive, comportamento molto diffuso tra i misticeti – le balene coi fanoni – ma mai davvero indagato per questa sottospecie.
Secondo gli esperti, per svelare questi segreti sarà necessario combinare ancora una volta i dati storici con tecniche di studio sempre più moderne, come la foto-identificazione e soprattutto la marcatura e il tracciamento satellitare delle balenottere attraverso dispositivi GPS. Questi strumenti, ampiamente utilizzati per lo studio dei movimenti di tantissimi animali, potrebbero rivelare dettagli preziosi sulla vita e le abitudini del più grande abitante della Terra, fornendo anche informazioni cruciali per la sua conservazione.
La balenottera azzurra antartica porta ancora su di sé le profonde cicatrici di un passato in cui gli esseri umani l'hanno perseguitata e portata fin quasi all'estinzione. Fortunatamente, oggi le cose vanno diversamente: la popolazione – stimata in circa 3.000 individui – è in lenta ma costante crescita e studi come questo ci permettono di guardare la futuro con cauto ottimismo. Ed solo attraverso la conoscenza e la conservazione che possiamo garantire che l'animale più grande mai apparso sulla Terra continui a solcare i nostri oceani per le generazioni a venire.