Tra le tante tracce lasciate dagli animali in natura, i segni più rivelatori della loro presenza sono spesso quelli che si vorrebbe di solito evitare: la cacca. Per chi studia soprattutto i mammiferi, invece, gli escrementi sono spesso indispensabili e quelli degli orsi polari, in particolare, rappresentano una finestra preziosa sul loro stato di salute e sul futuro in generale di questi predatori e delle altre specie artiche in un mondo sempre più caldo. E così, nell'autunno del 2018, un gruppo di ricercatori guidato da Stephanie Collins e Jing Lu si è spinto fino a Churchill, Manitoba, una località del Canada conosciuta come la "capitale degli orsi polari".
Qui, tra tundra e coste, gli orsi sono così numerosi che incontrarli non stupisce più nessuno. «Non era raro pranzare e vedere un orso polare che ti fissava attraverso la finestra», ha raccontato Jing Lu della Dalhousie University e prima autrice dello studio pubblicato su PLOS ONE. La missione del team era infatti quella raccogliere dati sul microbioma intestinale degli orsi polari, ovvero il complesso ecosistema di microrganismi che vive nell'apparato digerente, e che gioca un ruolo cruciale per la digestione e la salute generale. Questo significava però dover raccogliere tanti campioni di feci, sia da orsi in natura che da quelli che vivono in cattività, per confrontare le loro diete e il loro stato di salute.
Cosa mangiano gli orsi polari e come la dieta influenza il loro microbioma intestinale
Gli orsi polari che vivono in natura si nutrono principalmente di foche, una fonte ricca di grassi essenziali per sopravvivere alle condizioni estreme dell'Artico. Tuttavia, il progressivo scioglimento dei ghiacci che si formano durante l'inverno, causato dall'innalzamento delle temperature globali, sta riducendo sia lo spazio che il tempo che questi animali possono trascorrere sulle piattaforme galleggianti, fondamentali per la caccia alle foche. In queste condizioni di emergenza, gli orsi si stanno spostando sempre più all'interno e sulla terraferma, dove si nutrono però di ciò che trovano: animali morti, mammiferi terrestri e persino alghe.
Tuttavia, questo cambiamento drastico di comportamento, comporta anche un passaggio da una dieta ricca di grassi a una invece povera di lipidi e più proteica, influenzando direttamente anche il microbioma intestinale. Per capirci qualcosa in più, gli orsi in cattività, come quelli studiati nel Cochrane Polar Bear Habitat, in Ontario, sono stati quindi alimentati con una dieta più ricca di proteine a base di sgombri e integrata con alghe. E i risultati mostrano chiaramente che gli orsi nutriti in questo modo avevano un microbioma intenstinale più diversificato rispetto ai loro simili in natura, una conseguenza legata proprio al cambiamento di dieta e al differente ambiente.
Gli effetti del cambiamento climatico sulla dieta degli animali
Questi risultati, evidenziano quindi come i cambiamenti climatici potrebbero trasformare gli orsi polari in modo profondo. «Se dovessero sopravvivere esclusivamente mangiando specie terrestri, gli orsi polari che conosciamo oggi diventeranno animali molto diversi», ha sottolineato Stephanie Collins. La riduzione del ghiaccio marino non solo minaccia quindi il loro habitat, ma costringe i plantigradi a confrontarsi con una dieta e uno stile di vita che il loro organismo non è ancora pronto da un punto di vista evolutivo a sostenere a lungo termine. Il microbioma intestinale, che riflette lo stato di salute generale di un animale, ci avverte quindi dei rischi legati a questo cambio di dieta forzato.
Gli orsi polari, inoltre, sono una delle specie "sentinella" più sensibili agli effetti negativi della crisi climatica. Studiare il loro microbioma e il modo in cui si adatteranno o meno al nuovo stile di vita, non significa solo comprendere il loro destino, ma anche quello di altri animali, anticipando gli impatti del riscaldamento globale sull'intero ecosistema artico. Forse, in futuro, gli orsi polari saranno in grado di addare anche il proprio organismo a questo nuovo stile di vita, ma ci vorrà parecchio tempo. Oggi, invece, il messaggio che ci inviano attraverso le loro feci è chiaro: la crisi climatica non è solo una questione di temperature, ma di delicate interazioni che stanno già scrivendo una nuova storia per tante specie del nostro pianeta.