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Per più di ottant'anni, abbiamo creduto che fosse ormai scomparso per sempre. L'insetto stecco gigante dell'isola di Lord Howe, una specie enorme e incapace di volare, è stato infatti dichiarato estinto nel 1920. Conosciuto in inglese come "aragosta degli alberi" (tree lobster), viveva sull'isola di Lord Howe, tra Australia e Nuova Zelanda. La sua storia, tuttavia, non era ancora conclusa e nel 2001, contro ogni previsione, venne scoperta una piccolissima popolazione sopravvissuta e aggrappata a un enorme scoglio isolato in mezzo al mare. Da quel momento è iniziato un nuovo capitolo di una storia di conservazione di successo che ha salvato una specie dall'estinzione e che molto presto potrebbe finalmente tornare a casa.
La scomparsa e la riscoperta dell'insetto stecco di Lord Howe

Originario dell'omonima isola australiana nell'oceano Pacifico, Dryococelus australis – questo il suo nome scientifico – era scomparso rapidamente dopo l'arrivo dei ratti nel 1918, sbarcati dalla nave scozzese SS Makambo arenatasi il 15 giugno proprio su Lord Howe. I roditori, trovando in questi insetti facili prede, decimarono la popolazione nel giro di un paio d'anni, al punto che per decenni si è creduto che la specie fosse ormai definitivamente estinta dal 1920. E invece non era così, almeno non altrove.
Nel 1964, un gruppo di scalatori trovò alcune esuvie – le "pelli" abbandonate dagli insetti dopo la muta – su un enorme faraglione roccioso a circa 23 km da Lord Howe: la piramide di Ball, uno scoglio appuntito in mezzo al mare praticamente inaccessibile. Fu però solo nel 2001 che la riscoperta venne definitivamente confermata: lì, aggrappati alle rocce spazzate dal vento, sopravvivevano ancora 24 individui. Due coppie vennero raccolte e portate in due centri specializzati in Australia per avviare un ambizioso programma di riproduzione in cattività.
Un grande sforzo internazionale per salvare la specie

Da allora è iniziata così una corsa contro il tempo per salvare la specie dall'estinzione. E recentemente, anche il giardino zoologico di Praga si è unito a questo grande progetto internazionale. Solo sei istituzioni in tutto il mondo sono riuscite a far riprodurre l'insetto stecco in condizioni controllate. Tra queste, solo Londra, San Diego e ora Praga li espongono per permettere al pubblico di osservarli, offrendo così una rarissima occasione per incontrare da vicino una specie che abbiamo rischiato di perdere per un soffio.
Il pericolo, tuttavia, non è ancora scampato. Gli insetti stecco di Lord Howe sono estremamente delicati e molto sensibili a batteri e virus. Proprio per questo, gli zoo hanno dovuto costruire edifici climatizzati progettati appositamente per loro, con sistemi di disinfezione all'ingresso e accessi consentiti solo a persone autorizzate. Non è un semplice animale esposto tra tanti, ma un vero e proprio laboratorio di conservazione. Nel 2006, la popolazione di insetti in cattività contava circa 50 individui, oggi sono invece migliaia, pronti per tornare a casa.
Tutto pronto per il ritorno a casa nel suo habitat originale

L'obiettivo finale, naturalmente, è quello restituire l'insetto stecco di Lord Howe alla sua isola. Un sogno che oggi, dopo anni di sforzi e migliaia di uova accudite e fatte schiudere in cattività, sembra finalmente possibile. Dal 2019, infatti, sull'isola di Lord Howe non ci sono più ratti, grazie a uno dei programmi di conservazione più ambiziosi mai realizzati. Gli ecosistemi dell'isola hanno quindi cominciato a riprendersi e nel 2022 è ricomparsa anche la blatta di Lord Howe (Panesthia lata), che si pensava avesse subito lo stesso destino.
A partire dal 2023, l'insetto stecco è stato già reintrodotto sul vicino isolotto di Blackburn Island per pianificare al meglio il suo ritorno in natura. E se tutto proseguirà per il verso giusto, molto presto potrà finalmente tornare anche a Lord Howe. La storia di questa specie e del suo salvataggio è oggi uno dei più grandi traguardi internazionali per la conservazione della biodiversità. Una vera e propria lezione su come la volontà umana di rimediare agli errori può davvero riscrivere anche i destini che sembrano già segnati.