Oggi, 2 febbraio 2025, ricorre il centesimo anniversario della storica corsa al siero del 1925. Un secolo fa, in un'epica staffetta tra essere umano e cane, i musher (conducenti di slitte) e i loro compagni animali affrontarono il gelo dell'Alaska per salvare la cittadina di Nome da un'epidemia di difterite. Tra questi eroi a quattro zampe, due nomi sono rimasti scolpiti nella memoria collettiva: Balto e Togo, due eccezionali cani da slitta che, con le loro squadre e i loro tanti compagni, resero possibile questa impresa ormai leggendaria.
Entrambi appartenevano alla razza Siberian Husky, anche se il loro aspetto era leggermente diverso rispetto a quello degli Husky moderni. A quel tempo, i cani venivano selezionati per la loro resistenza, velocità e capacità di lavorare in squadra con altri cani e conducente, piuttosto che per gli standard estetici di oggi. Queste capacità, unite alla loro incredibile forza e determinazione, furono infatti fondamentali per completare l'ultimo tratto della staffetta e portare in salvo il prezioso siero antidifterico.
La loro incredibile storia ha ispirato diversi film e altre opere nel corso degli anni. Il più famoso è senza dubbio il film d'animazione Balto (1995), che ha reso celebre il cane omonimo, anche se con molte licenze narrative. Più recentemente, nel 2019, il film Togo distribuito sulla piattaforma Disney+ ha cercato di rendere giustizia al contributo di quest'ultimo, troppo spesso sottovalutato e dimenticato. Ma chi erano davvero Balto e Togo? E cosa li rendeva così speciali?
Balto e Togo erano dei Siberian Husky: le caratteristiche della razza
Il Siberian Husky è un cane di origine siberiana, selezionati dai Ciukci, un popolo di pastori nomadi che vive tutt'ora nella regione della Čukotka, una delle più remote della Russia, separata dall'Alaska solo da una striscia di mare. Questi cani vennero poi trasportati anche dall'altra parte dello Stretto di Bering nei primi anni del 900 dal commerciante russo di nome William Goosak e qui iniziarono presto a distinguersi nelle gare di sleddog, le corse con le slitte.
Il Siberian Husky è oggi un cane di taglia media, con un corpo atletico e ben proporzionato. Ha un'altezza compresa tra i 50,5 e i 60 cm al garrese, nei maschi, e un peso che varia dai 15,5 ai 28 kg, sempre nei maschi. Il suo manto è fitto e doppio, perfetto per resistere alle temperature rigide dell'Artico, e può presentare vari colori, dal nero al bianco, passando per il grigio, il rosso e il crema. Gli occhi, spesso azzurri o di colori diversi (fenomeno noto come eterocromia), gli conferiscono spesso aspetto gelido e magnetico.
Sono cani molto socievoli e affettuosi, ma anche indipendenti e incredibilmente energici. Le loro motivazioni comunicative, sociali e affiliative, li rendono predisposti alla vita a stretto contatto con gli esseri umani e all'interno di una famiglia, a patto che si rispetti la loro natura forte e indipendente. Dalla vita passata nel gelo dell'Artico, hanno anche ereditato un'incredibile resistenza e il desiderio di instancabili attività all'aperto. Non sono quindi cani semplici, ma si ha tanto tempo ed energie, diventano compagni di avventure eccezionali.
Cos'è la corsa al siero?
La corsa al siero del 1925, conosciuta anche come la "Grande corsa della misericordia", fu un evento straordinario che vide coinvolti 20 musher e circa 150 cani da slitta. L'epidemia di difterite scoppiata a Nome rischiava infatti di decimare la popolazione, soprattutto i bambini. L'unico modo per salvare la cittadina era trasportare un siero antidifterico dalla città di Nenana, distante quasi 1.100 chilometri, fino a Nome.
Poiché l'inverno rendeva impossibile l'utilizzo di aerei e navi, l'unica soluzione fu affidarsi alle squadre di cani da slitta. I musher percorsero l'intera distanza in soli 5 giorni e mezzo, dal 27 gennaio alla notte tra il primo e il 2 febbraio, affrontando temperature anche di -40°C, bufere di neve e condizioni proibitive. Sia i musher che tutti cani che parteciparono a questa impresa divennero successivamente degli eroi, ma la storia è leggermente diversa da quella raccontata nei film e nei cartoni animati più celebri.
La vera storia di Balto e Togo, i cani da slitta che salvarono Nome dalla difterite
Sebbene Balto sia il cane più conosciuto da tutti, il vero eroe della corsa al siero fu soprattutto Togo, un Siberian Husky guidato dal musher norvegese Leonhard "Sepp" Seppala. A differenza di Balto, Togo percorse infatti oltre 420 km, quasi il doppio rispetto a qualsiasi altra squadra. Seppala scelse inoltre Togo come cane guida nonostante fosse inizialmente ritenuto troppo piccolo e ribelle. Tuttavia, con il tempo, Togo si rivelò un leader eccezionale, in grado di affrontare le condizioni più estreme con grande determinazione.
Uno dei momenti più pericolosi della corsa avvenne sul ghiaccio instabile del Norton Sound, quando Togo condusse la slitta attraverso una superficie che si stava spezzando sotto il peso della squadra. Questo tratto della traversata fu però cruciale per il successo della missione. Balto, invece, guidato dal musher norvegese Gunnar Kaasen, completò solo l'ultimo tratto della corsa, percorrendo circa 85 km con il siero a bordo. Il suo arrivo a Nome fu quello più visibile e celebrato, il che lo rese il simbolo dell'impresa.
Dopo la corsa, Balto divenne infatti una celebrità e fu persino onorato con una statua ancora oggi presente al Central Park di New York. Tuttavia, oggi sappiamo che anche Togo e gli altri cani avrebbero meritato un riconoscimento maggiore per il loro straordinario contributo. Balto passò poi gli ultimi anni della sua vita al Cleveland Zoo, dove morì il 14 marzo 1933, all'età di 14 anni. Il suo corpo tassidermizzato è ancora oggi esposto al Cleveland Museum of Natural History. Togo fu invece soppresso da Seppala perché troppo malato e ormai cieco il 5 dicembre 1929, all'età di 16 anni.
Quanti cani parteciparono alla corsa al siero e perché vengono ricordati solo Balto e Togo?
Alla corsa al siero parteciparono però circa 150 cani da slitta, suddivisi in 20 squadre. Ogni cane giocò naturalmente un ruolo fondamentale, affrontando il gelo, la fatica e il pericolo solo per salvare gli abitanti di Nome. Tuttavia, su di loro non si sa quasi nulla e la narrazione si è concentrata principalmente su Balto e Togo. I motivi sono essenzialmente due: Balto fu il primo a essere celebrato pubblicamente perché completò l'ultimo tratto della corsa, consegnando il siero e ricevendo immediata attenzione mediatica.
L'altro è che Togo, invece, fu il cane che percorse più chilometri di chiunque altro, anche se fu rivalutato solo molto più tardi soprattutto grazie agli studi storici e alle testimonianze dei musher, che riconobbero la sua impresa eccezionale. Nel tempo, Togo ha finalmente ricevuto il meritato riconoscimento, tanto che oggi è considerato da molti il vero eroe della corsa al siero. Il suo contributo è stato celebrato soprattutto grazie al film Togo del 2019 , che ha permesso alle nuove generazioni di conoscere la sua incredibile storia.
Tuttavia, anche se sarebbe impossibile celebrarli tutti, andrebbero anche ricordati anche gli altri cani che hanno contribuito a questa storica impresa. Nella squadra di Togo, per esempio, c'erano anche Karinsky, Jafet, Pete, Zeus, Fritz e altri. Insieme Balto, invece, c'erano anche Fox e altri 11 cani. E non dobbiamo dimenticare anche Jack, Dixie, Prince, Cub, Jet e tutti gli altri cani della altre squadre che hanno contribuito a questa staffetta.
Oggi, nel centenario della corsa che salvò la cittadina di Nome, possiamo dire con certezza che senza Togo, Balto e tutti gli altri cani che affrontarono quell'impresa insieme ai loro coraggiosi musher, la storia avrebbe avuto sicuramente un esito tragico. Questa straordinaria collaborazione tra umani e cani ha dimostrato cosa significano coraggio, lealtà e resistenza, lasciandoci un'eredità che ancora oggi ispira milioni di persone in tutto il mondo.