
Anche un cane gigante ha fatto la sua comparsa sul red carpet de Il Gattopardo, in onda su Netflix a partire dal 5 marzo 2025. Il protagonista a quattro zampe ha calcato il tappeto rosso del Teatro dell'Opera di Roma insieme all'attrice Benedetta Porcaroli, tra i protagonisti della serie ispirata al celebre romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Vedere vicini il cane e l'attrice alta 1,68 metri ha reso ancora più evidente l'incredibile stazza dell'animale. Il cane infatti è Bosco, un Levriero irlandese di taglia gigante che ha prestato il suo volto a Bendicò, l'indimenticabile amico del Principe di Salina.
Proprio Benedetta Porcaroli, che nella serie interpreta la figlia del Pincipe, è al centro di un tenero aneddoto con Bosco, come racconta a Fanpage.it la famiglia del cane.

"Sul set tutti attenti al benessere del cucciolone Bosco"
Il cane protagonista della nuova serie ispirata a Il Gattopardo è Bosco, un Levriero irlandese di due anni che al momento delle riprese aveva 8 mesi. Lo racconta a Fanpage.it la sua umana, Paola Pavia: "Era un cucciolone, adesso è cresciuto tanto, oggi ormai non potrebbe più girare le scene all'interno della carrozza del Principe: è molto più grande!".
Bosco non è un cane come gli altri non solo in quanto "attore", ma perché nella sua vita di tutti i giorni aiuta i cani del rescue gestito da Paola: "Abbiamo un piccolo rifugio dove accogliamo cani in difficoltà o abbandonati e con il tempo per loro Bosco è diventato una sorta di ‘tutor': si occupa di aiutarli a recuperare la fiducia nel mondo e a comunicare correttamente con i loro simili, è fantastico".
Bosco è stato notato sui social, dove la sua famiglia è stata contattata da Carolina Basile, addestratrice cinofila molto nota in ambito cinematografico. È stata proprio Basile ad addestrare il cane Linneo della serie Blanca (che in realtà è una femmina di nome Fiona).
"Probabilmente ci hanno scritto perché in Italia ci sono pochissimi Levrieri irlandesi, e non penso che nessuno di loro abbia mai preso parte a una serie o a un film", spiega Paola che oltre a Bosco ha altri due cani della stessa razza.
Il problema dei cani sul set è che possono essere sfruttati e stressati allo scopo di raggiungere la performance richiesta, ma questo nel caso di Bosco non è avvenuto, come testimonia Paola: "All'inizio ero molto preoccupata, invece sul set erano tutti molto attenti ed è stato trattato con grande attenzione, a cominciare dall'addestramento che era basato sul gioco e sul benessere del cane, in modo da seguire le sue inclinazioni. È stato bellissimo vedere come ha vissuto il set".
Tra tutti gli aneddoti uno è rimasto nel cuore di Paola: "Mentre erano in una pausa dalle riprese Benedetta Porcaroli ha spostato il ventilatore da sé e lo ha indirizzato verso Bosco perché aveva paura che potesse avere troppo caldo".
Bendicò: la storia del cane realmente esistito
Il Gattopardo è famoso per la massima pronunciata dal nipote del Principe, il giovane Tancredi: "Se vogliamo che tutto rimanga com'è bisogna che tutto cambi". Ci troviamo nella Sicilia del 1860, quando la vecchia nobiltà deve decidere se aderire alla Repubblica oppure rimanere fedeli ai propri ideali restando però ai margini della nascente Italia.
Il giovane rampollo Tancredi non ha dubbi, mentre invece lo zio, il principe di Salina, sceglie di rifiutare il posto in Parlamento offertogli: "Noi fummo i gattopardi, i leoni: chi ci sostituirà saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti, gattopardi, sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della terra".
La metafora animale è quindi parte integrante dello scontro generazionale tra il vecchio e il nuovo. In realtà questo contrasto ideologico è alla base della genesi stessa dell'opera che pur essendo pubblicata in pieno Novecento nei fatti è l'ultimo romanzo italiano di impianto ottocentesco, in aperto contrasto con il gusto contemporaneo.
L'opera-mondo del romanziere siciliano ha trovato la sua consacrazione definitiva nel 1963 grazie al film diretto da Luchino Visconti con Claudia Cardinale e Burt Lancaster, i cui ruoli nell'adattamento Netflix appartengono a Deva Cassel e Kim Rossi Stuart.
Non molti però sanno che c'è un protagonista animale che riveste un ruolo fondamentale nel libro: si tratta di Bendicò, che all'origine era un Alano, un cane noto per le sue grandi dimensioni nato prima come compagno nella caccia e poi diventato guardiano nelle case della nobiltà italiana e tedesca. La sua morte nella narrazione rappresenta l'inganno di chi pur morendo si ostina a voler sembrare vivo:
Pochi minuti dopo quel che rimaneva di Bendicò venne buttato in un angolo del cortile che l'immondezzaio visitava ogni giorno: durante il volo giù dalla finestra la sua forma si ricompose un istante: si sarebbe potuto vedere danzare nell'aria un quadrupede dai lunghi baffi e l'anteriore destro alzato sembrava imprecare. Poi tutto trovò pace in un mucchietto di polvere livida.
Nonostante la considerazione di cui potè godere in vita, da morto di lui non resta che un mucchietto anonimo di polvere. Lo stesso destino che attende tutti: gattopardi, sciacalli e pecore, anche se alcuni si dibattono più a lungo nell'illusione di restare vivi.
L'amore con cui viene raccontato Bendicò è la spia del sentimento che lo scrittore provava in prima persona per i suoi cani. Secondo lo storico Salvatore Savoia, infatti, Bendicò è davvero esistito e sarebbe stato un Terranova di grandi dimensioni che lo scrittore avrebbe fatto addirittura imbalsamare per conservarne il ricordo dopo la morte. L'indizio arriva da una ricevuta di imbalsamazione presente nei documenti inediti dell'eredità di Tomasi di Lampedusa che Savoia ha potuto studiare.
Per la nuova miniserie in 6 episodi diretta da Tom Shankland però gli autori hanno modificato la razza, preferendo un cane decisamente più raro rispetto al Terranova e all'Alano.
Che cane è il Levriero irlandese
Il Levriero Irlandese, noto anche come Irish Wolfhound, è un cane da caccia di origine irlandese di taglia gigante. Si caratterizza il corpo solido che può superare anche gli 80 centimetri di altezza e i 60 chili di peso. La mole è bilanciata dal dolce muso allungato tipico dei Levrieri.
In passato venivano utilizzati per la caccia agli orsi, ai cinghiali, ai cervi e soprattutto ai lupi, e questo giustifica le dimensioni imponenti. In Italia non ne esistono molti e per questo l'arrivo di Bosco sul red carpet è parso ancora più straordinario. Si caratterizza anche per il pelo ruvido e duro che gli copre tutto il corpo, dalla testa alle zampe. Inoltre è particolarmente irto sopra gli occhi e sulla barba. Può essere di color grigio, tigrato, rosso, nero, bianco o fulvo. La lunghezza del mantello è media e, secondo lo standard di razza, non esistono varianti a pelo corto o raso.