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26 Ottobre 2024
10:00

Come siamo riusciti a fare la prima risonanza magnetica della storia a una pecora sveglia

Effettuare una risonanza magnetica a un animale sveglio è quasi impossibile, ma un gruppo di scienziati ci è riuscito con le pecore, grazie a qualche premio e a una bella dose di affetto e carezze.

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Foto da Pluchot et al., 2024

Studiare il cervello attraverso immagini di risonanza magnetica (MRI) da animali svegli e senza sedazione è sempre stato piuttosto complicato, soprattutto per le specie difficilmente addestrabili. Finora, gli scienziati ci erano infatti riusciti solo con i cani e, naturalmente, con gli esseri umani, gli unici animali in grado di restare fermi, ma vigili, all'interno del macchinario. Ma uno studio recente, pubblicato sulla rivista Behavior Research Methods, ha dimostrato per la prima volta che è possibile addestrare e abituare anche le pecore a partecipare volontariamente a una MRI, aprendo nuove strade per la ricerca sul cervello ovino e non solo.

Fino a oggi, per effettuare MRI su una pecora si è sempre dovuto ricorrere all'anestesia. Questo metodo, pur garantendo l'immobilità necessaria per la procedura, presenta però parecchi limiti. L'anestesia, infatti, è innanzitutto non priva di rischi per la salute dell'animale e può anche alterare i normali processi cerebrali, compromettendo così lo studio delle funzioni cognitive alterando i dati. Inoltre, anestetizzare o sedare un animale azzera completamente la natura non invasiva di una risonanza, poiché richiede la somministrazione forzata di farmaci per via endovenosa e intubazione.

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Foto da Pluchot et al., 2024

Un team di ricercatori francesi è riuscito però a sviluppare un protocollo tanto semplice quanto innovativo, che prevede un addestramento graduale basato su rinforzi positivi, come cibo e carezze, appositamente ideato per insegnare alle pecore a collaborare durante la MRI. Questo processo di addestramento si svolge in due fasi principali. Nella prima, le pecore imparano a rimanere tranquille e rilassate in un ambiente controllato, associando la posizione immobile ai premi. Nella seconda fase, gli animali vengono abituati al rumore e alle vibrazioni tipiche di una risonanza magnetica, fino a quando non sono pronti a sottoporsi all'esame vero e proprio senza stress.

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Foto da Pluchot et al., 2024

Il successo inaspettato di questo protocollo è stato dimostrato con immagini cerebrali di alta qualità ottenute da sei delle dieci pecore – cinque maschi e cinque femmine – coinvolte nello studio. Questi risultati non solo mostrano la fattibilità di effettuare una MRI su pecore sveglie e rilassate, ma aprono inevitabilmente anche la strada a studi futuri sulle capacità cognitive degli ovini e  perché no, di altri animali. L'uso della risonanza magnetica su animali non sedati permette infatti di analizzare il cervello in condizioni più naturali, offrendo un quadro molto più accurato delle funzioni cerebrali e dei meccanismi cognitivi.

Questo approccio rappresenta perciò un enorme passo avanti per la ricerca neurocognitiva sugli animali, consentendo anche di condurre studi in maniera più etica e rispettosa del loro benessere. Grazie a questo nuovo protocollo, sarà ora possibile investigare come mai prima d'ora anche funzioni cognitive molto più complesse, come la memoria e l'apprendimento, in un contesto che non prevede più l'uso di farmaci invasivi o forzature che costringono gli animali a restare fermi contro la loro volontà. Potrà sembrare strano, ma siamo riusciti anche grazie al potere della relazione con questi mammiferi sociali, con qualche premio, e a una bella dose di affetto e carezze.

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