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La maggioranza delle persone che vive con un cane si rivolge a un educatore o a un istruttore cinofilo per gli stessi motivi, ovvero ci sono delle situazioni – percepite come problemi e che tali effettivamente sono nel momento in cui inficiano la vita del cane e degli umani – che portano alla decisione di consultare un professionista.
E' possibile fare una ‘top ten‘ dei motivi per cui le persone che vivono con un cane si rivolgono ad un educatore o a un istruttore cinofilo? Ci sono richieste che possono essere classificate da quella più frequente a quella meno per cui una persona alza il telefono e chiede aiuto a chi di cani se ne intende?
Ecco, noi ci abbiamo provato, sentendo diversi professionisti del settore e provando a riassumere ciò che ci hanno detto. Il messaggio comune di tutti, però, è principalmente uno: capire che il problema, spesso, è la manifestazione di un disagio che riguarda tutta la sistemica familiare e non solo il cane che, in ogni caso, deve essere valutato come singolo individuo e quindi rispetto al suo carattere, alle sue motivazioni e al contesto in cui cresce e vive.
Tira al guinzaglio

Al primo posto della classifica dei "dieci motivi per cui le persone si rivolgono a un educatore cinofilo" c'è il ‘problema dei problemi' che di solito viene espresso così: "Aiuto, il mio cane al guinzaglio tira come un trattore". Detto ciò, molto spesso, le persone aggiungono anche un "Perché lo fa?" e un vero professionista non dovrebbe mai darvi una risposta immediata. Dietro questo comportamento, infatti, ci sono molteplici ragioni che vanno indagate all'interno del contesto familiare, mettendosi in gioco come persone disposte a far sì che quel momento si trasformi da incubo a condivisione di un'attività che sia piacevole per entrambi i soggetti che si trovano da un capo all'altro del guinzaglio.
Cacca e pipì in casa

Lo mettiamo al ‘secondo posto' dei motivi per cui ci si rivolge a un educatore cinofilo perché è un problema ricorrente quando si adotta un cucciolo e la maggioranza delle persone che fanno la scelta di inserire un cane in famiglia non scelgono un cane adulto (senza sapere cosa si perdono!). La vita con un cane di pochi mesi (ricordiamo almeno tre prima di toglierlo dalla mamma e allontanarlo dai fratellini) è una sfida quotidiana nelle prime fasi di inserimento in famiglia perché il piccolo deve imparare tante cose nuove e va seguito con calma, pazienza e amore.
Tanti credono che la soluzione sia la ‘traversina‘ e tanti, invece, proprio perché l'hanno introdotta si ritrovano a dover pulire casa per molto più tempo rispetto a chi invece si adatta alle esigenza del cucciolo e lo porta fuori ogni volta in cui è necessario farlo. Rivolgersi a un professionista per comprendere le necessità fisiologiche di un cane da poco venuto al mondo e che sta imparando a conoscere quella che sarà la sua quotidianità è molto importante perché si creino le basi per una vita insieme che non generi frustrazione in nessun componente della famiglia. Qui abbiamo accennato a un piccolo consiglio, ovvero evitare proprio di abituarlo a fare cacca e pipì in casa ma un bravo dog trainer saprà indirizzarvi per far sì che questa fase, perché tale è se ben gestita, passi velocemente.
Fa i dispetti quando è solo

"Quando torno a casa sembra che c'è stato un uragano". Ecco un'altra espressione tipica che i professionisti cinofili si sentono dire dalle persone che vivono con un cane che poi riportano quella che è una vera e propria convinzione: "Mi fa i dispetti quando lo lascio da solo". Le cose non stanno per nulla così: Fido non esprime un comportamento ‘negativo' come se fosse una vendetta ma c'è dietro un suo disagio che può essere anche la manifestazione di una vera e propria forma di ansia dovuta alla separazione.
Accade con i cuccioli ma sono tanti i cani adulti che non sono stati abituati a rimanere da soli. Si tratta di un problema comportamentale che va profondamente indagato, perché ogni animale è un individuo a sé e bisogna comprendere anche quali sono le abitudini di ogni componente della famiglia e quali sono le ragioni di un attaccamento che non gli consente di vivere serenamente i momenti di solitudine.
Non mi ascolta

"Il mio cane non mi ascolta!". O anche: "Non mi sta a sentire". Ebbene sì, un cane sceglie se dare retta a ciò che gli chiediamo o meno. E questo dipende essenzialmente al tipo di relazione che avete instaurato con lui e al grado di fiducia che vi attribuisce. Tanti lamentano, ad esempio, la difficoltà che hanno nel lasciare il cane libero perché "non torna quando lo chiamo" e gli educatori sono le persone giuste per insegnare il richiamo: che sia un suono, la risposta del cane al sentire il suo nome o altro segnale è un messaggio comunicativo importantissimo basato proprio sul livello di affiliazione che Fido ha nei vostri confronti. Altri, invece, intendono proprio la difficoltà di far terminare al cane un comportamento non desiderato, come può essere il momento in cui si mette in uno stato di attenzione negativo nei confronti di un altro individuo della sua specie che può portare poi a un litigio. Anche su questo lavorare sulla referenza è fondamentale: il vostro cane deve mantenere la sua autonomia decisionale ma deve anche essere certo che se gli dite una cosa lo state facendo a fin di bene. Capire come e quando, dunque, è davvero importante farsi ascoltare è il primo passo per far sì che le cose vadano per il meglio.
Abbaia sempre

Le vocalizzazioni eccessive di un cane spesso infastidiscono le persone ma anche dietro questo comportamento bisogna chiedersi perché il cane lo fa. "Abbaia per ogni cosa" oppure "Abbaia quando lo lascio da solo" sono di solito le problematiche più condivise al riguardo. Sulla seconda valgono le indicazioni che abbiamo dato in alto, ovvero il valutare insieme al professionista l'ipotesi dell'ansia da separazione che, spesso, porta i cani anche ad ululare. Rispetto invece all'uso dell'abbaio in altri contesti ma rivolgendosi alla persona di riferimento si può ipotizzare la costante richiesta di attenzione che va poi analizzata rispetto alla singola relazione che si è instaurata con il proprio cane.
Non va d'accordo con i cani dello stesso sesso

I cani sono animali sociali e questa è una certezza. Ma ciò non significa che vanno d'accordo con tutti i loro conspecifici e nemmeno con tutte le persone, per dirla tutta: vale per loro come per noi che condividiamo proprio la definizione di "animali sociali". Soprattutto tra individui dello stesso sesso, la simpatia è un concetto molto relativo perché entrano in gioco gli ormoni e mantenere un assetto di calma e serenità alla presenza di un ‘contendente' è molto complesso.
Accade più spesso che siano i maschi a non andare d'accordo (e ci riferiamo a quelli ‘interi', ovvero che non abbiano subito la castrazione) ma anche le femmine quando litigano… sanno farlo molto bene! Riuscire a far andare d'accordo il proprio cane forzatamente con suoi simili dello stesso sesso non è la soluzione: si rischierebbe di avere un soggetto frustrato che non ha evidentemente alcun piacere a condividere lo spazio con chi non gli aggrada. Il lavoro da fare con un educatore o un istruttore è dunque analizzare le ragioni del comportamento e capire quali situazioni evitare e come fare per dare a Fido le competenze per gestire situazioni dove lo scontro non è l'unica soluzione.
Ringhia quando ci si avvicina ai suoi giocattoli, alla ciotola o se non vuole spostarsi

Argomento delicatissimo, perché questo comportamento sottende l'espressione di motivazioni possessive o territoriali che non sono un problema se espresse nel giusto modo e contesto ma che possono portare a una deriva seria come quella di passare dal ringhio al morso (di cui diremo dopo). Il ringhio di per sé, è bene sottolinearlo, è un messaggio comunicativo molto importante: della serie meglio che il cane lo faccia perché così sta avvertendo che qualcosa lo sta infastidendo e che non vuole passare a misure più drastiche.
Ma perché lo mette in atto proprio quando ad esempio vi avvicinate alla ciotola o volete che scenda dal divano? Ecco, bisogna dunque indagare sulla possessività e anche sulla territorialità che Fido sta esprimendo e sul perché sia arrivato a farlo in questo modo. Sicuramente c'è da andare a fondo rispetto alle abitudini scorrette che si sono create in famiglia e al vostro comportamento, non solo a quello che il cane esprime. Come vi avvicinate alla ciotola? Perché il cane vi avverte come una minaccia alla risorsa del cibo? E anche se provate a prendere il suo gioco preferito, perché non vuole che lo tocchiate? Un educatore o un istruttore andrà a valutare il contesto in cui accade e come entrambi – cane e persona – si regolano in queste situazioni per comprendere su cosa intervenire e come.
Non sopporta uno dei componenti della famiglia

Sì, un cane all'interno di un contesto familiare dove ci sono più membri avrà un rapporto specifico con ognuno di loro. E capita che gli esperti siano chiamati perché Fido manifesta emozioni negative nei confronti di una persona in particolare. Può essere espressione di un sentimento di paura, di sfiducia, di indifferenza o altro ma sicuramente c'è da capire non solo come il cane si comporta ma anche la persona nei suoi confronti. Un educatore o istruttore deve essere capace di calarsi nel contesto familiare e capire come agire sulla sistemica ma anche e proprio sui singoli componenti per vedere se ci sono i margini – e di solito ci sono sempre da parte del cane – per ‘ricucire' quello che può essere stato uno strappo nel rapporto o proprio un inizio di convivenza sbagliato.
E' iperattivo

"Non sta mai fermo!". Ecco un'ultima ipotesi per cui squilla il telefono di un dog trainer: la persona di riferimento si lamenta perché Fido mette il turbo in tutte le occasioni, non si riposa mai e vuole sempre fare qualcosa. C'è da capire cosa spinge il cane a non voler avere i suoi momenti di relax, visto e considerando che un cane adulto mediamente riposa almeno 14 ore al giorno (attenzione: età, razza e altri fattori possono influenzarne la durata). Una parola sicuramente dovreste sentirla dal professionista che avete contattato quando inizierà a capire come stanno le cose: appagamento. Il cane fa una vita che soddisfa i suoi bisogni? E no, non pensate solo ai giretti sotto casa per fare cacca e pipì ma ci stiamo riferendo a quelle necessità psichiche che anche i cani hanno bisogno di espletare per vivere una vita che sia degna di questo nome.
Morde

Ci sono diverse tipologie di morso e gradi di severità del comportamento. Un educatore spesso viene consultato, ad esempio, perché un cucciolo che mordicchia e il motivo per cui lo fa va distinto. Può essere del tutto normale in fase di dentizione e ricordiamoci sempre che la bocca è uno dei principali strumenti che il cane usa per ‘conoscere' il mondo. Ma se crescendo continua a farlo e i morsi diventano non semplicemente ‘fastidiosi' ma insistenti e pressanti, si può analizzare se il cane abbia un problema di inibizione al morso, ad esempio perché non ha ricevuto dalla madre e dal confronto con i fratelli di cucciolata le giuste regole di educazione nel rapportarsi agli altri.
Questione diversa, poi, quando il morso è messo in atto da un cane adulto attraverso l'espressione di un comportamento aggressivo: in questi casi rivolgetevi direttamente a un istruttore e riabilitatore cinofilo (si occupa proprio dei cani che non sono più in età evolutiva, cosa che invece fa l'educatore) che dovrà vagliare anche l'ipotesi di consultare un veterinario esperto in comportamento.