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14 Febbraio 2025
19:00

Cosa c’è da sapere sul diavolo nero, il pesce risalito dalle profondità degli abissi

A 2 km dalla costa di Tenerife è stato avvistato il diavolo nero. Sembra enorme, ma in realtà è grande quanto il palmo di una mano. Chi è davvero il melanoceto?

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Il 26 gennaio scorso, a circa 2 km dalla costa di Tenerife, è stato avvistato un esemplare di Melanocetus johnsonii, comunemente noto come diavolo nero.  Le immagini catturate hanno portato molti a pensare che il protagonista dell'avvistamento fosse di dimensioni notevoli: in realtà il pesce avvistato è grande meno del palmo di una mano.

Chi è il diavolo nero

Il diavolo nero (Melanocetus johnsonii, da qui deriva il termine "melanoceto") appartiene all’ordine dei lofiformi, un gruppo di pesci abissali comunemente noti come “rane pescatrici”.

Le prime caratteristiche che colpiscono del diavolo nero sono il suo colore scuro e i denti affilati: questi rappresentano adattamenti estremi alla vita nelle profondità marine. Il diavolo nero, infatti, vive tra i 200 e i 2.000 metri di profondità, in un ambiente dove la luce del sole non penetra, la pressione è molto alta e l'acqua è gelida. Il suo corpo quasi nero gli permette di mimetizzarsi nell’oscurità, mentre i denti lunghi e affilati sono perfettamente adatti a catturare qualsiasi preda che si trovi a portata.

Come gli altri lofiformi, anche il melanoceto possiede una sorta di “canna da pesca” sulla testa, che utilizza come esca per attirare le prede. A differenza degli altri pesci appartenenti allo stesso gruppo, l'esca del diavolo nero è bioluminescente, ovvero in grado di emettere luce per attirare le vittime nel buio degli abissi.

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Credits: Vida Marina Tenerife

Perché il diavolo nero ha una “lampadina” in testa

L'appendice presente sulla testa del diavolo nero è chiamata illicium (o illicio) e rappresenta una modifica del primo raggio della pinna dorsale. Si tratta di una sorta di "lampadina" indispensabile per muoversi e cacciare nel buio degli abissi. Tuttavia, la luce non viene prodotta direttamente dal pesce, bensì dai batteri simbionti che vivono intorno a questa struttura. Il batterio responsabile si chiama Enterovibrio escacola, il quale rilascia energia sotto forma di luce. Questa relazione tra pesce e batteri è di tipo simbiotico: il diavolo nero fornisce ai batteri un ambiente sicuro e ricco di nutrienti, mentre loro garantiscono il vantaggio della bioluminescenza.

Gli abissi non sono ricchi di prede: le risorse alimentari sono scarse e per questo il melanoceto si nutre anche di animali più grandi di lui. Per farlo, ha sviluppato una mandibola enorme e uno stomaco espandibile, che gli permettono di ingerire prede di dimensioni significative, come grandi calamari. Una volta trovato un pasto, non può certo lasciarselo sfuggire.

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Credits: Emőke Dénes

L'accoppiamento del diavolo nero

Le differenze tra maschi e femmine del diavolo nero sono numerose: le femmine sono significativamente più grandi, arrivando a misurare fino a 18 cm, mentre i maschi raggiungono appena i 3 cm. Inoltre, i maschi non possiedono l’esca bioluminescente sulla testa, una caratteristica distintiva delle femmine. Infatti, osservando la foto dell'avvistamento, l'esca visibile conferma che l’esemplare è una femmina.

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Il ruolo dei maschi è estremamente particolare: nascono con l’unico scopo di trovare una compagna il più velocemente possibile. Non essendo equipaggiati per la caccia, compensano con un olfatto estremamente sviluppato, che li aiuta a individuare la femmina. Una volta trovata la partner, il maschio la morde sul fianco e rimane attaccato a lei per un periodo, durante il quale si riproducono. Terminato l’accoppiamento, si stacca e va alla ricerca di un’altra femmina. Questo comportamento è definito parassitismo sessuale temporaneo.

In alcune specie di lofiformi, però, il parassitismo sessuale è permanente. In questi casi, il maschio, dopo aver morso la femmina, rilascia un enzima che salda i due corpi, trasformandoli in un tutt’uno. Il maschio, ormai fuso alla femmina, si nutre attraverso di lei per il resto della sua vita, mentre la femmina beneficia di una riserva costante di sperma, utilizzabile ogni volta che è pronta per la riproduzione.

Cosa sappiamo sul raro avvistamento del diavolo nero

La ONG spagnola che ha diffuso il video ha definito l’evento un fatto eccezionale, considerando che, fino a quel momento, in superficie erano stati osservati soltanto embrioni o esemplari già morti. Non è chiaro il motivo per cui questo individuo si sia avvicinato così tanto alla superficie. Tra le ipotesi avanzate, si considera la possibilità che fosse malato, che fosse stato trascinato da una corrente o che stesse cercando di sfuggire a un predatore. Purtroppo, però, nel giro di poche ore il pesce è stato dichiarato morto dai biologi. Dopotutto, le condizioni della superficie non rappresentano il suo habitat naturale, rendendo la sopravvivenza impossibile per un animale così adattato alla vita negli abissi.

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Credits: Vida Marina Tenerife

Diavolo nero in superficie: presagio di catastrofi?

Quando sono state pubblicate le immagini dell'avvistamento, molte persone hanno interpretato la risalita in superficie del diavolo nero come un possibile presagio di una catastrofe imminente. In realtà, si tratta soltanto di una credenza popolare senza alcun fondamento scientifico. Questa idea ha origine da una leggenda giapponese legata al pesce remo, un enorme pesce abissale: secondo la tradizione, sarebbe inviato dal dio del mare per avvertire di disastri naturali imminenti, come terremoti o tsunami.

Alcuni studiosi hanno persino tentato di analizzare scientificamente questa credenza, studiando 336 avvistamenti di pesci abissali e confrontandoli con 221 terremoti avvenuti in Giappone. Tuttavia, i risultati hanno mostrato solo una debole correlazione in un singolo caso, attribuibile più che altro al caso. Un’affascinante leggenda, ma priva di riscontri concreti.

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