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3 Dicembre 2024
13:05

Cosa cambia con il declassamento dello status di protezione del lupo, l’esperto: «È una decisione politica»

Il Comitato delle parti della Convenzione di Berna ha approvato l'abbassamento dello status di protezione del lupo. Per il vicepresidente dell'associazione Io non ho paura del lupo questa scelta è frutto di decisioni politiche che hanno poco a che vedere con la scienza.

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Intervista a Francesco Romito
Vicepresidente dell'associazione Io non ho paura del lupo
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Il Comitato delle parti della Convenzione di Berna ha approvato l'abbassamento dello status di protezione del lupo da "rigorosamente protetto" a semplicemente "protetto".

La proposta è arrivata a dicembre 2023 dalla Commissione Europea e dopo il via libera del Consiglio dell'Unione Europea, oggi è stata ufficialmente approvata. Il lupo è un animale protetto proprio grazie alla Convenzione di Berna, questo documento infatti ha come obiettivo la salvaguardia della flora, della fauna e degli habitat naturali. Per farlo, suddivide le specie in allegati diversi a seconda della forza del loro stato di protezione. In particolare, l'Allegato II include gli animali "rigorosamente protetti", e all'Allegato III quelli soltanto "protetti".

Ma cosa cambia con il passaggio del lupo dall'Allegato II al III? Lo abbiamo chiesto a Francesco Romito, vicepresidente dell'associazione Io non ho paura del lupo.

Cosa cambia con il declassamento dello status di protezione del lupo

«Non si aprirà la caccia al lupo. Secondo la stessa Convenzione di Berna questa specie deve restare in uno status di conservazione favorevole, ma delle sensibili differenze ci saranno, e potrebbero compromettere la sopravvivenza di alcune popolazioni europee», è l'analisi dell'esperto.

Il declassamento di status all'interno della Convenzione di Berna è solo il primo di una serie di passaggi verso la deregulation venatoria, un orizzonte ancora lontano come fa notare Romito: «È il primo step di un iter legislativo lungo e complesso. La Convenzione di Berna è il documento da cui discendono e dipendono la Direttiva Habitat e le leggi nazionali dei diversi paesi, non solo dell'Unione Europea. Dopo aver modificato la Convenzione di Berna è necessario che tutto ciò che c'è al di sotto si adegui».

Effetti, però, alla fine ci saranno: «Al termine di tutto questo percorso sicuramente potrà essere più facile abbattere i lupi, specialmente in quelle situazioni in cui ci sono conflitti reiterati con l'uomo». Allo stato attuale, prima dell'effettiva entrata in vigore del declassamento, i lupi possono essere abbattuti in due casi: se rappresentano un pericolo per l'incolumità delle persone; oppure se sono causa di un ingente danno economico derivante dalle predazioni, danno non evitabile neanche con le misure di prevenzione.

Si tratta di criteri che dopo potrebbero continuare a essere seguiti, anche se non in maniera stringente come avviene oggi. «Questa modifica non comporta l'automatica apertura della caccia al lupo o che il lupo diventerà una specie cacciabile tutti i giorni dell'anno senza limiti, è importante sottolinearlo. Ci sono dei pilastri che rimarranno, e il primo e più importante è che la popolazione di lupo deve restare in uno status di conservazione favorevole».

Il lupo dopo essere quasi sparito dal suo areale originario a causa della caccia e della perdita di habitat, oggi la sua popolazione è tornata a crescere. In considerazione di questo aumento l'Europa ha chiesto l'allentamento delle misure di protezione, una decisione che potrebbe scatenare un effetto yo-yo pericoloso per tutto l'ecosistema.

Perché il lupo è stato declassato?

Secondo l'ultimo monitoraggio condotto dall'Ispra, in Italia ci sono circa 3.500 lupi, con una forbice per gli Appennini che va dai 2.100 ai 2.850 individui. Lo studio pubblicato sulla rivista scientifica Wiley Ecology & Evolution ha rivelato che il lupo ha già occupato il 74,2% dell'area di studio nell'Italia centro-meridionale, per un'estensione totale della distribuzione di 108.534 chilometri quadrati. Numeri impressionanti se si considera che questo animale era giunto quasi sull'orlo dell'estinzione solo pochi decenni fa.

«Le popolazioni di lupo oggi in Europa sono frutto di un lavoro di protezione durato decenni e con la scelta del declassamento potremmo metterne nuovamente a serio rischio la conservazione – ricorda Romito – specialmente in quelle aree che già hanno oggi delle criticità. Questo in qualche modo comunque potrebbe riflettersi anche sull'Italia, perché anche se noi abbiamo un buon numero di lupi non significa che cresceranno sempre con i ritmi attuali».

Si fa presto a dire lupo: anche se si tratta di un'unica specie, sul continente esistono diverse popolazioni e sottospecie, e ognuna di esse ha uno stato di conservazione a sé.

«I dati oggi a disposizione ci dicono che in Europa ci sono delle aree dove il lupo ha uno stato di conservazione assolutamente precario. Il caso più lampante è quello delle popolazioni scandinave, che già scontano seri problemi derivanti dalla caccia indiscriminata e da piani di controllo oggettivamente troppo aggressivi. Anche in Olanda e Belgio la situazione dei lupi non è rosea. Bisognerebbe valutare le singole popolazioni come suggerito dal Large Carnivore Initiative for Europe, in modo da non legiferare in maniera univoca per tutti».

Il Large Carnivore Initiative for Europe è il gruppo di lavoro permanente dell'Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN). Gli esperti che ne fanno parte hanno duramente criticato il declassamento indiscriminato del lupo su tutto il territorio, sostenendo che non sia giustificato e che non abbia una base scientifica, ma sia frutto di valutazioni politiche.

Ci sono paesi dove già si praticano abbattimenti sul lupo, nonostante lo stato di protezione «rigoroso», e altri, come l'Italia, che aspettano solo di poterlo fare.

Cosa cambia in Italia con il declassamento

In Europa e non solo esistono già dei Paesi in cui è possibile stabilire delle quote di abbattimento per i lupi, come ad esempio la Francia. In Italia, invece, è molto più difficile anche grazie ai ricorsi alla giustizia amministrativa da parte delle associazioni di tutela animale.

«Non si tratta di un problema di conservazione – sottolinea Romito – ma piuttosto di un impedimento burocratico e su quello bisognerebbe lavorare, non sulla riduzione dello status di protezione. Di fatto l'Ispra ha già dato il via libera all'abbattimento di alcuni lupi in Italia, a dimostrazione che se si volesse intervenire in maniera più diretta sulle situazioni di conflitto ci sono già tutti gli strumenti per farlo, non era necessario declassare una intera specie».

Ora, il clima di odio nei confronti del lupo è destinato a peggiorare, come rileva l'esperto: «È innegabile che da quando si è cominciato a parlare di declassamento, e generale da quando il tema del lupo è diventato oggetto di dibattito pubblico il bracconaggio è aumentato. Di dati che abbiamo i lupi muoiono molto di più e questo declassamento potrebbe peggiorare le cose anche dal punto di vista delle uccisioni illegali, come è già successo in altri contesti».

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