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21 Febbraio 2025
17:24

Cosa succede ai cani che uccidono: destinati a un “fine pena mai” nel box di un canile

Cosa succede ai cani che uccidono? Nè abbattuti nè rieducati: nella quasi totalità dei casi il loro destino è il carcere a vita. Mix Pitbull, Rottweiler, Pastori Maremmani Abruzzesi e molti altri che non arrivano sulle pagine dei giornali vengono silenziosamente destinati a trascorrere la vita in un box.

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Cosa succede ai cani che uccidono? Nella quasi totalità dei casi il loro destino è il carcere a vita dove sono destinati al "fine pena mai". I cani che causano la morte di una persona non subiscono dei processi: per loro è responsabile la persona che ne detiene la custodia, eppure quando vengono coinvolti in casi di cronaca sono i primi a finire dietro le sbarre, e a restarci praticamente fino alla morte.

Probabilmente lo stesso destino che attende Tyson, il Pitbull di famiglia che poche settimane fa ha ferito a morte la piccola Giulia, 9 mesi, ad Acerra. In attesa che la giustizia umana chiarisca le responsabilità dei genitori della piccola, il cane è stato portato in un canile di Frattamaggiore dove resterà tendenzialmente per il resto della sua vita e, diciamolo subito, senza rischiare nemmeno la morte per eutanasia.

L'uccisione di un cane in Italia infatti non è un prevista se non in rarissimi casi, nemmeno quando a causa di un comportamento aggressivo è morta una persona. La legge impone infatti che deve essere dimostrata una comprovata pericolosità e irrecuperabilità, e per farlo sono necessari più visite da parte di esperti in comportamento che devono accertare problemi comportamentali tali da giustificare una decisione del genere. Quando poi, in realtà, questi incontri il più delle volte non avvengono nemmeno. Sono tanti soprattutto i mix Pitbull, i Rottweiler ma anche i Pastori Maremmani Abruzzesi e molti altri i cani che non arrivano sulle pagine dei giornali ma che vengono silenziosamente destinati a trascorrere la vita in un box. Per le Procure e le amministrazioni comunali che dovrebbero farsi carico del loro destino questa è una soluzione più semplice rispetto al coinvolgere esperti che negli anni hanno fatto del recupero comportamentale dei cani una professione.

Rieducare un cane che ha ucciso è possibile, ma semplicemente non si fa. E non si fa perché sono ‘solo cani' e non esseri senzienti capaci di provare gioia, dolore, e speranza.

Il caso Eboli: i Pitbull e la possibile rieducazione

Prima che il caso di Acerra occupasse le prime pagine c'era quello di Eboli. Protagonisti ancora una volta bambini e Pitbull: i cani Totò e Pablo lo scorso 22 aprile sono stati protagonisti della morte un bimbo di poco più di un anno a Campolongo di Eboli, in provincia di Salerno.

Da allora si trovano all'interno del canile Dog's Town, nel Casertano. Per il loro recupero comportamentale si era proposta la Fondazione Cave Canem, specializzata proprio nella rieducazione di cani che aggrediscono o uccidono. Nonostante la richiesta ufficiale della Fondazione avanzata dalla presidente Federica Faiella alla Procura titolare del fascicolo, però, non c'è mai stata risposta: "Non abbiamo avuto nessun riscontro ufficiale – fa sapere – Eppure la Fondazione Cave Canem è ente, finanziatore e attuatore del programma Io Merito Giustizia, che grazie a un team di esperti in tutela giuridica degli animali, riesce a intervenire per risolvere i casi che vedono coinvolti cani con condizioni giuridiche non convenzionali, quindi cani sotto sequestro giudiziario o a disposizione del proprietario. Il programma è attivo in tutta Italia e da agosto 2024 è stato stipulato un accordo con Roma Capitale, Dipartimento Benessere e Tutela degli Animali, che prevede aiuto per svincolare cani sotto sequestro giudiziario ospitati nei canili comunali della Muratella di Ponte Marconi e nel canile rifugio privato convenzionato Valle Grande di Roma".

I Pitbull di Eboli però sono ancora strettamente imbrigliati nelle maglie della giustizia e per questo saranno costretti in canile ancora per anni nonostante per loro ci siano delle speranze di recupero, come abbiamo osservato recandoci nel canile con la giornalista e istruttrice cinofila Diana Letizia.

I Rottweiler di Manziana: l'importanza di determinare la dinamica

L'11 febbraio 2024, nel bosco di Macchia Grande di Manziana, alle porte di Roma, il 39enne Paolo Pasqualini è stato aggredito e ucciso da tre Rottweiler mentre faceva jogging. I cani, di nome Arian, Aron e Apollo, erano riusciti a fuggire dalla proprietà in cui vivevano in circostanze ancora oggetto di indagine. A seguito dell’incidente, i responsabili dei cani sono stati iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo e omessa custodia di animali, mentre i tre Rottweiler sono stati catturati e posti sotto sequestro.

Da allora si trovano all'interno del Centro Cinofilo del lago di Bracciano diretto da Angelo Landi. Proprio il direttore aveva sottolineato l'esistenza di profonde differenze comportamentali tra i tre cani: "La femmina è la più aggressiva: ringhia e mostra i denti appena ci si avvicina. I due maschi, più giovani, sono invece tranquilli. È possibile anche toccarli o accarezzarli ma sempre attraverso la rete a maglie larghe del box".

La valutazione comportamentale non serve solo per rieducare gli animali, ma anche per definire le motivazioni che li hanno spinti ad agire in un modo anomalo. All'interno di un gruppo emergono dinamiche particolari che possono essere disinnescate anche solo separando i componenti, eppure spesso non viene fatto.

I cani da pastore di Satriano: destinati a morire dietro le sbarre

Il simbolo di tutti i cani condannati al fine pena sono però i cani di Satriano. Il 26 agosto 2021 quando la ventenne Simona Cavallaro, insieme a un coetaneo, si è recata alla Pineta di Monte Fiorino per effettuare un breve sopralluogo in vista di un pic-nic da organizzare con tutto il gruppo di amici per la domenica successiva. La gita però non ha mai avuto luogo: la giovane è morta in quella pineta a causa delle ferite inferte da un gruppo composto da 13 Maremmani Abruzzesi.

A distanza di quattro anni da quel tragico episodio il pastore del gregge è stato condannato a 3 anni per omicidio colposo, i cani invece sono all'ergastolo all'interno del canile Pet Service di Torre Melissa, in provincia di Crotone.

Negli anni diverse associazioni hanno fatto richiesta alla Procura di Catanzaro di poter ottenere l'affido dei cani allo scopo di iniziare con loro un percorso di rieducazione. Ma questo non è mai avvenuto a causa di un cavillo burocratico: il pastore ha dichiarato che i cani non sono suoi a provvedere al loro mantenimento è il Comune di Satriano che però ha annunciato l'intenzione di rivalersi delle spese sul pastore. Ad oggi la cifra spesa per il mantenimento degli animali si aggira intorno ai 20 mila euro: una voce di spesa pesante per le casse di un Comune piccolo come Satriano.

Nei fatti i cani di Satriano non sono di nessuno, e di conseguenza nessuno può decidere il loro affidamento, anche se non sono mai stati sotto sequestro e al termine del primo grado di giudizio anche la procura ha dato il Proprio nulla osta.

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