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L'isolamento può essere la prigione più crudele: la continua inattività di giornate sempre uguali e vuote, in cui il passare delle ore è scandito solo dal salire e ridiscendere del sole, per l'essere umano è una vera e propria tortura che a lungo andare mina la salute mentale. L'isolamento e l'inerzia forzata fanno tanto male agli individui della nostra specie non solo per una questione culturale, ma per ragioni più profonde che affondano le radici nella nostra biologia: siamo mammiferi, animali sociali, e come tali abbiamo bisogno di comunicare con gli altri ed esprimere noi stessi.
Non a caso l'isolamento prolungato e l'assenza di ogni attività sono state a lungo usate come armi per piegare la volontà dei detenuti e oggi sono considerate dal diritto internazionale pratiche capaci di ledere i diritti dell'essere umano. Persino nelle carceri, luoghi concepiti non a caso con lo scopo di punire attraverso l'isolamento gli elementi problematici e al contempo proteggere il resto della società, l'isolamento non deve mai protrarsi oltre un certo periodo per non diventare insostenibile.
Eppure spesso dimentichiamo che ci sono luoghi in cui isolamento e impossibilità di espressione sono all'ordine del giorno: i circhi. In Italia oggi, secondo le stime della Lav, ci sono 2 mila animali selvatici al servizio dell'industria circense. Questi animali più di tutti gli altri sono costretti all'immobilità e a trascorrere giornate sempre uguali.
A differenza nostra non possono organizzarsi né protestare, ma a loro modo riescono comunque a mostrarci il loro disagio: negli ultimi 24 anni sono stati registrati 478 incidenti che hanno coinvolto 889 animali selvatici presenti nei circhi dell'Unione Europea. Secondo i dati diffusi da Eurogroup for Animals, i paesi in cui si sono verificati il maggior numero di incidenti sono Germania, Francia e Italia.
Ciclicamente le cronache raccontano di elefanti e cammelli scappati dai recinti e di aggressioni da parte di tigri e leoni. Nonostante questa situazione sia la ben nota, i circhi continuano largamente a impiegare i selvatici come previsto dalla legge. Inoltre, i sequestri per maltrattamento sono estremamente rari e i proprietari dei circhi spesso provano un genuino amore nei confronti degli animali delle loro strutture. Due circostanze che sembrano suggerire che i selvatici non se la passino così male sotto i tendoni, ma è davvero così?
Il divulgatore esperto in diritti degli animali Ermanno Giudici spiega a Fanpage.it che "I circensi non maltrattano i loro animali dal punto di vista fisico, salvo alcune eccezioni, ma è la vita stessa del circo che presuppone un maltrattamento etologico: una giornata è lunghissima quando non si ha niente da fare, e un animale che per lungo tempo si trova in questa situazione muore dentro".
"Gli animali nei circhi non possono essere loro stessi"
Gli animali nei circhi non sono liberi di esprimere quei comportamenti innati che caratterizzano la specie a cui appartengono, il cui insieme nel linguaggio scientifico è noto come etogramma. Un leone deve presidiare il proprio territorio secondo precise modalità, un elefante ha la necessità di vivere in un gruppo di suoi simili seguendo regole sociali, e così via. Questi bisogni basilari diventano desideri mai soddisfatti nella vita degli animali dei circhi, con pesanti ripercussioni sul loro benessere.
"Gli animali che soffrono di più sono gli elefanti perché sono abituati a spostarsi molto e a vivere in comunità – sottolinea Giudici – Ma tutti gli animali che vivono in cattività sono colpiti dallo stesso male: la noia. Questo accade perché non hanno nulla da fare per far passare la giornata che è scandita solo dal ritmo circadiano, e non da attività compatibili con il loro benessere e con le loro necessità etologiche. Questo accade ogni volta che un animale selvatico si trova in cattività, ma spesso negli zoo vengono attuate delle strategie per stimolarli, ad esempio nascondendo il cibo oppure modificando periodicamente la struttura". Queste possibilità però data la conformazione dei circhi, che dev'essere più snella possibile per poter viaggiare, spesso non vengono attuate.
Gli animali vivono tutta la loro esistenza all'interno di recinti circondati da sbarre e con una superficie decisamente inferiore a quella che sarebbe necessaria per farli sentire sicuri e a loro agio. La loro unica attività è l'addestramento, e questa può essere anche l'unica occasione di socialità, ma proprio per questo può essere molto stressante e avere risultati imprevedibili. Ne hanno avuto la prova gli spettatori che il 23 dicembre scorso si sono recai al Circo Orfei a Licola, nel Napoletano, per assistere allo spettacolo "Il Re Leone". Quella sera un gruppo di leoni si è ribellato all'addestratore che era con loro nella gabbia. La causa scatenante stata nella presenza di tanti individui in uno spazio molto piccolo. "Gli animali dei circhi sono iper compressi, ecco allora che nel primo momento in cui possono sfogarsi lo fanno. I felidi si rapportano tra loro in modi che a noi appaiono cruenti ma raramente arrivano a uccidersi. Nelle situazioni di cattività, però, la reazione è indotta dall'uomo e per questo può portare a conseguenze difficili da prevedere. I leoni sono animali pigri che quando hanno mangiato non si spostano molto, ma una gabbia vuota di 10 metri quadri non può in nessun caso essere fonte di benessere".
Lo sa bene Giudici che nella sua vita ha prestato servizio come Guardia zoofila proprio per le ispezioni nei circhi e oggi, in qualità di esperto, insegna alle Forze dell'ordine come riconoscere le condizioni di maltrattamento. "La situazione peggiore l'ho vista all'interno del circo Martini in Lombardia: durante un sopralluogo trovai un coccodrillo del Nilo, lungo oltre 3 metri, chiuso all'interno di un carrozzone dal quale non poteva mai uscire mai. Questo è maltrattamento, anche se parliamo di un rettile e non di un mammifero".
Grazie a quell'ispezione è partita una denuncia per maltrattamento culminata nel 2016 in una condanna. Come si legge nella sentenza, la veterinaria che entrò nella struttura rilevò una "grave inadeguatezza delle condizioni di detenzione degli animali, ritenute fonti di inutili sofferenze e volutamente afflittive, in considerazione degli spazi angusti di detenzione e che non rispettano i fabbisogni etologici di specie". Tra gli animali sequestrati c'era anche un avvoltoio deceduto a seguito di un cronico stato di debilitazione e malnutrizione. Lo stato dell'animale era tanto disperato da non riuscire a volare: "Essendo i muscoli pettorali, principali motori del volo, interessati da atrofia muscolare, si può assumere che la funzione del volo fosse fortemente compromessa".
Il bisogno di nuotare dei coccodrilli o di volare degli uccelli, e molti altri, restano inalterati in tutti gli animali selvatici, anche in quelli che non provengono dal contesto naturale ma da coppie che si sono riprodotte già in cattività. "Gli animali che nascono in cattività restano selvatici, non diventano improvvisamente domestici. Gli animali domestici, come ad esempio il cane e il cavallo, sono diventati tali a seguito di un processo durato millenni chiamato domesticazione. Animali selvatici che siano stati riprodotti in cattività negli ultimi 50 o anche 100 anni non smettono di essere ciò che sono".
Per sanare questa condizione, giudicata insostenibile dagli attivisti per i diritti degli animali e dagli esperti di fauna selvatica, il Parlamento italiano all'interno della legge delega in materia di spettacolo ha approvato anche la graduale dismissione degli animali nei circhi. A distanza di quasi 3 anni però la legge non ha mai trovato attuazione e il deputato del Movimento 5 Stelle Alessandro Caramiello ha presentato una nuova proposta per riaccendere il dibattito.
Una nuova proposta di legge per salvare gli animali dei circhi
"È anacronistico a parlare ancora nel 2025 di tenere gli animali selvatici in gabbia – spiega Caramiello a Fanpage.it – Tra l'altro, moltissimi paesi del mondo stanno vietando i circhi con gli animali come Austria, Belgio, Paesi Bassi, Spagna e altri". La proposta di legge prevede degli incentivi per supportare le aziende nella conversione: "L'obiettivo principale è puntare tutto sulla maestria dei circensi, senza sfruttare gli animali". La proposta prevede, entro un anno dall’entrata in vigore, il divieto di detenere animali, garantendo così la possibilità per le attività esistenti di una riconversione graduale.
Il lavoro è contestuale al pressing per ottenere i decreti attuativi della legge del 2022 secondo il deputato: "Parliamo di un Governo che non è né animalista né ambientalista e lo abbiamo visto più volte, per esempio in tutte le liberalizzazioni attuate in favore dei cacciatori. Non può esistere quindi da parte dell'esecutivo la volontà di realizzare i decreti attuativi necessari".
La proposta di legge torna a citare espressamente la riforma figlia del Movimento 5 Stelle che ha inserito la tutela di ambiente e animali in Costituzione: "Non possiamo dimenticare l'articolo 9 della Costituzione secondo cui la tutela dell'ambiente e della biodiversità è in evidente contrasto con l'esibizione e la spettacolarizzazione degli animali nei circhi".