Ai cavalli piace essere cavalcati? Rispondere a questa domanda non è semplice. Se da un lato è accertato che la prassi di cavalcarli viaggia parallelamente alla loro domesticazione, iniziata intorno al 4000 a.C., è vero anche che è solo nel giro di un tempo relativamente breve le persone hanno iniziato a montare i cavalli per facilitare gli spostamenti. Inoltre, ogni individuo ha un carattere proprio che lo può portare a essere più o meno predisposto a essere cavalcato.
I cavalli sono esseri senzienti, provano emozioni negative e positive, e provano dolore. Sono capacità che caratterizzano la specie in generale, ma che poi si declinano in modo diverso nei singoli individui. E di questo si deve sempre tenere conto.
I cavalli soffrono quando vengono cavalcati?
L'unico modo per sapere se i cavalli soffrono quando vengono cavalcati è osservarli per capire se esprimono segnali di sofferenza psicologica oppure fisica.
Se parliamo di sofferenza fisica, il cavallo può manifestarla con comportamenti diversi come posture, gesti, movimenti che sono anche specifici in relazione alla localizzazione di quel dolore. Ad esempio, un cavallo può calciarsi l’addome quando ha mal di pancia. Un altro segno è la letargia: cavalli montati, in particolare nelle scuole di equitazione, sono spesso descritti come "pigri", ma in realtà si è visto che alcuni di questi si comportano così perché hanno fastidio o dolore in qualche regione del corpo.
La sofferenza psicologica può essere espressa dal cavallo attraverso comportamenti indicativi di uno stato mentale negativo o di stress come una generale tensione muscolare, vocalizzazioni, un portamento della testa insolitamente alto o basso, movimenti della testa e del collo, agitazione delle coda, sgroppate o impennate.
Cosa sentono i cavalli?
I cavalli sentono una grande varietà di sensazioni ed emozioni, anche quando vengono cavalcati. Non possiamo sapere cosa avviene nella mente di un singolo individuo, tuttavia è lecito ritenere che la maggior parte di loro abbia sviluppato una certa tolleranza a questa pratica, proprio in ragione del millenario rapporto con l'essere umano.
Tutto ciò, come sempre in questi casi, ha portato alla selezione di individui sempre più predisposti sia dal punto di vista fisico che comportamentale. Ciò non significa che tutti i cavalli gradiscano essere cavalcati, dipende da più fattori, che agiscono anche in combinazione, e tra questi troviamo sicuramente il mondo soggettivo e lo stato di salute dell'individuo, la modalità con cui vengono cavalcati e la qualità dell'interazione col cavaliere o con la cavallerizza.
Il benessere fisico ed emotivo del cavallo
Il primo passo per preservare il benessere fisico ed emotivo del cavallo è quindi imparare a riconoscere i segnali di stress e disagio. Imparando a riconoscere i segnali che inviano per comunicare, i comportamenti con cui gli animali di questa specie rispondono agli stimoli e le reazioni che manifestano come espressione dei loro stati emotivi.
E poi comportandosi di conseguenza, evitando sempre di forzarli ma anche di imporgli approcci e modalità che dimostrano anche solo di tollerare, proponendo invece solo attività ed esperienze che generano in loro emozioni positive.