
Invecchiare, per la maggior parte degli esseri viventi, significa perdere gradualmente neuroni, massa muscolare, capacità riproduttiva e anche la capacità di guarire le ferite. Anche se la scienza ci aiuta quantomeno a rallentare l'inesorabile scorrere del tempo – per esempio con l'esercizio fisico o una dieta ricca e bilanciata – il vero sogno proibito degli esseri umani rimane solo uno: fermare o addirittura invertire l'invecchiamento, rigenerarsi in una versione più giovane di sé.
Un sogno che, a quanto pare, è già realtà per un piccolo verme platelminta chiamato Schmidtea mediterranea, meglio conosciuto come planaria. Questo piccolo invertebrato, che vive in acqua dolci e misura appena pochi millimetri, è il principale soggetto degli studi di Longhua Guo dell'Università del Michigan, che lo considera un modello unico per comprendere l'invecchiamento. Il motivo? Le planarie sono considerate "immortali": possono infatti rigenerare qualunque parte del loro corpo, anche una testa intera dopo essere state decapitate.

Ma la vera scoperta di Guo e del suo team è ancora più incredibile: non solo le planarie riescono a rigenerare il loro corpo (cosa ormai ben nota), ma lo fanno tornando indietro nel tempo biologico. Studiando planarie adulte e ormai alla fine del loro ciclo biologico, i ricercatori hanno infatti notato i segni tipici dell'invecchiamento: occhi deformati, fertilità ridotta, perdita di neuroni e tono muscolare. Tuttavia, quando la testa di questi animali veniva recisa, ne ricresceva una nuova… con occhi perfettamente normali.
E non finisce qui: dopo la rigenerazione, anche la fertilità migliorava e le planarie sembrano tornare a funzionare come se fossero vermi molto più giovani. È come se, perdendo un pezzo del proprio corpo, riavviassero da capo il proprio intero sistema biologico. La chiave di questo fenomeno, secondo gli autori, potrebbe essere nelle cellule staminali adulte, che questi vermi non sembrano diminuire con l'età, a differenza di noi mammiferi. La rigenerazione, inoltre, sembra anche resettare l'attività dei geni coinvolti nell'invecchiamento.
Nel loro studio pubblicato sulla rivista Nature Aging, il team ha quindi confrontato i dati genetici delle planarie con quelli di topi, ratti e umani. Il risultato? Molti dei tratti molecolari coinvolti nell'invecchiamento sono condivisi. Ancora più sorprendente è che i vermi "ringiovaniti" mostrano molte somiglianze con i topi sottoposti a interventi per allungare la vita. Per Guo, il messaggio è chiaro: il declino legato all'età potrebbe essere reversibile non solo nelle planarie, ma anche in altri organismi. Magari, un giorno, anche per noi.