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Dopo una notte di paura trascorsa nel bosco, Oreste è stato ritrovato vivo grazie al suo cane Giulio. Il cinquantenne di Sant’Anna d’Alfaedo, in provincia di Verona, è stato salvato lunedì 13 gennaio 2025 dall’elicottero di Verona Emergenza e trasportato all’ospedale di Borgo Trento per accertamenti.
Come ha fatto il cane Giulio a salvare Oreste: ha guidato i soccorsi nel punto esatto
Le ricerche del Soccorso Alpino Speleologico del Veneto erano iniziate la sera precedente, quando Oreste non era rientrato dalla sua abituale passeggiata nella zona di Ceredo, dove era solito andare in compagnia del suo cane Giulio. Una volta giunta la sera la famiglia, preoccupata, aveva segnalato la sua scomparsa, attivando una vasta operazione di ricerca coordinata dal Soccorritori Alpino Speleologico del Veneto con i Vigili del fuoco e i volontari della.
La mattina, mentre le squadre si concentravano lungo il percorso indicato dai familiari, il padre di Oreste ha deciso di spingersi un po’ più lontano alla ricerca del figlio. Gridando a gran voce il suo nome, l’uomo è riuscito a farsi sentire dal cane Giulio. Una volta insieme, il cane lo ha guidato fino al punto in cui si trovava Oreste, ormai allo stremo delle forze.
Il cinquantenne infatti si trovava in fondo al Vajo dei Falconi, sdraiato a terra con le gambe immerse nell’acqua, in evidente stato di ipotermia dopo una notte all’addiaccio. L’anziano genitore ha subito avvertito i soccorritori al campo base. Dopo le prime cure sul posto, Oreste è stato imbracato e portato in un’area aperta per essere caricato sull’elicottero e trasferito in ospedale.
«Come sempre grazie a tutte le persone che hanno preso parte alla ricerca, forze dell'ordine, enti e associazioni volontarie, grazie ai soccorritori di Verona, alpini e speleo, e della Delegazione Prealpi Venete e a quanti stavano arrivando da altri luoghi», hanno dichiarato dal Soccorso Alpino Speleologico condividendo la straordinaria storia di Oreste e Giulio. Un ringraziamento speciale però va al cane Giulio che grazie alla sua sensibilità è riuscito a salvare il suo amico umano.
Perché i cani capiscono quando siamo in difficoltà: una co-evoluzione millenaria
La storia di Oreste e Giulio è la testimonianza del rapporto straordinario che lega l’uomo al cane. Da migliaia di anni i cani si sono co evoluti con le persone diventando alleati e compagni di vita. Proprio in ragione di questo strettissimo rapporto è la scienza ad aver avvalorato che tra noi e loro si crea quella che viene definita "osmosi emozionale", un vero e proprio contagio emotivo che determina la reciproca comprensione dello stato d'animo ma anche dei parametri fisiologici. E' stato dimostrato, ad esempio, che il nostro battito del cuore e il loro si sincronizzano, che i cani riescono a percepire il nostro stress e che il loro comportamento cambia in base al nostro stato d'animo ed è anche ormai risaputo e acclarato che attraverso l'olfatto riescono a sapere se siamo in salute o meno.
Scienza a parte, è un dato di fatto per chiunque abbia una relazione profonda con il proprio compagno canino che si è instaura un canale di comunicazione che va ben oltre le parole che, come se non bastasse, Fido comprende a tal punto da riuscire a ricordare ciò che diciamo anche a distanza di due anni da quando le ha sentite per la prima volta e nel caso in cui non siano ripetute nell'arco di questo tempo. Giulio probabilmente aveva capito che Oreste non stava bene e conscio di questo ha portato il padre da lui.
I cani sanno quando siamo in difficoltà e cambiano le loro reazioni in base al nostro stato. Ciò è possibile perché non solo possiedono un'intelligenza sociale molto sviluppata e sono in grado di collegare determinati stimoli sensoriali a precisi atteggiamenti ma non agiscono in base a quello che spesso viene semplicisticamente derubricato come "istinto". Si tratta infatti di individui dotati di emozioni e cognizioni che si sono evoluti in stretto contatto con la nostra specie e che si legano non solo alla persona di riferimento ma a tutti i membri della famiglia. Uno studio, in particolare, ci aiuta infatti a comprendere perché Giulio si sia "attivato" sentendo proprio la voce del "nonno": i cani sono capaci di riconoscere gli esseri umani a livello individuale basandosi sulla loro voce come hanno dimostrato recentemente i ricercatori del Dipartimento di etologia dell'Università Eötvös Loránd (ELTE) di Budapest, in Ungheria.