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Domenica 23 marzo due vicine di casa hanno discusso al punto da rendere necessario l'intervento dei Carabinieri. Il motivo della lite è la gelosia, ma non verso un partner fedifrago, bensì nei confronti del gatto che si divideva tra le due case.
L'episodio è avvenuto a Dorzano, piccolo Comune in provincia di Biella. Secondo quanto riportato dalla stampa locale, una delle due contendenti aveva trattenuto il gatto della vicina convinta che non ricevesse abbastanza affetto dalla famiglia d'origine e per questo motivo avesse iniziato a frequentare un'altra casa. Ha quindi deciso di confinare l'animale nella sua abitazione scatenando le ire dell'altra donna che si è rivolta alle Forze dell'Ordine.
Questa situazione è ormai più comune di quanto si possa pensare, come conferma Sonia Campa, esperta della relazione uomo-gatto: "Un gatto di famiglia che entra in una casa diversa dalla propria viene sempre considerato come un animale le cui necessità non sono ascoltate nel contesto di provenienza e quindi va da un altro perché lo fa stare meglio, ma in realtà non è assolutamente così. Nel tempo abbiamo dimenticato la vera natura del gatto".
L'esperta: "Oggi si considerano i gatti come una proprietà"
Le liti per il gatto "fedifrago" non sono una rarità e Campa, anche in veste di consulente esperta della relazione uomo-gatto, le ha viste crescere nel corso del tempo in maniera esponenziale: "Almeno fino a 30 anni fa conoscevamo la natura del gatto, era una cultura comune, ora invece sembra sparita dalla memoria collettiva e si interpretano atteggiamenti normali come qualcosa di diverso da quello che sono in realtà".
Sfatiamo un mito: un gatto che frequenta più case non è infelice, e non è alla ricerca di una nuova sistemazione. "Se un gatto è sufficientemente socievole da dare confidenza agli estranei è probabile che si approcci a una seconda casa, che di solito è del vicinato dato che per loro natura i gatti solitamente tendono a non spostarsi molto – conferma Campa – Se la seconda famiglia lo fa entrare, gli dà anche da mangiare e uno spazio per dormire allora il gatto si accomoda, per lui è assolutamente normale. Questo però non ha a che fare con l'affetto".
La reazione più comune è quella di chiuderlo in casa per paura che possa tornare nella famiglia precedente. "Oggi tendiamo a considerare gli animali familiari come animali di proprietà, e siccome sono una proprietà allora le persone devono contenerli all'interno dei propri spazi. Una percezione errata che fa male soprattutto ai gatti stessi. Fino a qualche decennio fa era riconosciuta l'idea che il gatto fosse un animale sostanzialmente libero, che anche se faceva riferimento alla mia casa era normale che andasse anche nel giardino della vicina. E la vicina non si arrabbiava per questo, né credeva che il gatto l'avesse scelta".
Messa così, sembra che i gatti non provino quell'affiliazione che invece attribuiamo ad altri animali dotati di una socialità completamente diversa, come i cani. Le cose però, anche in questo caso, stanno in maniera diversa.
Il gatto si affeziona davvero alle persone?
I gatti sono capaci di provare affetto e di mettere in atto comportamenti affiliativi, ovvero sviluppare legami con esseri che sentono affini, ma lo fanno in maniera diversa da quanto avviene tra le persone o tra persone e cani.
"Un gatto per restare affezionato ha bisogno di stare bene in una famiglia – sottolinea Campa – Stare bene però significa tante cose, non vuol dire solo volergli bene in maniera generica: un gatto deve stare bene alle sue condizioni, deve sapere di avere a disposizione uno spazio sicuro e vivere senza stress. Queste sono le condizioni per le quali i gatti possono instaurare un legame di tipo affiliativo con le persone".
Un gatto che torna dopo aver frequentato un'altra casa non è un gatto che non ama la famiglia d'origine, anzi, l'atto stesso di ritornare indica che si trova bene in entrambi i contesti. "I gatti occupano più territorio possibile e sfruttano tutte le risorse che vengono offerte dal contesto in cui vivono. Non si devono incolpare o giudicare per questo, è una visione errata, esattamente come chiedersi se ci amano".