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16 Aprile 2025
12:48

Come i coccodrilli sono sopravvissuti a due estinzioni di massa

I coccodrilli sono sopravvissuti a ben due estinzioni di massa grazie alla loro sottovalutata flessibilità ecologica. Questi antichi rettili hanno infatti una storia evolutiva tutt'altro che statica, ma se riusciranno a sopravvivere anche a una terza estinzione di massa questa volta dipenderà quasi esclusivamente da noi.

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I coccodrilli di oggi sono i superstiti di un’antico gruppo comparso oltre 200 milioni di anni fa e che è sopravvissuto a ben due estinzioni di massa. Foto da Wikimedia Commons

I coccodrilli sono qui da decine di milioni di anni e nell'immaginario comune sono rimasti più o meno sempre uguali nell'aspetto per tutto questo tempo, come quelle specie che una volta venivano chiamate erroneamente chiamate "fossili viventi". In realtà, la loro storia evolutiva è infatti tutt'altro che statica. Lo conferma un nuovo studio recentemente pubblicato sulla rivista Palaeontology, che ci invita a guardare questi antichi rettili con occhi nuovi: non come grossi predatori rimasti bloccati nel tempo, ma come maestri dell'adattamento evolutivo, che sono sopravvissuti a ben due estinzioni di massa, inclusa quella che ha spazzato via quasi tutti i dinosauri.

I coccodrillI di oggi: 230 milioni di anni e non sentirli

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Gli antenati dei coccodrilli di oggi, i crocodilomorfi, erano animali molto diversi e più flessibili da un punto di vista ecologico. Immagine da Wikimedia Commons

I coccodrilli di oggi – ovvero il gruppo che include coccodrilli, caimani, alligatori e gaviali – sono gli unici superstiti di un'antico gruppo chiamato crocodylomorpha, comparso per la prima volta sulla Terra circa 230 milioni di anni fa. Era un'epoca in cui i continenti avevano ancora nomi da atlante geologico e i dinosauri cominciavano appena a farsi largo sul Pianeta. Nel corso della loro lunga storia, i crocodilomorfi sono riusciti in qualcosa che pochissimi altri gruppi animali possono vantare: superare ben due estinzioni di massa, eventi catastrofici che hanno spazzato via gran parte della vita sulla Terra. Il segreto? Una sorprendente capacità di adattamento, sia in fatto di dieta che di habitat.

Oggi siamo infatti abituati a considerare i coccodrilli come predatori semi-acquatici, perché è così che vivono tutte le specie: appostati tra i canneti di fiumi e paludi, aspettano pazientemente il momento giusto per afferrare una preda di passaggio. Questa immagine "moderna" è però fuorviante. Nella loro lunghissima storia evolutiva, i coccodrilli non sono stati sempre così. I loro antenati oggi estinti, infatti, avevano abitudini molto diverse e occupavano una varietà enorme di altre nicchie ecologiche: c'erano specie erbivore e terrestri, carnivori iperspecializzati, e generalisti pronti a mangiare qualsiasi cosa e a vivere un po' dappertutto. Ed è proprio quest'ultima categoria ad aver fatto la differenza.

Il segreto per sopravvivere a due estinzioni di massa

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Analizzando denti e crani fossili e di specie attualmente viventi, i ricercatori hanno ricostruito le abitudini alimentari e la dieta di questi animali nel corso degli ultimi 230 milioni di anni. Foto da Wikimedia Commons

Durante l'estinzione di massa avvenuta alla fine del Triassico, ovvero circa 201 milioni di anni fa, a sopravvivere non furono i predatori carnivori che conosciamo oggi, ma i crocodilomorfi più generalisti e terrestri, ovvero quelle specie in grado di mangiare un po' di tutto, di adattarsi a habitat differenti e che non dipendevano da specifiche prede oppure da ambienti molto ristretti. Come accade quasi sempre durante un'estinzione di massa, a sparire per primi sono gli animali più specializzati: quelli che mangiano poche cose, quelli che vivono solo in habitat molto specifici, quelli che – in linea generale – dipendono da risorse e condizioni molti limitate sparite improvvisamente.

La flessibilità e la non specializzazione di questi crocodilomorfi è stata quindi la chiave per poter sopravvivere e che ha funzionato di nuovo anche alla fine del Cretaceo, 66 milioni di anni fa, quando un asteroide ha messo fine all'era dei dinosauri non-aviani. Ma come fanno i paleontologi a capire cosa mangiava e come viveva un animale vissuto centinaia di milioni di anni fa? Analizzando forma e struttura di denti e crani fossili. Un set di denti appuntiti e seghettati suggerisce una dieta carnivora. Un morso robusto e piatto fa pensare a un'alimentazione a base di vegetali. E la forma del cranio ci dice molto su come quell'animale masticava e cacciava.

Cosa ci insegnano i coccodrilli sul futuro

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Oggi i coccodrilli stanno affrontando una nuova estinzione di massa, ma se sopravviveranno o meno dipende esclusivamente da noi. In foto un gaviale del Gange. Foto da Wikimedia Commons

Per realizzare questo studio, gli autori hanno esaminato i crani di 99 specie fossili di crocodilomorfi e di 20 specie di coccodrilli ancora viventi. Utilizzando questi dati e confrontando tra loro denti e forme del cranio (anche con mammiferi e altri rettili moderni), sono così riusciti a ricostruire come sono cambiate le abitudini alimentari e la dieta di questi animali nel corso degli ultimi 230 milioni di anni di evoluzione. Oggi sopravvivono solo 26 specie di coccodrilli e affini, quasi tutte legate agli ambienti d'acqua dolce. Loro sono gli ultimi superstiti di ben due apocalissi globali e continuano a esistere ancora oggi proprio grazie alla loro flessibilità ecologica.

Ma la sfida più grande è quella che li attende ora: la sesta estinzione di massa, causata non da un asteroide o da una catastrofe climatica, ma da distruzione di habitat, urbanizzazione, inquinamento e surriscaldamento globale provocato dalle attività umane. Specie come il gaviale del Gange, il coccodrillo cubano o quello siamese sono purtroppo a un passo dall'estinzione. Eppure, se proteggiamo i loro habitat e riduciamo le minacce, il loro passato dimostra che possono ancora adattarsi e sopravvivere. Tuttavia, se riusciranno a superare anche una terza estinzione di massa questa volta dipende molto più da noi che da loro.

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