Quando si parla di intelligenza animale, i cani sono sicuramente tra quelli che più di tutti continuano a stupirci per la loro capacità di percepire il mondo e interagire con esso in modi complessi e talvolta persino inaspettati. Un nuovo studio condotto dall'Università Eötvös Loránd di Budapest, in Ungheria, ha infatti dimostrato che il miglior amico degli esseri umani, quando deve generalizzare un oggetto, tende a dare maggiore importanza alla consistenza, piuttosto che alla sua forma.
«Volevamo capire in che modo i cani, una volta familiarizzato con un oggetto specifico, riuscissero a discriminarne altri», spiega Andrea Sommese, ricercatore alla ELTE University di Budapest e coautore dello studio pubblicato su Scientific Reports. «Noi umani, per esempio, associamo il nome di un oggetto soprattutto alla sua forma. Da bambini, una volta visto un cappello imparato il suo nome, riusciamo riconoscerne facilmente altri a prescindere dal colore o dal materiale con cui sono fatti».
L'idea è semplice, ma non così facile da dimostrare: se un cane impara cos'è una pallina, riesce a riconoscerne altre? E lo fa valutando la sua forma o altri elementi?
Uno studio tra gioco e scienza
Per scoprirlo, 35 cani sono stati addestrati a familiarizzare con un oggetto specifico chiamato "Dax", un nome neutro pensato per non fornire indizi su forma, colore o materiale e già utilizzato anche per i test con i bambini. «Chiedevano quindi ai cani di andare in una stanza e prendere ‘Dax‘ scegliendo tra due oggetti che avevano o la stessa forma o che erano fatti dallo stesso materiale di quello con cui avevano familiarizzato», spiega Sommese. E i risultati del test hanno fatto emergere diversi comportamenti interessanti.
«Abbiamo notato che i cani iniziano il loro processo decisionale in modo visivo, proprio come noi – sottolinea il ricercatore – tuttavia, quando interagiscono fisicamente con l'oggetto – mordendolo o raccogliendolo – passano a un'analisi più tattile, preferendo la consistenza». Questo comportamento contrasta con quanto osservato, per esempio, in noi esseri umani. I bambini, già dai 2-3 anni, tendono infatti a generalizzare gli oggetti in base alla forma.
Una prospettiva diversa rispetto a noi umani
Questa differenza è legata soprattuto al fatto che noi umani ci affidiamo principalmente alla vista per analizzare e interpretare il mondo, mentre i cani integrano una gran varietà di altri segnali sensoriali per esplorare ciò che li circonda e prendere decisioni. «Il nostro studio offre un nuovo tassello per comprendere come gli animali non umani, e in particolare i cani, elaborano le informazioni sul mondo che li circonda», continua ancora Sommese.
«Nonostante si dica spesso che i cani vivano in un mondo dominato dall'olfatto, cosa che naturalmente in parte è vera, la realtà è molto più complessa. Anche loro utilizzano fortemente la vista per il riconoscimento iniziale, ma successivamente fanno poi affidamento su altri sensi, tra cui il tatto». I cani, quindi, come noi fanno inizialmente affidamento sui segnali visivi, tuttavia integrano queste informazioni per prendere una decisione finale, attraverso il tatto.
Generalizzare non è però sempre così semplice per i cani
Un altro aspetto emerso dallo studio riguarda le difficoltà di alcuni cani nel generalizzare gli oggetti. Quando veniva chiesto loro di scegliere tra due oggetti che si distinguevano solo per forma o consistenza, alcuni mostravano incertezza o si stancavano presto, suggerendo che per il "cane medio" sia un processo leggermente meno immediato rispetto a quanto avviene in noi esseri umani. «Questo non significa che i cani non siano in grado di generalizzare, ma che il loro modo di farlo segue logiche diverse dalle nostre», sottolinea Sommese.
«Per i cani ‘gifted', quelli con capacità linguistiche superiori, non abbiamo ancora dati sufficienti per capire se mostrino strategie differenti». Questo studio, infatti, è parte del Gifted Dogs Project, il progetto della ELTE University sui cani "geniali" che sono in grado di imparare e riconoscere decine – o in alcuni casi centinaia – di nomi di giocattoli. Non tutti i cani naturalmente, ci riescono. Proprio come noi, infatti, alcuni – i gifted – sono più dotati di altri.
Un mondo sensoriale ricco e variegato
Questo studio non solo amplia la nostra comprensione del comportamento canino, ma sfida anche alcuni luoghi comuni che diamo forse un po' troppo per scontati. I cani, spesso considerati animali legati esclusivamente all'olfatto, dimostrano invece di saper integrare molti più stimoli sensoriali contemporaneamente per analizzare e interpretare il mondo. «Abbiamo aggiunto un altro pezzettino al puzzle su come altri animali non umani e non verbali riescono a differenziare tra diversi oggetti», conclude Andrea Sommese
E tutto questo apre la strada non solo a ulteriori studi e ricerche sul modo in cui i cani – e altri animali – percepiscono e categorizzano gli oggetti, ma ci permette anche di entrare in maniera più intima nella sfera sensoriale e cognitiva dei nostri migliori amici che sono accanto a noi ogni giorno. Il loro universo sensoriale è tanto complesso quanto affascinante, molto più di quanto immaginiamo.