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Sabato 22 febbraio 2025 un lupo è stato trovato mentre era intrappolato nel Naviglio Grande a Gaggiano, nel Milanese. A soccorrere l’animale mentre era bloccato in un roggia sono intervenuti i Vigili del Fuoco del nucleo SAF fluviale, specializzato in operazioni sull'acqua.
L'animale era stato notato da un passante che ha subito avvertito le autorità, e dopo una complessa operazione di salvataggio i Vigili del Fuoco sono riusciti a salvarlo e affidarlo alle cure di un Cras, un Centro di recupero specializzato in animali selvatici.
Nonostante la straordinarietà dell'operazione questa però non è la prima volta che un lupo finisce nei Navigli che circondano il capoluogo lombardo. L'episodio ha quindi risvegliato le paure dei cittadini che vivono nelle campagne a ridosso di Milano e delle altre grandi città italiane dove gli avvistamenti negli ultimi anni sono diventati più frequenti. Per fare chiarezza Fanpage.it ha raggiunto Francesco Romito, esperto del lupo e vice-presidente dell’associazione Io non ho paura del lupo.
Perché c'era un lupo nel Naviglio Grande di Milano
In Italia, così come nel resto d’Europa, chi si occupa della conservazione del lupo sta affrontando una delle sfide più complesse, quella della coesistenza. Dopo essere quasi arrivato sull'orlo dell'estinzione negli anni Settanta, da diversi anni questa specie è tornata a popolare il continente e il nostro paese.
Secondo l'ultimo monitoraggio realizzato dall'Ispra in Italia ci sono circa 3.500 lupi. Questo significa che le politiche di conservazioni nazionali ed europee hanno funzionato, ma anche che moltissime comunità umane stanno scoprendo per la prima volta cosa vuol dire vivere in un territorio abitato dai lupi.
L'episodio avvenuto nel Milanese infatti fa parte di una dinamica normale nella vita di un lupo, come spiega Romito: "Possiamo ipotizzare che si tratti di un lupo giovane, un indizio è la dentatura molto bianca visibile nelle immagini a disposizione, era quindi probabilmente in una fase di dispersione, il processo che porta i nuovi nati ad abbandonare il branco di origine alla ricerca di un territorio e di un partner di sesso opposto".
I branchi di lupi hanno una gerarchia ben definita e sono composti solitamente da un numero di individui che oscilla da 3-4 fino a 6-8. All'apice c'è la coppia riproduttiva, detta anche "alpha", composta dai fondatori. Ci sono poi i cuccioli nati durante l’anno in corso, e poi altri soggetti gregari detti helper. Questi ultimi sono i fratelli maggiori, i cuccioli degli anni precedenti che una volta cresciuti decidono di restare nel branco di origine con i nuovi nati per vigilare su di loro.
I giovani lupi che non restano nel branco come helper vanno invece in dispersione, alla ricerca di nuovi territori o di un partner. Questi ultimi sono "i lupi solitari" che è possibile incontrare anche nelle zone periurbane. Non molti scelgono questa via perché comporta accettare un rischio: "Durante questo processo si stima che un animale su due muoia – spiega Romito – Questo accade perché si tratta di individui giovani e inesperti che per la prima volta compiono grandi spostamenti da soli. Le dispersioni infatti possono protrarsi per migliaia di chilometri".
La dispersione più lunga mai registrata in Europa ha visto protagonista M237, un giovane lupo che a partire nel 2022 ha attraversato quattro paesi, partendo dalla Svizzera meridionale fino a raggiungere l'Ungheria, passando per l'Italia e l'Austria. L'epilogo della dispersione dei record però è tragico ed emblematico della sorte di gran parte dei lupi solitari: è stato ucciso da un bimbo di 9 anni a cui il padre stava insegnando a cacciare nei boschi ungheresi.
"Durante questi lunghi spostamenti in cerca di aree libere da altri branchi i lupi possono arrivare in aree anche molto antropizzate. In realtà accade perché per questi animali le rive dei piccoli canali e torrenti rappresentano una delle poche vie di spostamento lontane dall’uomo". I lupi infatti, come molti altri selvatici, provano un'innata diffidenza nei nostri confronti e per questo preferiscono tenersi lontani dai centri abitati, soprattutto nelle ore diurne, mentre di notte, con le strade libere dalla presenza umana alcuni individui possono approfittarne per attraversare un centro urbanizzato, come si è visto ad esempio nel piccolo centro valdostano di Pré-Saint-Didier, dove le telecamere hanno ripreso un gruppo di nove lupi attraversare il paese.
Il giovane lupo nel Milanese invece era solo e per questo preferiva costeggiare i corsi d'acqua: "Si potrebbe quindi ipotizzare che sia finito nel canale proprio seguendo questa via, per ritrovarsi poi impossibilitato a uscirne a causa dell'inesperienza".
Un caso simile si era già verificato nel 2019 quando a finire nel Naviglio Grande furono due giovani lupi ribattezzati Diana e Ambrogio.
Il caso dei primi lupi salvati nel Naviglio: Diana e Ambrogio
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Ad aprile 2019 un maschio di circa due anni è stato trovato e salvato dai Vigili del Fuoco dalle acque del Naviglio Grande. Poco dopo la stessa sorte è toccata anche a una giovane femmina. Entrambi in un primo momento erano stati scambiati per Cani Lupi Cecoslovacchi e ricoverati all'interno di due canili sanitari, solo successivamente è emersa la verità e sono stati trasferiti al Cras Monte Adone dove hanno potuto ricevere cure adeguate, entrambi infatti erano in condizioni critiche.
Ambrogio era stato trovato mentre nuotava nel Naviglio nel tentativo di uscire dall’acqua, probabilmente si trovava così da molte ore. Lo sforzo prolungato infatti gli aveva ha causato un importante danno al cuore e ai reni. Diana invece oltre a un’infezione delle vie urinarie portava i segni inequivocabili di un colpo di arma da fuoco.
Diana e Ambrogio grazie alle cure degli esperti si sono ripresi completamente, e dopo essere stati dotati di un radiocollare GPS che permette di monitorarli sono stati liberati in natura.
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Questa sorte potrebbe toccare anche al giovane maschio trovato nel Milanese, e a tutti quelli che verranno in futuro. È probabile infatti che altri individui in dispersione seguiranno il Naviglio Grande in cerca di nuove risorse e territori da occupare.
L'espansione del lupo e la coesistenza con l'essere umano
Non è raro che i lupi decidano di stabilirsi a ridosso delle città, in un contesto periurbano, come è accaduto sul litorale romano dove sono stabilmente presenti due branchi e alcuni individui solitari. In questi luoghi il lupo trova rifugio in boschi e macchie poco frequentate, e soprattutto prede come cinghiali, daini e nutrie.
Secondo uno studio pubblicato nel 2024 sulla rivista scientifica Wiley Ecology & Evolution a prima firma del tecnologo Ispra Vincenzo Gervasi, i ricercatori hanno stimato ka distribuzione e l'abbondanza dellaa specie nell'Italia centro-meridionale. I risultati, almeno per quanto concerne il Sud, conferma la percezione generale: il lupo nell'area appenninica ha occupato il 75% delle aree potenzialmente idonee ad ospitarlo.
L'allarmismo relativo alla sicurezza però non è giustificato: per stabilirsi in un determinato contesto al lupo servono condizioni ecologiche idonee, e la prima è che non ci siano persone. Un'area frequentata da umani può essere al massimo un corridoio di passaggio per questa specie, nonostante i numeri siano in aumento. È infatti molto difficile anche per gli esperti rispondere alla domanda su quanto diventeranno frequenti episodi come quello del lupo nel Naviglio Grande.
"La specie sta continuando lentamente la sua espansione – conferma Romito – ma le minacce che incombono sulla sua conservazione, anche di carattere legislativo come il declassamento di status, fanno preoccupare".