Quando si pensa ai cambiamenti climatici e ai loro effetti sulla tundra artica, l'attenzione si concentra quasi sempre sull'aumento delle temperature. Tuttavia, c'è però un aspetto fondamentale che spesso passa inosservato: il ruolo degli animali erbivori, in particolare renne (o caribù) e buoi muschiati, nel modellare e gestire come dei veri e propri giardinieri il paesaggio vegetale. Uno studio coordinato dall'Università della California, a Davis, e pubblicato su PNAS Nexus, getta ora una nuova luce sull'importanza di questi grandi mammiferi erbivori nel regolare il ciclo vitale e l'abbondanza delle piante nella tundra.
Una complessa e intricata relazione tra clima, flora e fauna
Le renne (o caribù, come vengono chiamate in Nord America) e i buoi muschiati influenzano profondamente la "fenologia" delle piante, ovvero il momento in cui queste germogliano, crescono e fioriscono. Comprendere come funzionano queste dinamiche è cruciale, soprattutto in un contesto come quello artico, dove il riscaldamento globale e gli effetti della crisi climatica avanzano più rapidamente che in qualsiasi altra parte del mondo.
Eric Post, professore di ecologia artica e autore principale dello studio, ha infatti spiegato: «Le renne e i buoi muschiati giocano un ruolo chiave nel determinare quando le piante emergono e, di conseguenza, quanto diventano abbondanti. È un fattore importante e spesso trascurato nella comprensione degli impatti dei cambiamenti climatici sulla vegetazione artica». Lo studio è stato condotto in un sito di ricerca a lungo termine vicino a Kangerlussuaq, in Groenlandia, dove Post studia da oltre vent'anni le interazioni tra piante e animali.
Piante più precoci e abbondanti dove ci sono gli erbivori
Per capire come gli erbivori influenzino il ciclo di vita delle piante, i ricercatori hanno impedito l'accesso a renne e buoi muschiati in alcune aree di studio tra il 2009 e il 2017. Hanno poi confrontato il momento del green-up primaverile (ovvero quando le piante iniziano a germogliare tutte insieme) e l'abbondanza di nove specie vegetali in presenza o in assenza di questi animali. I risultati sono stati sorprendenti: nelle aree con renne e buoi muschiati, circa due terzi delle piante germogliavano prima rispetto a quelle prive di erbivori.
Inoltre, tre quarti delle piante risultavano anche più abbondanti alla fine della stagione di crescita. Tra queste specie figurano per esempio il salice grigio (Salix glauca) e la draba artica (Draba sp.). Tuttavia, non tutte le specie hanno reagito allo stesso modo. La betulla nana (Betula nana), per esempio, germogliava più tardi e non aumentava in abbondanza in presenza degli erbivori. Questo dimostra che le relazioni tra fauna e vegetazione sono estremamente complesse e variano da specie a specie.
Una precaria armonia da tutelare a tutti i costi
Sebbene i motivi di queste risposte non siano ancora del tutto chiari, lo studio evidenzia questa connessione e l'importanza delle renne e dei buoi muschiati nel modellare e gestire l'ecosistema artico. «Siamo abituati a pensare che il ciclo delle piante influenzi la produttività degli animali erbivori, ma vale anche il contrario», ha sottolineato Post. «La presenza o l'assenza degli erbivori può influenzare i tempi di crescita delle piante e la loro produttività». Questo aspetto diventa ancora più rilevante considerando il declino delle popolazioni di caribù nell'Artico.
Classificati come "Vulnerabili" nella Lista Rossa dell'IUCN, renne e caribù, soprattutto le popolazioni migratrici, hanno perso oltre la metà delle loro popolazioni a partire dagli anni 90. Uno studio parallelo pubblicato su Nature Geoscience e a cui ha partecipando anche lo stesso Post, suggerisce inoltre che mantenere popolazioni sane e numerose di erbivori potrebbe rappresentare una soluzione naturale molto più efficace per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici rispetto a interventi come la riforestazione.
Le renne e i buoi muschiati non sono quindi solo spettatori passivi dei cambiamenti climatici e del paesaggio della tundra, ma veri attori protagonisti e indispensabili per le dinamiche e il funzionamento degli ecosistemi della tundra. Tutelare queste specie significa quindi non solo salvaguardare la biodiversità, ma anche mantenere l'armonia precaria di uno degli ambienti più vulnerabili del nostro pianeta, riducendo allo stesso tempo gli effetti negativi della crisi climatica.