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28 Ottobre 2024
16:22

Consultazione su orsi e lupi in Val di Sole, la difficile coesistenza con i selvatici

La consultazione sulla presenza di orsi e lupi nei 13 Comuni della Comunità della Val di Sole ha dato l'esito atteso: il 98,5% dei votanti ha paura. Per il Presidente del Comitato Insieme per Andrea Papi che ha promosso l'iniziativa ora la politica deve agire, magari importante il modello sloveno. Gli animalisti della Lav invece prendono le distanze da una consultazione che non ha valore vincolante per le istituzioni.

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Il 98,5% dei residenti di Val di Sole, Peio e Rabbi ritene lupi e orsi un problema per la sicurezza e per l'economia. È il risultato emerso dalla consultazione popolare che si è svolta domenica 27 ottobre su impulso del Comitato Insieme Per Andrea Papi.

Il presidente del Comitato, Pierantonio Cristoforetti, ci ha confermato di essere soddisfatto: «Il risultato era prevedibile. Ora la palla passa alle istituzioni: le persone sono preoccupate e la politica deve prendere provvedimenti per attenuare la paura. Le nostre valli ci appartengono».

Cristoforetti propone di importare il modello di gestione sloveno che prevede quote di abbattimento, «un po' come si fa già per cinghiali e camosci».

L'esito della consultazione restituisce il quadro di una comunità che si sente espropriata dei boschi e delle valli che sentivano come un prolungamento delle loro case. È su questo sentimento che la politica dovrebbe agire spiegando ai cittadini in che modo di vivere i boschi in presenza degli orsi. La coesistenza è possibile, ed esistono dei modelli di prevenzione del conflitto che non prevedono come unica misura l'abbattimento di ogni individuo capiti vicino a un paese. Modelli proposti da biologi e zoologi che mettono al centro l'informazione al cittadino e il mantenimento di un ecosistema sano in cui le popolazioni di selvatici possano auto-regolarsi.

Come si è svolta la consultazione su orsi e lupi: quesito e risultati

La consultazione popolare è uno strumento che i cittadini delle Comunità trentine possono usare per impegnare i propri rappresentanti a valutare le indicazioni. In questo caso a essere sollecitata è la Comunità della Val di Sole che comprende 13 diversi Comuni, tar cui quello di Caldes, dove risiede la famiglia di Andrea Papi, il giovane che nell'aprile 2023 è stato ucciso dall'orsa JJ4.

A promuovere la consultazione, prevista dallo statuto della Val di Sole, è proprio il Comitato nato a seguito della morte del 26enne con lo scopo dichiarato di rivedere il modello di gestione di orsi e lupi e «prevenire il crearsi del medesimo problema che ha portato alla morte di Andrea Papi».

La consultazione è quindi uno strumento diverso dal referendum e non può essere attivato su tutto il territorio della Provincia Autonoma di Trento ma dalle singole unioni di Comuni. Dopo l'esempio della Val di Sole anche altre Comunità hanno annunciato le proprie consultazioni sul medesimo tema, come la Val di Non e quella delle Giudicarie.

Il quesito:

Ritieni che la presenza di grandi carnivori quali orsi e lupi, in zone densamente antropizzate come le Valli di Sole, Peio e Rabbi, sia un grave pericolo per la sicurezza pubblica e un danno per l’economia e la salvaguardia di usi, costumi e tradizioni locali?

Secondo i dati forniti dal presidente del Comitato c'è stata un'affluenza del 63%. Il 98,58% dei votanti ha risposto in maniera affermativa, dichiarando quindi di sentirsi in pericolo per la presenza di orsi e lupi, e di temere anche per la tenuta dell'economia. L'1,4% dei votanti si è espresso in maniera negativa. A non recarsi alla consultazione è stato invece il 37% dei cittadini della Comunità della Val di Sole.

«Abbiamo aperto un nuovo sentiero per la democrazia dal basso – ci spiega Cristoforetti – Ora abbiamo attivato questo sistema, e il risultato dice cha la popolazione è preoccupata per la presenza così massiccia di orsi non solo per la propria sicurezza. Ora la Provincia, in virtù della sua capacità di legiferare, deve esercitare l'autonomia che ci è garantita dalla Costituzione e prenda tutti i provvedimenti necessari».

Nel quesito si parla dichiaratamente di aree antropizzate che le persone hanno preso alla Natura e agli animali che le abitano nel corso del tempo. Una situazione che Cristoforetti attesta come status quo vigente: «Chi conosce il territorio sa che le nostre valli, benché selvagge, sono da sempre densamente popolate da persone che svolgono attività silvo-pastorale in quota. Coltiviamo la medio montagna fin dal primo Medioevo. Poi è arrivata quindi la competizione con l'orso, ed era "o l'uomo o l'orso", tanto che nel primo Novecento questo animale non c'era più».

Il progetto Life Ursus e il "modello sloveno"

Nel 1999 sulle Alpi trentine era rimasto uno sparuto gruppo di tre orsi maschi, con la conseguente sparizione della popolazione. Nei primi anni Duemila quindi il Parco dell'Adamello Brenta insieme alla Provincia Autonoma di Trento hanno usufruito di un finanziamento europero per ripopolate la zona grazie al progetto Life Ursus. Le Alpi trentine sono state ripopolate con 10 orsi bruni provenienti dalla Slovenia e oggi, secondo l'ultimo rapporto Grandi Carnivori, sono stimati circa 98 esemplari sul territorio.

Per avviare il progetto sono stati eseguiti diversi sondaggi realizzati dall'istituto Doxa, tra i più autorevoli in Italia, sia nel 1997 e nel 2003. Queste indagini avevano rilevato che oltre il 70% degli intervistati delle valli del Trentino occidentale si dichiarava favorevole alla presenza dell’orso, ad eccezione degli abitanti delle città di Trento e Rovereto. Solo nel 2011 si cominciarono a registrare le prime inversioni di tendenza, sancite oggi dalla nuova consultazione.

«Nel Novecento era tutto più brutale: aveva vinto l'uomo – sottolinea Cristoforetti – Adesso che siamo più sensibili rispetto a ogni forma di vita serve che ci sia bilanciamento, ma dobbiamo comunque mettere davanti a tutto la sicurezza delle persone».

Per il presidente del Comitato si tratta soprattutto di proteggere le persone e le economie della montagna, senza mettere davanti gli interessi del turismo dei selvatici: «Non vorremmo contrapporre una poltica urbanicentrica a una di periferia, ma neanche che noi delle valli fossimo considerati come "una riserva indiana"».

Il quesito infatti tiene anche conto del numero crescente di cittadini che non vivono di turismo ma della montagna stessa: si tratta di agricoltori e allevatori che nell'orso vedono una minaccia alle proprie attività e quindi alla loro sopravvivenza. Gli episodi di aggressione sono rari, basti pensare che Andrea Papi è la prima vittima di orso di cui l'Italia abbia memoria, a preoccupare le persone è la possibilità che le proprie attività vengano messe in crisi dalle predazioni.

Questo sentimento è alla base del malessere diffuso e anche del numero crescente di episodi di bracconaggio che tornano a essere registrati con regolarità nella regione. Queste attività illegali  seguono la regola del "far e taser", il "fare e tacere" trentino per cui se l'orso ti dà fastidio puoi agire per eliminare la minaccia e restare poi in silenzio. Ad oggi, la Provincia non ha rilasciato pubblicamente nessun comunicato relativo alle indagini sul bracconaggio, e anche i risultati delle autopsie nei casi di orsi uccisi illegalmente vengono diffusi al pubblico con mesi e mesi di ritardo.

In questo sistema, le armi sono gli unici strumenti che sembrano mettere tutti d'accordo. Secondo Cristoforetti la soluzione al conflitto esistente è, paradossalmente, da ricercarsi proprio nel Life Ursus: «Mi rendo conto che non è possibile eliminare subito il problema, c'è un discorso di gestione che va verso la diminuzione del numero di orsi. Similmente a quanto stanno facendo altri Paesi quando sono in numero eccessivo. Abbiamo importato gli orsi dalla Slovenia? Allora importiamo anche il loro modello di gestione».

In Slovenia, dove la popolazione di orsi è circa 10 mila orsi, ogni anno vengono previste delle quote di abbattimento che per il 2024 ammontano a 176 individui che possono essere uccisi dai cacciatori.

«Bisogna fare come si fa già con i camosci: quando sono in numero tale da disturbare le attività economiche si devono limitare. E non lo diciamo da oggi», conclude Cristoforetti.

La risposta della Lav: «Politica orsicida di Fugatti non è servita»

La risposta della Lav non si è fatta attendere, abbiamo raggiunto Massimo Vitturi, responsabile Area Selvatici della Lav, tra le più influenti associazioni di tutela animale in Italia.

«Per noi questa consultazione non cambia nulla. Anzi prendiamo atto che esiste un 37% di residenti della Comunità della Val di Sole che non è interessato al tema e che non ha partecipato. Mi aspettavo anche maggiore affluenza».

L'attivista registra poi un altro dato sulle politiche di gestione messe in atto dal presidente della Provincia Autonoma. «La politica orsicida di Fugatti non è servita a far sentire i cittadini più sicuri. La maggioranza delle persone è contraria alla presenza di orsi e lupi perché non si sente sicura, ma cosa è stato fatto per risolvere la situazione? Niente».

Per Vitturi il modo per risolvere il conflitto e promuovere la coesistenza tra persone e grandi carnivori resta quella della conoscenza: «Come associazione per tre anni dal 2021 al 2023 abbiamo realizzato il progetto Bear Ambasador nell'rea del Parco Adamello Brenta proprio allo scopo di informare i cittadini, ma la Provincia non vuole interferenze».

Il Bear Ambassador era un progetto di educazione ambientale nato con l’obiettivo di favorire la convivenza pacifica con gli orsi attraverso il confronto diretto di cittadini con volontari e attivisti dell'associazione. «C'è stato ottimo impatto, ma la Provincia vuole avere l'egemonia totale sulla questione, il problema è che lo fa in maniera cialtronesca, in ritardo e male».

Per la Lav, in ogni caso, questa consultazione popolare non cambia nulla: «Orsi e lupi sono ancora protetti a livello nazionale e internazionale».

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