Un ambizioso progetto di recupero della tigre portato avanti in un angolo remoto della Russia, ha segnato un punto di svolta per la conservazione globale. Nella regione del Pri-Amur dell'estremo oriente russo, dove le tigri erano scomparse da più di cinquant'anni, un gruppo di conservazionisti ha riportato in vita questa maestosa specie, ripristinando una piccola popolazione vitale utilizzato un approccio innovativo: il recupero e il rilascio di cuccioli di tigre rimasti orfani.
Tra il 2012 e il 2021, un team internazionale di ricercatori e conservazionisti guidato dall'Accademia Russa delle Scienze, Società Geografica Russa e dalla Wildlife Conservation Society, ha liberato liberato con successo diversi cuccioli riabilitati per reintrodurre nel suo habitat storico la tigra siberiana (o tigre dell'Amur). Questo ambizioso progetto, documentato in uno studio pubblicato sul Journal of Wildlife Management, dimostra che con dedizione e scienza è possibile riscrivere il destino di interi ecosistemi.
Il ritorno delle tigri orfane in natura nella regione del Pri-Amur in Russia
La chiave del successo è stata la riabilitazione dei cuccioli in condizioni semi-selvatiche, con un'attenzione scrupolosa a evitare l'interazione con gli esseri umani. I cuccioli, trovati nei boschi delle montagne Sichotė-Alin', sono stati cresciuti in recinti appositamente progettati, dove hanno imparato a cacciare prede vive, sviluppando le competenze necessarie per sopravvivere autonomamente in natura e son ostati liberati una volta raggiunta la fase sub-adulta, ovvero 18 mesi di età.
Prima del rilascio, ogni tigre è però stata dotata di un collare GPS per monitorarne i movimenti e l'adattamento. E i dati raccolti da sei tigri diverse hanno dimostrato chiaramente che i giovani predatori erano in grado di cacciare con la stessa efficacia delle tigri selvatiche, predando per lo più animali selvatici come cervi e cinghiali, e raramente attaccando il bestiame. I ricercatori hanno documentato nel complesso 132 predazioni avvenute con successo.
Un solo piccolo intoppo e la nascita di nuovi cuccioli in natura
Tuttavia, un singolo caso ha messo in luce le prevedibili sfide di tutte le reintroduzioni. Una delle tigri, sconfinata in Cina, dove le prede selvatiche sono meno numerose, ha attaccato e ucciso diversi animali domestici, tra cui 13 capre in una singola stalla e in una sola notte. Una volta tornata in Russia, i ricercatori son ostati costretti a catturarla e trasferirla in cattività per evitare ulteriori conflitti che avrebbero probabilmente segnato il suo stesso destino.
Ma nonostante questo "piccolo" intoppo, il progetto ha avuto un successo straordinario: delle sei tigri rilasciate inizialmente, cinque si sono adattate perfettamente al loro nuovo ambiente senza interferire con le attività umane. A queste si sono aggiunti poi altri otto individui rilasciati successivamente, che hanno contribuito alla nascita di almeno 12 cuccioli, segnando così l'inizio di una nuova storica popolazione stabile e indipendente.
Un approccio innovativo da replicare per salvare le tigri
Viatcheslav Rozhnov, ex direttore dell'Istituto di Ecologia ed Evoluzione Severtsov e tra i coautori principali dello studio, ha sottolineato l'importanza di questi risultati: «Questo successo dimostra che è possibile riabilitare cuccioli in un ambiente semi-captivo, insegnare loro a cacciare e reintrodurli in natura. Questo approccio può essere replicato in altre parti dell'Asia, dove le tigri sono scomparse ma, gli habitat sono ancora adatti».
Studi recenti condotti sempre da Wildlife Conservation Society e guidati da Eric Sanderson, dimostrano che ci sono oltre 700.000 km² di habitat potenziale per le tigri in Asia ancora "vuoti". Oggi le tigri occupano appena l'8% del loro areale storico, ma riportare i grandi felini in queste aree richiede necessariamente la soluzione di problemi molto complessi: il ripristino delle popolazioni di prede naturali, la riduzione del bracconaggio e l'eliminazione delle minacce che hanno causato la loro scomparsa.
Il successo del Pri-Amur, una speranza internazionale condivisa
Il successo ottenuto in Pri-Amur dimostra non solo che le tigri orfane possono tornare in natura e che è possibile reintrodurre con successo la specie, ma sottolinea anche l'importanza per la conservazione della collaborazione internazionale. A questo ambizioso progetto hanno partecipato ricercatori e conservazionisti di otto diverse organizzazioni provenienti da vari paesi, che hanno unito le forze per salvare i cuccioli orfani trasformandoli in pionieri di una nuova era per la conservazione.
Come ha infatti affermato Dale Miquelle, autore principale dello studio, «Questo lavoro dimostra che, con preparazione e attenzione ai dettagli, possiamo riportare le tigri nelle aree da cui sono scomparse, creando una strada per il loro futuro e, con essa, per la biodiversità globale». La rinascita delle tigri in questo angolo remoto della Russia non è solo un trionfo della conservazione, ma un messaggio di speranza: con impegno, scienza e cooperazione, è possibile riparare i danni alla natura causati dalle attività umane.