
Da sabato 15 marzo le spiagge dell'Australia meridionale sono invase da una strana schiuma che sta uccidendo i pesci e provocando parecchi danni anche ai surfisti. La presenza della misteriosa schiuma ha costretto le autorità a chiudere le spiagge di Waitpinga e Parsons dopo che più di 100 bagnanti hanno accusato irritazioni a occhi e gola e sulle coste sono stati rinvenuti migliaia di pesci morti.
Queste scene non sono inedite né in Australia e neanche nel nostro Mediterraneo, e hanno una spiegazione scienfica. Per fare chiarezza Fanpage.it ha raggiunto il biologo marino Fabio Russo: "Si tratta di un fenomeno noto come Sea Foam, e non è altro che il risultato della fioritura di fitoplancton e microalghe che rilasciano nell'acqua una grande quantità di tensioattivi, sostanze analoghe a quelle presenti nei comuni saponi".
La testimonianza del surfista: occhi irritati e mal di gola
La schiuma bianca ha fatto registrare i danni maggiori nelle spiagge frequentate dai surfisti, come quella di Waitpinga, a sud della capitale Adelaide, come raccontano le testimonianze di chi era presente.
Tra questi c'era anche Anthony Rowland che attraverso i social ha descritto i sintomi e gli effetti distruttivi della schiuma sulla fauna marina: "Sabato più di 100 surfisti sono stati contagiati mentre facevano surf o nel parcheggio di Waitpinga. Tutti hanno accusato mal di gola, tosse secca e occhi irritati. Alcuni hanno persino riferito di avere la vista offuscata. È durata circa 24 ore. Anche se oggi non sto meglio al 100%. Nelle ore e giorni successivi c'è stata la prova evidente che qualcosa di strano si trovava nell'acqua. Un sacco di schiuma gialla e di linee laterali verde scuro sulla spiaggia e poi domenica, mentre raccoglievo campioni d'acqua, ho notato molte specie diverse di pesci morti sulla spiaggia".
Tra le specie trovate prive di vita c'erano anche alcuni cavallucci marini noti come dragoni foglia (Phycodurus eques) per via del loro aspetto unico.

I cittadini lamentano la mancanza di informazioni da parte delle autorità locali, ma il fenomeno non si presenta qui per la prima volta: già nel 2020 enormi onde di schiuma avevano invaso la spiaggia di Yamba, nel Nuovo Galles del Sud, sempre in Australia, e altri episodi sono stati registrati in questi anni anche lungo le coste del Mediterraneo.
Il biologo marino: "Fenomeno amplificato dall'uomo"
Secondo il biologo marino Fabio Russo la schiuma, per quanto dannosa, è parte di un processo naturale: "Si crea in conseguenza dell'interazione tra l'infrangersi delle onde e la materia organica rilasciata a seguito di una fioritura algale molto forte. È più comune nelle spiagge di surfisti perché qui il moto ondoso è più potente: dopo fioriture particolarmente intense di microalghe nell'acqua rimangono i tensioattivi e qui entra in gioco l'azione delle onde".
Le conseguenze si fanno sentire sia sulle persone che sugli animali: "I tensioattivi bruciano gli occhi e in grande quantità possono irritare la gola dando sintomi analoghi a quelli descritti da chi era sul posto. Per quanto riguarda gli animali la moria è da imputarsi all'assenza di ossigeno: le alghe ne consumano molto, a scapito della fauna marina".
Anche se è un processo naturale non è detto che l'uomo non abbia contribuito in maniera indiretta alla proliferazione anomala delle microalghe: "In genere, quando ci sono eventi così importanti, alla base c'è sempre uno scompenso ecologico. È possibile che nell'acqua ci fossero molti nutrienti più del consueto come solfati, nitriti e nitrati, che vengono soprattutto dall'agricoltura, ma le alghe possono fiorire anche per un eccessivo riscaldamento dell'acqua".