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23 Gennaio 2025
21:00

Cosa resta di Juan Carrito a due anni dalla morte: «La vera sfida si gioca nelle aree di nuova espansione dell’orso»

L'orso Juan Carrito è morto il 23 gennaio del 2023 sulla statale 17 all'altezza del comune abruzzese di Castel di Sangro. Qui, all'età di due anni, è stato investito da un'auto. Nonostante l'intervento tempestivo delle Forze dell'Ordine per lui non c'è stato niente da fare. A due anni dalla morte però non è ancora stato fatto abbastanza.

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Juan Carrito

Alle ore 18 di lunedì 23 gennaio 2023 moriva Juan Carrito, l’orso marsicano più famoso del mondo. La sua storia di orso marsicano più famoso d'Abruzzo è terminata nel modo più traumatico possibile: sulla Strada Statale 17, nota per essere la "killer di orsi".

A investire Juan Carrito è stata l'auto di una coppia di 25enni originari proprio di Castel di Sangro che si sono subito fermati per chiamare i soccorsi. Le successive indagini hanno confermato che non stavano viaggiando oltre i limiti consentiti e che non avrebbero potuto evitare l'impatto con il plantigrado.

Come è morto Juan Carrito, cosa ci ha lasciato l'orso marsicano simbolo dell'Abruzzo

Quel tardo pomeriggio Juan Carrito è saltato dal muretto che costeggia la strada atterrando proprio nel mezzo della carreggiata dove in quel momento stava transitando l'auto. La beffa peggiore per coloro che amavamo e proteggevano gli orsi, e soprattutto lo scapestrato Carrito, era che avesse provato ad andare dall'altra parte ignorando totalmente il passaggio sicuro per la fauna selvatica realizzato su parte della SS17 dalle associazioni Wwf Italia e Salviamo l'Orso con il supporto del Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise.

«Bisogna mettere in campo una migliore strategia volta a migliorare la messa in sicurezza delle strade, questa programmazione va fatta in modo più dettagliato, più puntuale, e più diffuso sul territorio», spiega Filomena Ricci, presidente del Wwf Abruzzo, tra le associazioni che hanno contribuito al progetto europeo Life Safe-Crossing per rendere più sicure le strade a persone e animali.

C'è però anche un altro dato emerso con la morte di Juan Carrito, fa notare Ricci: «La vera sfida oggi sono le aree di nuova espansione dell'orso, ma la vinceremo solo se le persone saranno adeguatamente informate per affrontare la coesistenza con i grandi carnivori. Solo se eviteremo incidenti, o atti di bracconaggio, sorpattutto al di fuori dei confini delle aree naturali dove le persone non sanno come affrontare questa coesistenza».

Gli orsi marsicani sono la sottospecie di orso più rara al mondo, e vivono solo sull'Appennino centrale italiano. Il loro numero però è molto esiguo, ne restano circa 60 individui e sono sull'orlo dell'estinzione a causa della minaccia rappresentata dall'uomo e della scarsa variabilità genetica. Con molti sforzi, gli Enti Parco e le associazioni di tutela animale stanno provando a salvare questi animali preservandone l'incolumità e informando i cittadini, e qualche segnale positivo c'è stato: gli orsi stanno lentamente ampliando il loro areale. Questo vuol dire che si spostano di più e raggiungono territori dove fino a qualche decennio fa erano assenti. Questo ha esacerbato il conflitto soprattutto con allevatori e agricoltori, come abbiamo spiegato nel reportage girato proprio in Abruzzo, sulle tracce degli orsi marsicani.

Lo spostarsi dalle roccaforti della specie, rappresentate dalle aree protette che costellano l'Abruzzo è sempre più frequente, e la SS17 dove è morto Carrito in questo contesto gioca un ruolo particolarmente importante. Questa infatti non è una strada come le altre ma attraversa uno dei più importanti corridoi per il movimento degli orsi.

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Nonostante questo, proprio la recinzione che avrebbe potuto salvare Juan Carrito, inducendolo a prendere il sottopassaggio per la fauna selvatica, non era completa al momento dell'incidente. Da quel giorno molto è stato fatto per gli orsi, ma non è ancora abbastanza.

«Sento profonda vicinanza da parte dei cittadini, e anche le istituzioni abruzzesi sono sempre state sensibili alla tutela dei carnivori – ammette Ricci – però vedo poca concretezza nelle loro azioni, poche iniziative e investimenti, e invece proprio di questi c'è più bisogno adesso».

Carrito è morto sulla SS17 a causa dell'impatto con un'auto, ma non subito. I video della sua agonia, durata 50 minuti, hanno continuato a circolare a lungo sui social. Quello che mostrano è un orso prostrato, stesso a terra, molto diverso dall'animale colossale e bellissimo a cui le persone si erano affezionate, in una maniera persino morbosa.

È questo uno dei tanti conti salati che ha dovuto pagare per essere nato figlio di Amarena, l'orsa marsicana più famosa del mondo, anche lei vittima di una fine tragica.

La storia di Juan Carrito e cosa ci insegna (ancora) la sua morte dopo due anni

Juan Carrito è nato nel 2020 non lontano da Ortona dei Marsi, e prende il nome proprio dalla frazione di Carrito in cui si trovava in quel momento. Successivamente si è aggiunto il nome Juan, frutto di uno scherzoso omaggio a Giovanni Cannata, il presidente del Parco d'Abruzzo.

A quell'epoca sua madre Amarena era famosa per avvicinarsi ai frutteti e rubare la frutta di cui era ghiotta, ma anche per la sua straordinaria prolificità: quell'anno ebbe quattro cuccioli, un vero record, e tutti sono sopravvissuti fino al momento del distacco.

Sin da subito Juan Carrito quindi è stato oggetto delle attenzioni delle persone, che col tempo non hanno fatto altro che crescere. Se i suoi fratelli si sono dimostrati elusivi, facendo perdere in breve tempo le loro tracce, lo stesso non può dirsi di Carrito che invece è diventato noto per le sue scorribande non solo nei borghi dell'Appennino, ma anche in città di medie dimensioni come Roccaraso.

In ragione di questa popolarità Carrito è stato oggetto di una campagna informativa realizzata dal Parco d'Abruzzo, la "Juan Carrito's Story". Nei post della serie pubblicati sui social dell'Ente Parco venivano spiegati i comportamenti insoliti dell'orso, il corretto modo che le persone avrebbero dovuto tenere in caso di incontro, e anche curiosità e notizie sugli orsi marsicani. Carrito divenne così un ambasciatore della sua (sotto)specie, rubando alla madre il titolo di orso più famoso del mondo.

Gli orsi sono animali elusivi nei confronti dell'uomo, ma non Juan Carrito, come mostrano i tanti video online in cui lo si vede passeggiare tranquillo su piste da sci affollate o in stazioni del treno. Carrito era un orso confidente, significa che aveva imparato a nutrirsi dei rifiuti urbani e che per questo aveva imparato ad associare il cibo alla presenza dell'uomo, perdendo la paura innata nei suoi confronti. Questo atteggiamento è dannoso per l'animale, e anche per le persone.

Nel marzo 2022 Carrito è stato considerato un problema di sicurezza pubblica proprio a causa della sua abitudine a frequentare le città e a non temere gli spazi affollati pieni di gente. Per lui a quel punto sembrava esserci solo la strada della captivazione permanente, una perdita terribile per l'individuo e per la specie.

Per lui è stato quindi fatto qualcosa di mai tentato prima in Italia: quell'anno è stato catturato e trasferito nell'area faunistica di Palena, nel Parco della Maiella. Lo scopo degli esperti che lo hanno seguito era tentare una traslocazione, cioè lo spostamento dell'orso in un'area diversa da quella in cui era stato prelevato, più lontana dagli insediamenti umani. Si tratta di una pratica comune in nord America, favorita anche dagli enormi spazi disabitati a disposizione, ma che in Italia non era mai stata realizzata prima. La speranza era che lo spostamento, in concomitanza con il letargo, avrebbe frenato il suo interesse per le aree antropizzate.

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La traslocazione di Carrito

La traslocazione sembrò avere successo. Una volta svegliato dopo il letargo Carrito, pur continuando a frequentare sporadicamente i paese, sembrava preferire la vita lontano dalle persone. Ma non sapremo mai se questo traguardo sarebbe stato mantenuto. Tutte le speranze sono svanite il 23 gennaio 2023.

Alla tragedia di Carrito pochi mesi dopo si è aggiunta quella della madre: la notte del 31 agosto 2023 Amarena è stata uccisa a fucilate in una zona periferica del paese di San Benedetto dei Marsi, un'area anche questa fuori dal Parco d'Abruzzo, mentre stava predando alcune galline insieme ai suoi due nuovi cuccioli dell'anno.

Le vicende di Juan Carrito e di Amarena rimangono un monito sulla necessità di proteggere la natura e gli animali, in particolare specie preziose come l'orso marsicano, uno dei simboli più rappresentativi d'Abruzzo.

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