«Il suono che sentite è il ticchettio dell'orologio. Il tempo non è dalla nostra parte. È quasi certo che sarà l'anno più caldo di sempre, una masterclass in distruzione climatica: famiglie in fuga prima del prossimo uragano; biodiversità distrutta in mari soffocanti; lavoratori al collasso per il caldo insopportabile; inondazioni che dilaniano le comunità e distruggono le infrastrutture». Sono le parole pronunciate da António Guterres alla cerimonia di apertura del vertice dei leader mondiali alla Cop29.
Ha preso ufficialmente il via in Azerbaijan la 29esima Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop29). Dall’11 al 22 novembre 2024, nella capitale Baku, delegati provenienti da tutto il mondo sono chiamati a negoziare nuovi accordi per contenere il cambiamento climatico. Almeno questo è ciò che è previsto sulla carta, in realtà gran parte dei capi di stato ha disertato l'incontro.
Cina, Stati Uniti e India, tra le potenze responsabili del maggior numero di emissioni a livello globale, hanno scelto di non presenziare, preferendo demandare i negoziati a funzionari. Assente sarà anche la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.
L'Italia, che alla scorsa Cop28 di Dubai era intervenuta con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, quest'anno ha preferito inviare il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin.
Viste le premesse, questo vertice rischia di finire come la Cop16 sulla biodiversità: un flop totale. A pagare per la scarsa capacità previsionale dei politici saranno tutte le specie compresa la nostra: anche l'homo sapiens, come molte altre, non ha la capacità di adattarsi abbastanza velocemente al cambiamento climatico che si avrà se le temperature medie globali dovessero aumentare oltre 1,5 gradi.
Il cambiamenti di temperatura sta già modificando profondamente gli ecosistemi più delicati, come le grandi barriere coralline. L'oceano assorbe una grande porzione delle emissioni di anidride carbonica, il più importante gas serra prodotto dall'uomo, responsabile dell'aumento delle temperature. In questi anni grandi distese di coralli bianchi sono diventate il simbolo della morte degli oceani.
I coralli sono organismi vivi e il loro scolorimento ne indica la morte. Per ucciderli basta che la temperatura superi la media di circa 1 grado. E insieme a loro è destinata a morire soffocata la biodiversità marina.
Cos’è la Cop29: dove si tiene e quali sono gli obiettivi
La Cop29 è la ventinovesima Conferenza delle Parti sul clima delle Nazioni Unite. Le Cop sono incontri internazionali durante i quali ogni anno intervengono rappresentanti dei paesi, esperti internazionali, gruppi di interesse e ong. Tutti danno il proprio contributo durante la fase dei negoziati, e i risultati di queste interlocuzioni finiscono poi nell'accordo finale.
L'obiettivo di questa Cop29 è di stanziare le risorse necessarie per contenere le emissioni inquinanti e ripristinare gli ecosistemi naturali, come stabilito dagli accordi delle Cop precedenti. Il summit si propone di suggellare gli impegni presi con l'Accordo di Parigi sul Clima (Cop21) e il Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework (Cop15), i due capisaldi della tutela del clima e della biodiversità.
Non è possibile infatti slegare questi due argomenti: superare il limite imposto a Parigi dell'aumento delle temperature medie globali di 1,5 gradi determinerebbe la fine per molti ecosistemi e le specie che li abitano una dopo l'altra, in un domino che presto o tardi coinvolgerà anche noi.
Con l'aumento delle temperature si andrà incontro a un cambiamento tanto repentino da non consentire alle specie di adattarsi ad esso. Il clima della terra è sempre mutato, ma mai tanto velocemente. Storicamente al mutare delle condizioni climatiche alcune specie si sono imposte su altre, oppure hanno favorito l'emersione di alcuni particolari adattamenti evolutivi.
Dalla rivoluzione industriale ad oggi però l'uomo ha iniziato a riversare nell'atmosfera un enorme quantitativo di gas serra, come mai prima, determinando l'aumento della temperatura terrestre.
Gli effetti di questo processo si sono manifestati prima nelle aree del mondo in cui gli ecosistemi sono più fragili, come quelli tropicali. In molti paesi di questa regione climatica la povertà e l'instabilità politica sono stati favoriti dalla morte degli oceani. Le barriere coralline, ad esempio, forniscono vari servizi ecosistemici dando riparo a un gran numero di specie e rappresentando così una riserva naturale di pesca.
Perché clima e biodiversità sono legate: gli effetti delle attività umane
Secondo uno studio pubblicato su Science le crisi del clima e della biodiversità sono strettamente interconnesse e, insieme, minacciano il benessere umano. Entrambe queste crisi riducono i servizi ecosistemici, cioè tutti quei servizi che la natura offre alle persone e che forniscono benessere, sostengono le economie e le prospettive di sviluppo, mitigando anche il cambiamento climatico.
Questo aumento delle temperature, con il conseguente aumento degli eventi meteorologici estremi, sta distruggendo gli habitat e la biodiversità che ospitano a un ritmo molto più alto di quello che crediamo.
Il WWF, presente ai negoziati con una propria delegazione, fa notare che «la crisi climatica e quella naturale sono indissolubilmente legate. Nelle recenti decisioni della COP sul clima, i Paesi hanno riconosciuto sempre più l’importanza della natura e delle soluzioni basate sulla natura nell’azione per il clima. Ora devono trasformare questo riconoscimento in azione, integrando pienamente la natura nello sviluppo e nella realizzazione dei loro piani nazionali di azione e adattamento per il clima».
Ad oggi sono 50mila le persone accreditate per la Cop di Baku, tra le più partecipate di sempre, ma l'accordo che si raggiungerà rischia di essere tra i meno influenti della storia. Questo a causa dell'assenza di figure di un peso tale da garantire la futura riuscita degli accordi.
A pesare nella discussione c'è lo squilibrio tra i Paesi che hanno beneficiato a lungo di un'industria ad alto tasso di emissioni, Stati Uniti in testa, e quelli che negli ultimi decenni si stanno facendo largo tra le grandi potenze economiche, e non vogliono sottostare a imposizioni.
L'india in particolare ha rimandato al 2070 l'impegno di raggiungere la neutralità climatica, a fronte della deadline europea del 2050. Secondo l'Indian Climate Report 2024, il paese a maggio ha registrato la sua quarta temperatura media più alta, e le temperature minime più alte dal 1901 registrate a luglio, agosto e settembre. La regione del Madhya Pradesh solo quest'anno ha contato ben 176 giorni di eventi meteorologi estremi, il numero più alto del paese. Qui sono morte 353 persone in seguito alle alluvioni e alle forti piogge, nel Kerala il numero sale a 550.
Il presidente Nerendra Modi durante la Cop26 di Glasgow aveva denunciato l'ipocrisia dell'Occidente nel chiedere di rallentare a paesi che ancora devono raggiungere l'apice delle emissioni.
Senza l'apporto di ognuno però i risultati sono irraggiungibili: siamo tutti parte di un unico sistema che non conosce confini amministrativi e politici.