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4 Dicembre 2024
12:20

Declassamento del lupo, scontro tra animalisti e politica: «Governo portavoce di istanze antiscientifiche»

La scelta del Comitato permanente della Convenzione di Berna di declassare lo status di protezione del lupo ha scatenato reazioni opposte: da un lato ong embientaliste e comunità scientifica, dall'altro la politica e la zootecnia.

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Il Comitato permanente della Convenzione di Berna ha deciso di declassare lo status di protezione del lupo da “rigorosamente protetto” a semplicemente “protetto”. La decisione ha scatenato una serie di reazioni all'interno della comunità animalista, scientifica, e anche della politica.

Il dibattito è acceso e la partita per la conservazione del lupo è appena cominciata. La modifica alla Convenzione di Berna infatti non è immediatamente applicabile nel territorio dell'Unione Europea.

Quando e come il lupo verrà declassato

La decisione entrerà in vigore tra tre mesi, a meno che non vi si opponga un terzo delle Parti della Convenzione di Berna, pari a 17. Uno scenario improbabile dato che la proposta di declassamento adottata ieri è stata approvata con una maggioranza di oltre due terzi, sostenuta dall'Unione Europea e da Andorra, Armenia, Georgia, Islanda, Norvegia, Macedonia, Moldavia, Liechtenstein, Serbia, Svizzera e Ucraina.

Solo a questo trascorsi tre mesi la Commissione Europea potrà proporre una modifica dello status di protezione del lupo all'interno della Direttiva Habitat. Perché sia effettiva c'è bisogno ancora di una serie di modifiche a norme e regolamenti sottostanti, a cominciare proprio dalla Direttiva Habitat che sottopone ancora il lupo a un regime di tutela «rigoroso».

Una prospettiva rifiutata dalle associazioni di tutela animale e ambientale, a cominciare dal Wwf.

Wwf: «Il lupo torna ad essere un bersaglio»

Secondo il Wwf, tra le associazioni ambientaliste più influenti del mondo, la decisione di declassare il lupo «va contro il parere degli esperti e della scienza, ci riporta indietro di mezzo secolo e apre una strada pericolosa per il futuro della conservazione della natura in Europa».

Lo scorso novembre, in vista della riunione del Comitato permanente, centinaia di scienziati di tutto il mondo avevano scritto al Segretario generale della Convenzione di Berna per chiedere di non consentire il declassamento perché «una simile scelta non sarebbe basata sulla scienza». Un appello appoggiato anche dal Large Carnivore Initiative for Europe, il gruppo di lavoro dell'Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN), composto dai maggiori esperti internazionali di grandi carnivori.

Dante Caserta, responsabile affari legali e istituzionali del Wwf Italia, ha sottolineato come non siano stata la scienza a guidare la decisione del Comitato, bensì la politica: «Ormai è evidente a tutti quanto la natura sia sotto attacco, in Europa come in Italia. La decisione del Comitato della Convenzione di Berna di declassare lo status di protezione del lupo dà ingiustificatamente seguito ai tentativi ideologici di scagliarsi contro la tutela della fauna selvatica portati avanti dal mondo venatorio e da una parte del mondo agricolo. Purtroppo, il Governo italiano si è fatto portavoce in Europa di queste istanze antiscientifiche».

Un ruolo importante è stato giocato proprio dall'Italia che da tempo ormai chiede di poter intervenire, anche in maniera cruenta sui suoi lupi. «Seguiremo da vicino i prossimi sviluppi e chiediamo al Governo italiano e alle istituzioni dell’Unione di riportare la scienza al centro delle decisioni che riguardano la tutela della natura – ha sottolineato Caserta – Vi è però bisogno di una forte reazione da parte dell’opinione pubblica perché le istituzioni devono comprendere che la maggioranza dei cittadini europei vogliono proteggere la biodiversità del nostro continente».

Anche le ong internazionali International Fund for Animal Welfare, Eurogroup for Animals e Humane Society International/Europe avvertono che la decisione del Comitato Permanente della Convenzione di Berna rappresenta «un pericoloso passo indietro per la biodiversità». Léa Badoz, responsabile del Programma Fauna Selvatica di Eurogroup for Animals, in un comunicato congiunto ha commentato: «Il lupo rappresenta purtroppo l’ultima pedina politica, vittima di disinformazione. Ridurre la protezione non risolverà le sfide legate alla convivenza, né aiuterà gli agricoltori. Questa scelta si basa su malintesi e minaccia i lupi, senza fornire un reale supporto agli agricoltori e alle comunità locali, molte delle quali sono favorevoli alla convivenza con il lupo. Le misure di coesistenza già sperimentate devono rappresentare la priorità, e l’UE dovrebbe sostenerle finanziariamente»

Duro l'attacco della Lav al comparto venatorio: «Noi continueremo a batterci per fermare l’attacco alla Direttiva Habitat, prossimo passo orchestrato per poter aprire la caccia ai lupi non cederemo alle mire di politici desiderosi solo di soddisfare la passione sanguinaria di quei cacciatori che non vedono l’ora di poter spianare i loro fucili contro lupi innocenti».

Intanto c'è chi esulta per il declassamento.

Il ministro Lollobrigida: «È una grande notizia»

Immediatamente dopo la notizia dell'adozione del declassamento, il ministro dell'Agricoltura italiano, Francesco Lollobrigida, ha dichiarato che «è una grande notizia, frutto di una posizione ampiamente condivisa dell’Unione Europea, che l’Italia, tra le prime Nazioni, ha sollecitato».

Una reazione coerente con la linea da sempre adottata da Lollobrigida in difesa delle attività produttive: «L'allevamento estensivo, il turismo e la stessa sicurezza di animali e persone – sottolinea – sono ormai da troppo tempo messe in pericolo da una presenza eccessiva di grandi carnivori. Finalmente si torna a ragionare con pragmatismo, superando posizioni ideologiche farneticanti, dannose per l’ambiente e per le attività umane».

Il Ministro rifiuta l'accusa della non scientificità della decisione: «Una decisione che sulla base di dati scientifici, permetterà di portare avanti un’attività di razionalizzazione per garantire la specie e le attività produttive che, in molte zone d'Italia, sono state messe in difficoltà».

Leggendo la richiesta di modificare lo status di protezione del lupo avanzata a settembre dal Parlamento Europeo emerge che lo stato di conservazione del lupo ha mostrato un trend positivo negli ultimi decenni. In Europa la popolazione è quasi raddoppiata in 10 anni, e questo ha portato anche a un aumento delle predazioni: secondo gli ultimi dati disponibili dagli stati membri, si stima che i lupi uccidano almeno 65.500 capi di bestiame ogni anno nell'UE.

In realtà, parlare genericamente di lupo non ha senso ai fini della conservazione e quindi della gestione. Anche se si tratta di un'unica specie, Canis lupus, in Europa sono presenti una grande varietà di popolazioni e sottospecie che non si trovano tutte in buono stato: 6 delle 9 popolazioni transfrontaliere europee non hanno ancora raggiunto uno stato di conservazione favorevole.

Un'apertura indiscriminata al contenimento cruento rischia di danneggiare popolazioni già fragili in maniera irreversibile, con effetti a cascata su tutto l'ecosistema, fino a coinvolgere anche la nostra specie.

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