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8 Gennaio 2025
15:03

Come abbiamo salvato (per ora) la grande scimmia leonina dall’estinzione

La grande scimmia leonina era sull'orlo del baratro, ma è stata salvata dall'estinzione grazie a un enorme sforzo globale. Il pericolo non è scampato del tutto, ma il suo recupero rappresenta uno dei più grandi successi della conservazione.

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Con la sua voluminosa pelliccia dorata, la grande scimmia leonina è una delle sole quattro specie di uistitì dalla criniera o leontocebi rimaste al mondo, tutte confinate negli ultimi lembi di foresta atlantica, nel Brasile orientale.

Questo piccolo primate è diventato oggi un simbolo nazionale ed è raffigurato sulla banconota da 20 reais brasiliani ma dietro la sua popolarità si cela una storia lunga e travagliata che l'aveva portato a un passo dall'estinzione definitiva.

La foresta atlantica, il suo unico habitat naturale, è stata nel tempo estremamente ridotta, frammentata in piccole aree spesso insufficienti a sostenere popolazioni sane, numerose e riproduttive. Negli anni 70, la situazione era diventata estremamente critica: meno di 150 individui vivevano ancora in natura, minacciati inoltre anche dal commercio illegale di animali esotici. Eppure, grazie a uno sforzo globale senza precedenti, la grande scimmia leonina è riuscita a evitare l'estinzione.

Grazie ad ambiziosi programmi di reintroduzione, campagne di vaccinazione e progetti di conservazione mirati a ricucire gli ultimi lembi frammentati di foresta, la popolazione si è ripresa rapidamente e nel 2023 è arrivata a circa 4.800 individui. Il recupero di questa specie ha portato l'IUCN a declassare il suo status di minaccia da "In pericolo critico" a "In pericolo" già nel 2003 e ancora oggi rappresenta uno dei più grandi successi nella storia della conservazione in tutto il mondo.

Le scimmie leonine: ultime custodi della foresta atlantica

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Le quattro specie di uistitì dalla criniera o leontocebi rimaste al mondo, tutte confinate in piccole porzioni della foresta atlantica brasiliana. Immagine da Wikimedia Commons

La grande scimmia leonina (Leontopithecus rosalia), conosciuta anche come tamarino leonino dorato è una delle sole quattro specie di primati appartenenti al genere Leontocebus, che in greco significa proprio "scimmia leone". Il nome di queste piccole scimmie è un chiaro riferimento ai vistosi ciuffi di pelo ai lati della faccia, molto simili alla una criniera. Tutte e quattro specie vivono esclusivamente nella foresta atlantica brasiliana e si distinguono facilmente per la differente colorazione della pelliccia.

Hanno abitudini diurne e arboricole e vivono in piccoli gruppi familiari, dove entrambi i genitori si prendono cura dei piccoli, solitamente due a ogni parto. Mangiano prevalentemente frutta e insetti, utilizzando le loro dita allungate per scavare tra le cortecce degli alberi in cerca di larve. Purtroppo, tutte e quattro le specie rischiano seriamente l'estinzione, con il leontopiteco faccia nera o caissara (L. caissara) che se la passa peggio di tutte: la sua popolazione non supera i 400 individui.

Le ragioni di questo declino diffuso sono comuni e ben note: deforestazione, espansione dell'agricoltura, bracconaggio e commercio illegale, uniti a un'areale naturalmente già molto ristretto e a una preferenza di habitat molto specifica, hanno portato tutte e quattro le specie sull'orlo dell'estinzione. Eppure, la storia grande scimmia leonina racconta che è possibile invertire la rotta e salvare gli ultimi custodi della foresta atlantica brasiliana. Come abbiamo fatto?

L'enorme sforzo per salvare le ultime scimmie leonine

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Le femmine danno alla luce quasi sempre due piccoli

Già nel 1974, il Brasile istituì la sua prima riserva biologica, Poço das Antas, proprio per proteggere una delle ultime popolazioni di tamarini leonini dorati rimaste nel paese. A questa si aggiunsero poi l'inserito nell'Appendice I della CITES, la riserva biologica União istituita nel 1998 e triplicata in estensione nel 2017, e l'avvio di programmi di riproduzione in cattività partiti negli anni 70 anche attraverso la Associação Mico-Leão-Dourado (AMLD) e che hanno coinvolto decine di zoo in tutto il mondo.

Anche i proprietari terrieri privati hanno iniziato a creare riserve nei loro terreni, vedendo in questa specie un vero e proprio simbolo del paese. Tra la fine degli anni 70 e 80, 43 zoo e centri di riproduzione sparsi in diversi continenti stavano riuscendo a riprodurre la specie e tra il 1984 e il 2001, 146 scimmie nate in cattività erano state reintrodotte in natura. Oggi si stima che circa il 40% della popolazione selvatica discenda da questi individui, ma nonostante il successo del progetto, la popolazione non riusciva ad aumentare.

La crisi, l'epidemia e la lotta alla frammentazione degli habitat

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A partire dal 2016, una epidemia di febbre gialla ha causato un ulteriore drammatico calo della popolazione

Nonostante il successo dei programmi di riproduzione e reintroduzione in natura, nel 1996 l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), inserì la grande scimmie leonina nella categoria "In pericolo critico" all'interno della sua Lista Rossa delle specie minacciate, quella immediatamente precedente all'estinzione definitiva. La popolazione in natura faticava a crescere numericamente e il peggio doveva ancora arrivare.

Tra il 2016 e il 2018, un'epidemia di febbre gialla – la peggiore in Brasile negli ultimi 80 anni – ha causato un ulteriore drammatico calo della popolazione, diminuita del 32% secondo uno studio pubblicato su Scientific Reports nel 2019. Per far fronte a questa nuova minaccia, l'associazione AMLD, insieme a numerose altre istituzioni e enti di ricerca, ha sviluppato un vaccino d'emergenza per la febbre gialla. Dal 2020 al 2024, quasi 500 individui sono stati vaccinati con successo, creando così un nucleo protetto da ulteriori epidemie.

Un'ulteriore minaccia si è presentata sempre 2018, con il progetto di ampliamento di una grossa strada a scorrimento veloce che avrebbe isolato alcune popolazioni. Tuttavia, grazie alle pressioni e allo sforzo anche legale di AMLD, è stato costruito il primo corridoio ecologico sopra un'autostrada federale, inaugurato nel 2020, insieme ad altri passaggi sotteranei e ponti verdi per contrastare la frammentazione degli habitat e favorire la connettività.

La rinascita e il futuro della grande scimmia leonina

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Il futuro della grande scimmia leonina è ancora incerto, ma il suo recupero rappresenta uno dei più grandi successi della conservazione

Grazie agli sforzi delle associazioni, degli scienziati, dei contadini e dei programmi di reintroduzione, la grande scimmia leonina è riuscita a resistere alla perdita di habitat, al bracconaggio e all'epidemia di febbre gialla e la sua popolazione sta crescendo rapidamente e conta quasi 5.000 individui in natura. Oggi la specie è considerata "solo" in pericolo dalla IUCN, tuttavia la specie rimane ancora a rischio.

Uno studio del 2019 pubblicato su PLOS ONE ha infatti calcolato che per garantire la sostenibilità della specie sono necessari almeno 2.000 individui ogni 25.000 ettari di foresta. Sebbene l'attuale popolazione sembri soddisfare questo requisito, gran parte del loro habitat resta infatti frammentato e attualmente non ci sono grandi margini per un ulteriore espansione geografica della specie che aiuterebbe parecchio a migliorare ulteriormente il suo status di conservazione.

La lotta per salvare definitivamente la grande scimmia leonina è ancora piuttosto lontana dall'essere finita. Organizzazioni come AMLD continuano a lavorare per connettere tra loro le aree di foresta rimaste isolate, riducendo così il rischio di estinzione locale e l'inbreeding, l'accoppiamento tra consanguinei. Questa specie, un tempo sull'orlo del baratro, oggi rappresenta un grande successo per la conservazione globale, ma il suo futuro dipenderà dalla capacità di mantenere vivo l'equilibrio tra natura e sviluppo umano.

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