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20 Febbraio 2025
14:04

Chi sono i “cani potenzialmente pericolosi”? Le razze e le tipologie di cui si parla tanto e poco si sa

La cronaca continua a rimandare episodi tragici che riguardano determinate tipologie di cani. Ma poco si dice, poi, di quali sono queste razze e soprattutto delle loro caratteristiche. Considerando che la scienza ha stabilito che non possono essere classificati i cani in base alla tipologia di appartenenza, è bene sapere però l'origine e le motivazioni di cani come il Rottweiler, il Dogo Argentino, i vari Terrier di tipo Bull ma anche il Pastore Maremmano Abruzzese e il Cane Lupo Cecoslovacco per approcciare correttamente alla scelta di vivere con uno di loro.

Sono stati definiti, nel tempo, con terminologie differenti, spesso poi usate per evitare di cadere nella trappola della ghettizzazione ma comunque puntando sempre a schedarli in ipotetiche ‘black list" o "save list", sebbene veterinari e esperti etologia canina abbiano da tempo spiegato che non si può classificare l'aggressività di un cane in base alla tipologia.

Sono i "Cani potenzialmente pericolosi": questa è la terminologia più nota e utilizzata che da anni diventa la parola d'ordine di politici e opinionisti quando la cronaca, purtroppo, racconta dell'ennesima vittima causata dal comportamento aggressivo di un animale familiare.

I cani potenzialmente pericolosi in Italia e nel mondo

Questi cani, in realtà, sono definiti così in diversi paesi nel mondo che, con le dovute differenze, hanno applicato delle liste che contengono diverse razze e che hanno previsto un percorso obbligatorio a carico delle persone che scelgono di vivere con un animale appartenente a quelle tipologie.

Come ha spiegato Laura Arena, veterinaria esperta di benessere animale su Kodami: "I modelli di gestione della convivenza con i cani e i modelli di legislazione specifica sulle razze canine applicate con lo scopo di prevenire il rischio di morsicature e aggressioni da parte dei cani, sono principalmente tre: modello di proibizione completa, modello con limitazioni parziali e modello senza legge specifica sulle razze canine potenzialmente pericolose".

Il primo modello, ad esempio, è applicato nel Regno Unito in cui non c'è una lista specifica di razze ma ci si riferisce a delle caratteristiche morfologiche – in modo da ricomprendere anche i meticci – che somigliano a Pitbull Terrier, Tosa Inu, Dogo Argentino e Fila Brasileiro.

Nel secondo modello rientrano ad esempio Francia e Spagna, in cui – con alcune differenze – l'attenzione è rivolta a cani che appartengono a razze come il Pitbull Terrier, lo Staffordshire Bull Terrier, l’American Staffordshire Terrier, il Bull Terrier, il Rottweiler, il Tosa Inu, i Mastiff, il Dogo Argentino, il Fila Brasireiro, il Perro de Presa Canario e l’Akita Inu.

Nel terzo modello, infine, rientra l'Italia. Nel nostro Paese la creazione di una ‘black list' non è andata a buon fine: era stata infatti introdotta una normativa che la prevedeva, ma nel 2009 la cosiddetta “Ordinanza Martini” ha bloccato tutto, affermando che “come confermato dalla letteratura scientifica di Medicina Veterinaria, non è possibile stabilire il rischio di una maggiore aggressività di un cane sulla base dell'appartenenza a una razza o ai suoi incroci”.

Recentemente, però, la Regione Lombardia è tornata alla carica con il voler introdurre un elenco con una proposta di legge che è stata anche presentata  in Commissione Sanità e che riguarda il cosiddetto "patentino per cani", rivolto però solo a chi vive con animali inseriti, appunto, in un elenco che è stato chiamato "save list" ma che poi, leggendo il testo completo, è rivolta selettivamente a chi vive con "cani potenzialmente pericolosi".

Alla scoperta delle razze: quali sono i cani che vengono indicati come ‘potenzialmente pericolosi'

Riferendoci proprio a questa proposta, vediamo quali in Italia potrebbero diventare le razze ‘attenzionate', sebbene il punto di partenza dovrebbe essere opposto: sono le persone che devono capire che ogni cane, a prescindere dalla razza o mix, ha una sua personalità che non dipende solo dalla genetica ma soprattutto dalla sua individualità, dal contesto in cui cresce e soprattutto dalla relazione che instaura con la persona di riferimento.

E' importante però allo stesso tempo che vi sia maggiore informazione sulle origini e le caratteristiche di questi cani, perché solo partendo dalla conoscenza di chi si sta adottando (o comprando, anche) una scelta può essere davvero consapevole.

Nell'elenco della Regione Lombardia si trovano ben 26 razze, tra cui anche alcune poco presenti in Italia, come il Tosa Inu, ma che potrebbero iniziare a diffondersi sempre e solo per la stessa ragione per cui ad esempio i Pitbull affollano poi i canili: estetica e ipotetica ‘potenza' che diventa falsa emanazione dell'ego dei proprietari che li prendono solo per status symbol. Ma ci sono anche i Pastori Maremmani Abbruzzesi che, al contrario, attirano l'attenzione delle famiglie perché da cuccioli sono ‘palle di pelo bianco' ma di cui non si conosce il carattere serio e di fiero protettore delle greggi.

Questo l'elenco completo delle razze:

  • Cane Lupo Cecoslovacco
  • Cane Lupo di Saarloos
  • Cane Lupo Italiano
  • Cane da pastore dell’Asia Centrale
  • Cane da Pastore del Caucaso
  • Cane da Pastore Maremmano Abruzzese
  • Cane da Serra da Estreilla
  • Rafeiro do Alentejo
  • Rhodesian Ridgeback
  • Tosa Inu
  • Bandog
  • Boerboel
  • Akita Inu
  • Dogo Argentino
  • Fila Brasileiro
  • Tosa giapponese
  • American Pit Bull Terrier
  • Pit Bull Terrier
  • Staffordshire Bull Terrier
  • American Staffordshire Terrier
  • Bullmastiff,
  • Rottweiler
  • Cane Corso
  • Perro de Presa Canario
  • American Bulldog
  • Cane da pastore di Charplanina
  • Cane da pastore dell’Anatolia.

Di alcune a seguire indichiamo caratteristiche e storia, cercando volutamente di dare spazio a soggetti che sono particolarmente diffusi e altri di cui poco si sa nel nostro Paese.

Dogo argentino

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Noi umani ci siamo davvero impegnati tanto per ‘creare' questo cane. Perché è esattamente ciò che abbiamo fatto: prendere tipologie con caratteristiche molto peculiari, ‘mixarle' e arrivare a far nascere un cane il cui scopo doveva essere quello di cacciare i puma. Ebbene sì, il Dogo nasce in Argentina in tempi relativamente recenti, nel 1928, se si pensa che la selezione delle razze è iniziata nel 1800. E' stato un medico, Antonio Nores Martinez, che voleva un animale che lo aiutasse a fermare la predazione da parte dei puma delle sue mandrie. Il dottore, così, pensò bene di scegliere razze particolarmente possenti, iniziando da un mastino, il Viejo Perro de Pelea Cordobés, che a sua volta era un incrocio tra Bull Terrier, Mastiff e Bulldog. Ma sono ben dieci le razze in totale che sono state scelte e che poi hanno portato al Dogo Argentino come lo conosciamo oggi: Alano arlecchino, Irish Wolfhound, Boxer, Dogue de Bordeaux, Cane da montagna dei Pirenei e pure Pointer.

Di tutti questi cani il Dogo ha acquisito le caratteristiche su cui si voleva spingere, in particolare: velocità, collaborazione, affiliazione, potenza, resistenza e olfatto. Ma ha anche altre motivazioni che è bene conoscere per capire quali evocatori possono portare a dei fraintendimenti nel relazionarsi con lui. E' un cane possessivo, territoriale, competitivo, con una alta motivazione predatoria e una bassa motivazione sociale: non apprezza particolarmente la presenza di estranei, che siano persone o cani o soprattutto bambini.

Ora, non è difficile capire che la vita nelle pampas argentine è decisamente differente rispetto all'avere una casa nel centro di Milano e che lo stile di relazione con un cane che ha queste caratteristiche (e molte altre che per brevità non abbiamo riportato ma che trovate nella scheda razza dedicata su Kodami) è ciò che fa da cartina di tornasole sulla buona riuscita di un rapporto che sia sano e che consenta a persona e cane di avere una vita serena.

Come abbiamo infatti sottolineato più volte, non esistono cani aggressivi di default ma alcune situazioni (come contendersi un gioco, correre in maniera scomposta, urlare o invadere i suoi spazi) possono scatenare momenti di tensione, soprattutto perché spesso le persone non capiscono e ignorano gli avvertimenti di un molosso come il Dogo, che tale è.

Fila Brasileiro

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Un molossoide gigante: il Fila Brasileiro è conosciuto anche come il ‘mastino brasiliano‘ e in Italia ne risultano registrati solo 23 individui (Enci, ultimo aggiornamento 2023). La sua storia è particolarmente interessante e le origini si fanno partire dai cani che erano a seguito dei coloni portoghesi che arrivarono in Brasile (1500).

Ma andando a tempi più moderni, il loro rapporto con l'uomo si potrebbe dire che è stato caratterizzato dal punto di vista sociale da una necessità opposta a quella del Dogo. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, infatti, in Brasile viene scelto dalle persone meno abbienti, a differenza del cane bianco voluto dai ricchi proprietari terrieri argentini. L'epoca in cui fu selezionato era infatti caratterizzata da una situazione sociale in cui la popolazione viveva in condizioni di estrema povertà e differenze di classe e essere protetti dal cane di famiglia era un elemento fondamentale alla costante difficoltà della vita quotidiana.

Già solo con questo breve accenno alla sua storia si può immaginare quali motivazioni siano state privilegiate e spinte per formare il carattere del Fila Brasileiro: possessiva, affiliativa, territoriale e competitiva. Come il Dogo, la sua vocazione sociale è bassissima e anche scarseggia in doti comunicative: è diffidente con le persone che non fanno parte della sua stretta schiera familiare e ‘parla' attraverso posture rigide e con sguardo fisso.

In questo Mastino, del resto, scorre il dna di cani come Mastiff, Bulldog e Bloodhound secondo alcuni, mentre altri studiosi della razza hanno ipotizzato mix con cani da presa che sbarcarno in Brasile insieme agli olandesi (Precopio do Valle, "Il grande libero del Fila Brasileiro"), e che venivano lanciati anche all'inseguimento degli schiavi fuggiaschi e contro gli indigeni.

Tosa giapponese

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Ci sarebbe da chiedere alla Regione Lombardia perché hanno inserito il Tosa Inu, o Tosa giapponese, nella lista. Non perché non sia un cane di cui (come tutti gli altri, non ci stancheremo mai di dirlo) bisogna conoscerne le caratteristiche prima di decidere di viverci insieme, ma considerando che nel 2023 in Italia ne è stato registrato solo uno (dati ufficiali sito Enci). Ora, a meno che non si pensi che è stato fatto un lungimirante discorso di prevenzione, pare abbastanza evidente che queste liste vengano praticamente copiate da quelle di altri Paesi in cui sono già presenti e dove cani come questo sono effettivamente più diffusi.

Detto ciò, ci limiteremo a dirvi poche cose sul Tosa Inu in questo articolo ma rimandandovi alla scheda razza che è online su Kodami per un articolo molto dettagliato. Ciò che è importante, in breve, sapere di questo cane è che si tratta di un altro molossoide che può arrivare ad un peso di oltre 60 chili e un'altezza di 65 centimetri (il maschio). La sua stazza è imponente quanto il suo carattere che affonda radici in motivazioni spiccate come la protettiva, l'affiliativa, la competitiva, la territoriale e la possessiva. Il Tosa Giapponese ama difendere, proteggere, controllare ciò che gli appartiene e trascorrere il tempo con il suo umano di riferimento.

Questo cane è il frutto di incroci tra razze giapponesi ed europee tra cui lo Shikoku Inu, il Mastiff, il Bulldog inglese, il San Bernardo, alcuni bracchi tedeschi e il Bull Terrier. Il motivo per cui in Giappone si è sentito il bisogno di far nascere una nuova razza nel 1910 è stato quello di volere un cane di taglia gigante, resistente e competitivo a sufficienza per essere utilizzato nei combattimenti che, al tempo, in Giappone erano legali.

Anche in questo caso, qualora aumentasse il numero di soggetti nel nostro Paese, vale l'esempio fatto prima: immaginiamolo però questa volta nelle trafficate vie di Napoli mentre passeggia con accanto una persona che non si è minimamente interessata di conoscerne la storia e le caratteristiche o lasciato solo a vigilare nella villetta di famiglia dove imprudentemente viene lasciato il cancello aperto… Quel cane di certo non farebbe una bella vita, sempre pronto a scattare se qualcosa non torna dal suo punto di vista, e poi qualcuno – oltre lui – ne pagherebbe le conseguenze.

American Pit Bull Terrier e American Staffordshire Terrier

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American Staffordshire Terrier

Li abbiamo messi insieme solo per questione di brevità, avendo caratteristiche simili e facendo parte di quella tipologia così sotto i riflettori della cronaca negli ultimi tempi: i Terrier di tipo Bull. Per ognuno di loro vale un discorso molto chiaro, sempre salvando l'individualità di ogni soggetto: la selezione originale di questi cani è stata fatta per farli combattere tra di loro. Le loro motivazioni principali sono la competitiva, la possessiva e la predatoria che però possono essere equilibrate con le altre che hanno la stessa importanza per questi cani: la collaborativa e l'affiliativa. Amstaff e Pitbull, infatti, sono cani dalla ‘forte corazza e l'anima di cristallo' e la loro qualità di vita dipende davvero tanto dalla relazione che instaurano con la persona di riferimento.

Di questa tipologia di cani ne abbiamo scritto in diverse occasioni e per sottolineare sempre che il loro destino nella maggioranza dei casi è quello di riempire i box dei canili perché abbandonati da persone che li hanno scelti solo per il loro aspetto esteriore e che poi sono stati incapaci di dargli una vita degna di essere vissuta.

Staffordshire Bull Terrier

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Una menzione a parte merita lo "Staffy", che viene considerato nel pensiero comune un "Pitbull in miniatura". In Italia è abbastanza diffuso: ne sono registrati 1330 nel 2023 (sito Enci) e piace proprio perché è simile esteticamente ai suoi parenti più grandi, quindi sempre per una questione principalmente estetica. Detto ciò, la stazza non deve invece confondere e bisogna guardare alla sua personalità e alle caratteristiche che sono quelle, anche in questo caso, tipiche dei Terrier di tipo Bull.

Lo Staffordshire Bull Terrier è protettivo, competitivo e possessivo. E' un cane molto sensibile e adora giocare e stare con le sue persone di riferimento. Un buon umano, per lui, è quello attento a farlo divertire e a compensare la sua reattività indirizzandolo su altri target, dandogli così una mano a controllare la motivazione predatoria che lo caratterizza e che fu incentivata sempre per migliorare le prestazioni durante i combattimenti tra cani.

Sempre più considerato un "cane da compagnia" è importante a maggior ragione conoscere la sua storia e, soprattutto in presenza di bambini, far sì che si rispettino i suoi spazi e i momenti di riposo.

Bullmastiff

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Del Bullmastiff vogliamo subito sottolineare che è un grande amico dell'uomo. Certo, di quello che fa parte della sua famiglia ma è davvero un cane fedele e attento alle richieste delle persone cui afferisce per cui ci tiene tantissimo, si può dire che vive per loro. Come abbiamo scritto nella scheda razza dedicata su Kodami, infatti "questa razza, talvolta erroneamente considerata aggressiva, mantiene ancora oggi il desiderio di controllare e proteggere la sua famiglia e il suo territorio. Ha inoltre bisogno e voglia di far parte del gruppo: non bisogna assolutamente nemmeno pensare quindi che possa vivere da solo, fuori da casa, con l’unico compito di farvi da guardiano".

Da queste parole si evince che con un cane di questo tipo (e non solo, in realtà) il problema non è la ‘natura' dell'animale ma il modo in cui viene trattato. Il Bullmastiff nasce da una selezione finalizzata alla protezione umana e se non ci si impegna con lui nel costruire una relazione in cui viene soddisfatto il suo desiderio di affiliazione e collaborazione può dare vita a un soggetto insoddisfatto e frustrato. Relegarlo in giardino come ‘cane da guardia' è l'errore più grave che si possa fare, andando così a estremizzare solo le sue motivazioni protettiva e territoriale, facendo aumentare la competitiva se sollecitato dal passaggio esterno di estranei ad esempio, e perdendo la bellezza di un cane altamente affiliativo e collaborativo.

In Italia sono stati registrati nel 2024 205 individui e mai ad oggi è emerso un caso di cronaca che abbia per protagonista un cane di questa razza. Come abbiamo sottolineato su Kodami, però, "un altro rischio che sta correndo questa razza negli ultimi anni è quello di acquisti e adozioni basati unicamente sul suo particolare aspetto. Prima di scegliere ogni cane, infatti, è corretto chiedersi se la razza o il mix di razze a cui appartiene sia effettivamente adatto alla nostra routine e al nostro stile di vita e, quindi, non accontentarsi del fatto che sia bello".

Rottweiler

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Il Rottweiler (molosso anche lui) si gioca il primato di essere uno dei cani  più antichi del mondo. Allevato sin dai tempi dei romani, è il "molosso" per eccellenza il cui nome all'epoca era ‘mastino' che deriva da mansuetinus ovvero “mansueto, addomesticato”. Il suo compito era di proteggere le domus ma fu anche utilizzato nei teatri romani per combattere contro animali selvatici come leoni e tigri.

Agli Italiani piace molto: son ben 3103 i soggetti registrati nel 2023 ed effettivamente se ne vedono tanti in giro per le città italiane e anche, purtroppo, confinati nei giardini delle ville, chiusi dietro cancelli che se vengono lasciati aperti possono far scaturire delle tragedie orribili come quella accaduta a Manziana. Ma la verità è che ogni cane è un individuo a sé e che se si pensa che qualsiasi Rottweiler è potenzialmente pericoloso si ricade nell'errore di non comprendere che dipende tutto da che tipo di relazione ha con la sua persona di riferimento e in che contesto cresce e matura la sua personalità.

Dei Rott è importante sapere che le sue motivazioni principali sono la collaborativa, la sillegica, la protettiva, la possessiva, la territoriale, la competitiva e, importantissime, l'affiliativa e la collaborativa. Quest'ultima, infatti, fa capire come appunto il ruolo dell'umano sia l'elemento dirimente perché un cane di questo tipo possa vivere una vita serena e in linea con i suoi desideri e bisogni.

Cane corso

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2552 individui nel 2024: anche il Cane Corso piace molto agli abitanti del Belpaese secondo i dati di iscrizione dell'Enci. Ma purtroppo di questo molosso se ne sente parlare per casi di cronaca nera e non per le sue caratteristiche di animale che si lega tantissimo alla persona di riferimento e che, al pari del Rott, ha una storia antichissima.

Cane italianissimo, è un mastino che sempre i romani avevano scelto per difendere le loro dimore tanto che si pensa che l'origine del nome provenga proprio da cohors che in latino significa ‘guardia' oppure dalla parola greca krotos che indica la corte, cioè la parte di casa che questi cani avevano il compito di proteggere.  Da quelle antiche origini ne è passato tanto di tempo fino a quando è stata poi riconosciuta la razza, passando un periodo in cui si stava anche per estinguere. Solo nel 1994, infatti, il Cane Corso è diventato ufficialmente il 14esimo cane di razza italiana.

Del Corso bisogna tenere a mente due cose, in particolare: ci tiene tantissimo alle persone della sua famiglia e le vuole proteggere ad ogni costo. Motivazioni protettiva e territoriale sono la sua legge di vita e il territorio per lui è ciò che gli sta intorno: tanto la casa quanto la panchina su cui vi siete seduti per fare una breve sosta. E' un molosso, sornione e pigro all'apparenza, ma pronto a scattare se si supera quel confine che per noi umani è invisibile ma che lui sa determinare molto bene. E' così che si comporta sia con le persone che non conosce che con gli altri cani e tocca all'umano di riferimento regolare queste sue caratteristiche e equilibrarle con le sue altre motivazioni molto importanti che sono l'affiliativa e la collaborativa che vanno appunto ‘usate' anche per moderare la possessiva e la competitiva che pure lo caratterizzano.

Cane da Pastore Maremmano Abruzzese

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Uscendo dalla sfilza di molossoidi, ecco quel ‘batuffolo bianco' che viene spesso frainteso proprio per il suo candido aspetto estetico. Sono davvero molti i Pastori Maremmani Abruzzesi che vengono adottati o comprati e che poi possono causare problemi all'incolumità pubblica perché non si sa come relazionarsi con loro quando emerge la loro motivazione protettiva da guardiano degli armenti, selezionato per proteggere le greggi.

Di lui su Kodami abbiamo scritto: "Di indole mansueta ma schiva ed estremamente forte e indipendente non è certo il cane per tutti: scegliere di vivere con un Maremmano deve essere una decisione presa con grande responsabilità e consapevolezza". E questa ci continua a sembrare la migliore definizione per far riflettere le persone prima di scegliere di averne uno in casa e costringerlo pure a una vita in città.

A un Pastore Maremmano Abruzzese, la cui diffusione risale addirittura intorno al 2000 a.C., bisogna far fare ciò per cui è nato: vivere in natura e controllare che tutto vada bene intorno agli animali che sorveglia con cura e rispetto. Ancora oggi, per fortuna, tanti soggetti fanno questa vita ma proprio a causa della bellezza di questo pastore troppi sono finiti negli appartamenti di famiglie che non riescono poi a comprenderne le esigenze.

Il Maremmano ha le motivazioni protettiva e territoriale spiccatissime e non deve sorprendere se non accetta estranei che entrano in casa, se protegge insistentemente i confini della casa e le persone a cui afferisce. "Abituato da sempre a difendere gli ovini dai grandi predatori, ha un coraggio estremo e una dedizione innata alla difesa: se in cima ad un altopiano abruzzese sono caratteristiche necessarie, un po' meno lo saranno in casa quando si prenderà la responsabilità di gestire ogni movimento di parenti, ospiti, postini e idraulici, non facendosi problema ad aggredire se questi non recepiscono bene i suoi messaggi, fatti di posture immobili e rigide".

Cane Lupo Cecoslovacco

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Il Cane Lupo Cecoslovacco è un altro cane che viene tacciato di essere un potenziale ‘serial killer' a causa di episodi di cronaca che, purtroppo, lo hanno reso protagonista in negativo. Ecco, questo cane è un altro esempio della nostra brama di trasformare gli altri esseri viventi, addirittura andando ad ibridare due specie – un Pastore Tedesco e un lupo dei Carpazi – per raggiungere ancora una volta uno scopo a nostro uso e consumo: creare un animale fortemente collaborativo e legato all'uomo che fosse reattivo e pronto a pattugliare i confini dell'ex Urss in tempi di Guerra Fredda.

Della sua storia, però, poco interessa a molti che si fiondano su questa razza in realtà per avere in casa un animale così simile al lupo esteticamente. E' infatti questo l'aspetto che spinge tantissime persone a volerlo, tanto che sul sito dell'Enci risulta che in Italia nel 2023 sono ben 709 i soggetti registrati ma nel 2019 si era arrivati ad un picco di quasi 1500 animali in tutta la Penisola.

Le sue motivazioni più spiccate sono principalmente quella territoriale, la predatoria, la perlustrativa, la posssiva e la competitiva ma proprio perché in origine doveva essere un compagno di lavoro delle guardie della ex Cevoslovacchia è stata spinta anche nella fase di selezione la motivazione affiliativa e ha una buona comunicativa. Proprio su queste due deve ‘lavorare' la persona di riferimento per riuscire a far sì che il suo lupo cecoslovacco non atrofizzi caratteristiche che nella quotidianità non fatta più di confini da pattugliare possono portare a situazioni di pericolo per chi entra in contatto con lui. Al Cane Lupo Cecoslovacco va fatta fare una vita che sia appagante, ricordandosi che ama fare movimento  e andare in perlustrazione nella natura, senza mai dimenticarsi che però è fondamentale per lui stare a stretto contatto con i suoi umani di riferimento.

Come sottolineato nella scheda dedicata a questa razza su Kodami, infine, bisogna anche considerare che non è affatto sociale: "evitate quindi aree cani o classi di socializzazione sperando che “faccia amicizia” con gli altri cani".

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