Di cani che girano liberi se ne incontrano in tutta Italia con le dovute differenze, però, rispetto alla presenza o meno sul territorio di quelli che possono essere definiti effettivamente dei "randagi", ovvero cani che non hanno alcun umano di riferimento. E' importante dunque sapere quali sono le diverse tipologie e come comportarsi a seconda del contesto, sebbene è utile dire subito che mantenere la calma, non interagire e allontanarsi lentamente sono gli atteggiamenti migliori da mettere in atto qualora si abbia timore nei loro confronti.
Le diverse tipologie di cani liberi
- Partiamo semplicemente dal cane di proprietà lasciato senza guinzaglio che vive una condizione temporanea di libertà e con cui potremmo venire in contatto. Nella maggioranza dei casi, a meno che il soggetto non sia scappato, la persona con cui convive sarà nell'area in cui il cane sta girando.
- ci sono invece cani cosiddetti "padronali", ovvero animali che vivono in alcune zone girovagando da soli ma che hanno una persona a cui in qualche modo afferiscono.
- In diverse città del centro sud Italia esistono anche i "cani di quartiere": soggetti riconosciuti dalla legislazione locale che sono stati adottati dalla comunità e vivono in strada ma sono appunto accuditi e monitorati.
- altra tipologia che possiamo incontrare senza una persona accanto che possa controllarne il comportamento in alcuni casi sono i cani da pastore che hanno appunto una persona a cui appartengono ma che a volte capita che quest'ultima sia lontana fisicamente dal gruppo di animali;
- ci sono ancora i branchi di cosiddetti "ferali" o "semiferali" o anche "rinselvatichiti": cani che non hanno rapporti diretti con gli esseri umani, che tendono proprio a non voler contatti con la nostra specie ma di cui continuiamo a essere la loro nicchia ecologica, ovvero una fonte di risorse necessarie alla sopravvivenza. Questi individui ancora abitano in diverse località, soprattutto del centro sud Italia.
- i randagi veri e propri: come sottolineato già a inizio articolo, si tratta di individui che per diverse motivazioni (ad esempio cani abbandonati, cuccioli o ex cuccioli di animali non sterilizzati che si sono riprodotti a loro volta, etc.) si trovano in strada e non appartengono a nessuno. La legge dice che è il Sindaco, in ogni caso, ad essere responsabile del loro comportamento.
Da questo elenco sono estromessi i cani di proprietà che vivono all'interno di un contesto familiare, ad esempio soggetti che hanno accesso al giardino della proprietà. In questo articolo l'attenzione è focalizzata all'incontro fuori da un perimetro limitato da reti o mura in cui vivono uno o più soggetti.
E' importante fare questa premessa quando ci si chiede come bisogna comportarsi se si incappa in un incontro con un branco, soprattutto considerando che spesso la cronaca ci racconta episodi anche gravi di eventi in cui si hanno esiti infausti per una scorretta gestione da parte delle persone e anche per inquadrare casi di cronaca in cui spesso vengono definiti "randagi" animali che invece sono stati lasciati senza controllo.
Come comportarsi se si incontra un branco di cani liberi
In generale, l'incontro anche con un singolo cane sconosciuto e che è solo sul territorio deve metterci in una condizione di attenzione e di non approccio in modo superficiale, a maggior ragione se si tratta di più individui. Avvicinarsi a un cane di cui nulla si sa è un comportamento non corretto, anche se si ritiene che quell'individuo abbia un atteggiamento non ostile.
Saper leggere la postura di un cane e interpretare quale sia davvero la sua condizione emotiva, infatti, non è così facile come si pensa solo perché "Fido" è un animale con cui conviviamo dalla notte dei tempi e questo può invece trarci in inganno nella convinzione, appunto, che tutti i cani siano uguali.
Ciò non significa, allo stesso tempo, che i cani liberi siano aggressivi e pronti ad attaccarci, anzi: come ha sottolineato l'istruttore cinofilo Luca Spennacchio su Kodami «sono rarissimi i casi in cui la situazione può degenerare e basta sapere come comportarsi per non essere noi a innescare un problema».
Affrontiamo dunque la questione più spinosa, ovvero il caso in cui ci troviamo di fronte a un gruppo di più soggetti e siamo spaventati da quanto sta accadendo. Proprio il timore di per sé è l'elemento cui dare maggiore rilevanza perché in linea di massima un branco non ha interesse ad attaccarci a meno che non ci percepisca come un pericolo e, solitamente, i cani comunicheranno ciò in modo chiaro non partendo direttamente con l'aggressione ma manifestando il "fastidio" che provano ad esempio attraverso il ringhio e l'abbaio. Il nostro stato emotivo può alterare la percezione degli animali, soprattutto se ci esprimiamo con urla, gesti per scacciarli o attivando il comportamento predatorio iniziando a correre.
Come ha precisato Spennacchio, infatti, «il più delle volte i cani non hanno alcuna ragione di prestarci attenzione a meno che non ci avviciniamo troppo o invadiamo una zona molto “calda” del loro territorio» e questa affermazione è facile da comprendere se pensiamo ad esempio ai cani da pastore ma anche a un gruppo di randagi che gravita intorno a un terreno, ad esempio, dove le persone portano loro cibo. Ma mentre i primi hanno come loro motivazione principale la protezione del bestiame, i secondi potrebbero invece essere aperti alla conoscenza di altre persone, visto che ritengono noi umani dei fornitori di risorse e dunque non dei "nemici". Ecco che così forse è più chiara l'importanza di saper distinguere se e quando dei cani possono diventare pericolosi nei nostri confronti perché ciò dipende appunto tanto dalle motivazioni che hanno quanto dalla relazione con l'essere umano in quanto tale.
Ecco dunque i consigli in generale da mettere in pratica in ogni occasione, però, a prescindere dalla tipologia di cani e che riguardano infatti il nostro comportamento nella giusta considerazione che dobbiamo avere degli strumenti da mettere in atto per evitare il peggio.
- Se non si è riusciti ad allontanarsi con calma prima che i cani si sono avvicinati, non urlare. Alzare la voce aumenta lo stato di eccitazione degli animali: è deleterio aumentare il rumore di fondo durante una interazione che da parte dei cani era rivolta nella maggior parte delle ipotesi ad avvicinarsi per prendere l'odore della persona e comprendere attraverso l'olfatto le sue intenzioni.
- Non mettersi a correre: vale tanto se si è riusciti a vedere i cani da una certa distanza e a maggior ragione se già si sono avvicinati. Muoversi velocemente può far scattare la motivazione predatoria che in un branco aumenta di potenziale: un singolo soggetto "parte" e gli altri tendono a seguirlo nel comportamento.
- Non toccare i cani: un altro problema, diametralmente opposto alla paura, è l'eccesso di confidenza. Allungare le mani può rappresentare una minaccia, sebbene non siano queste le nostre intenzioni. Evitiamo in ogni caso di pretendere un contatto fisico con animali che non conosciamo, a maggior ragione se si tratta di un branco in cui le reazioni possono essere differenti da soggetto a soggetto.
- Non guardarli negli occhi: per un cane, ma come per la maggioranza degli animali e se ci pensate anche per noi umani, lo sguardo fisso è considerato una minaccia o una sfida. Il contatto visivo che si crea tra persona di riferimento e cane è scientificamente provato che provoca un aumento di ossitocina (il cosiddetto "ormone dell'amore") in entrambe le specie ma ciò è dovuto proprio a quel rapporto unico di totale fiducia e comprensione. Invece per un cane che non si conosce, il rischio è di sortire appunto l'effetto opposto.
- Non abbassarsi e non dare le spalle: nel momento in cui il confine è stato superato, ovvero non vi è più distanza tra noi e i cani, sempre sulla scia del consiglio fondamentale di non interagire è importante anche sapere che non dobbiamo metterci al loro livello e non dobbiamo voltare le spalle. Rimanere fermi, respirare con calma e attendere che i cani dopo aver preso l'odore si allontanino, come succede praticamente di norma, ci permetterà di uscire da una situazione che percepiamo (o obiettivamente può essere) spiacevole senza alcun danno.
- Non offrire cibo: allungare un pezzo del panino che ci eravamo portati durante la passeggiata potrebbe sembrare una buona idea. Ebbene no: non sappiamo come i cani potrebbero reagire di fronte a quella che all'improvviso diventa una risorsa, voi stessi, mentre prima magari erano solo incuriositi dal vostro passaggio. Il cibo può diventare anche un elemento di discordia tra di loro e voi potreste finirci in mezzo senza alcuna intenzione diretta dei cani di volervi azzannare.
- Non usare un oggetto per scacciarli: come giustamente ha precisato l'istruttore cinofilo su Kodami, ultimo ma non ultima avvertenza da ricordare e che può invece balenarci in mente come un gesto utile al nostro scopo e che invece proprio non va fatto è usare un oggetto per mandare via i cani o lanciarlo verso di loro in modo minaccioso. «Se tentare di scacciare un cane solitario lanciandogli appresso quello che ci capita per le mani potrebbe avere un qualche effetto dissuasivo (cosa che comunque sconsigliamo vivamente) farlo con un gruppo di cani coeso non è certo una buona idea. Potrebbero rispondere in gruppo a quella che – a loro modo di vedere – è interpretata come una minaccia bella e buona».