Diffuse un po’ ovunque, le api (Apis mellifera) occupano varie regioni climatiche. Nelle diverse parti del mondo, quindi, si trovano ad affrontare sfide diverse, in diversi periodi dell'anno. Nelle regioni temperate, l'inverno è senza dubbio la sfida più grande per le colonie di api. La loro missione, in questa stagione, è riuscire a mantenersi in vita, arrivando alla primavera in condizioni ragionevoli. Sono una delle poche specie di insetti che, per sopravvivere, si adattano alle condizioni invernali senza diventare completamente dormienti: entrano infatti in uno stato fisiologico e comportamentale molto particolare, caratterizzato da cambiamenti sia a livello individuale, come la ridotta attività, le variazioni nei profili ormonali e l'aumento delle riserve di nutrienti, che di colonia, come la riduzione drastica nell’allevamento della covata.
Del resto – si sa – ogni nuova ape non è che un'altra bocca da sfamare. Le temperature superiori alle norme stagionali che stiamo sperimentando inducono le api a tentare di lasciare l'alveare e raccogliere il polline. Spinte dall’illusione della primavera in arrivo, esse iniziano poi a deporre le uova. In realtà, la deposizione precoce delle uova non è vantaggiosa anche perché l’aumento delle temperature in inverno crea un ambiente favorevole per virus e batteri nocivi, causando di fatto un declino delle popolazioni di api.
Cos'è il glomere e come fanno le api a tenersi al caldo
Le api invernali vivono fino a 8 mesi, quindi sono piuttosto longeve. Quando la temperatura scende sotto i 10°C, formano il cosiddetto “glomere”, che ha una funzione termoregolatrice. In pratica, si dispongono a grappolo stringendosi attorno alla regina, per tenerla al caldo per tutto l'inverno. Facendo vibrare i muscoli delle ali e il corpo, il calore generato arriva fino alle superficie del grappolo, e garantisce il mantenimento di una temperatura vitale anche alle api più esterne. Queste, a loro volta, si compattano ben bene, formando uno strato isolante che trattiene il calore. Quando inizia l'allevamento della covata, il grappolo circonda l'area mantenendo la temperatura interna a 33°C. Questo sistema di termoregolazione si ottiene solo quando il glomere si trova in uno spazio ristretto, come nel caso di arnie naturali o artificiali. Le api rimangono nel grappolo fino all’inizio della primavera, quando il polline diventa nuovamente disponibile.
Come si nutrono le api d'inverno
Le colonie trascorrono l'estate e l'inizio dell'autunno raccogliendo il polline, che viene utilizzato come fonte proteica per l'allevamento della covata, e il nettare, che viene convertito in miele e utilizzato come fonte di energia soprattutto durante i mesi invernali. Ove possibile, è meglio lasciare che le api se la cavino da sole. Sono naturalmente ben predisposte a farlo, avendo affinato tale predisposizione nel corso di milioni di anni. Gli sforzi per aiutarle, riducendo le perdite, durante lo svernamento possono concentrarsi sul miglioramento delle riserve di cibo in autunno, nonché sulla protezione delle api da parassiti, agenti patogeni e pesticidi. La presenza di scorte sufficienti di miele e polline è vitale e le quantità necessaria per lo svernamento varia a seconda della posizione geografica. Se le scorte di miele sono inadeguate, le colonie possono essere alimentate con uno sciroppo a base di saccarosio all'inizio dell'autunno. Se il polline scarseggia, sono disponibili anche sostituti di alta qualità.
Cosa succede alle api con l'arrivo della primavera
Il successo dello svernamento delle colonie di api è fondamentale per soddisfare le esigenze di impollinazione delle prime colture a fioritura primaverile come mandorli, meli e ciliegi. I mesi primaverili sono importantissimi perché sono quelli in cui si ha il picco di allevamento della covata, in seguito al quale parte la sciamatura. Nella sciamatura una "regina vecchia" lascia lavare seguita da un numero variabile di operaie (in genere da alcune migliaia a qualche decina di migliaia) alla ricerca di un nuovo sito di nidificazione. In tarda primavera, come anche in estate e inizio autunno, le operaie vivono poco, circa 30 giorni, e mostrano una divisione del lavoro basata sull'età. Le api più giovani, che hanno cioè meno di 10 giorni di età, svolgono compiti di accudimento, le api di mezza età (tra i 10 e i 20 giorni) si dedicano a compiti come la costruzione del favo, la conservazione del cibo e la guardia, mentre le api più anziane della colonia fungono da bottinatrici.
Bibliografia
Döke MA, Frazier M, Grozinger CM. Overwintering honey bees: biology and management. Curr Opin Insect Sci. 2015 Aug;10:185-193.