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Se oggi possiamo rilassarci sul divano e goderci le fusa di un micio acciambellato sulle nostre gambe, è solo grazie alla lunga storia di convivenza tra noi umani e i felini domestici, che affonda le sue radici in un passato molto lontano. Il gatto domestico (Felis catus) è infatti il risultato di un lungo processo di domesticazione iniziato circa 10.000 anni fa in Medio Oriente, quando gli esseri umani iniziarono a coltivare la terra e a costruire i primi insediamenti. Il suo antenato diretto è il gatto selvatico africano (Felis lybica), un piccolo felino dal manto striato e abilissimo cacciatore dall'indole solitaria.
Ma a differenza del cane, per lungo tempo il gatto domestico non ha subito una selezione da parte nostra particolarmente spinta o finalizzata a uno scopo preciso, ma ha probabilmente frequentato per molto tempo e spontaneamente i nostri insediamenti, attratto dall'abbondanza di roditori nei depositi e nelle dispense. Nel tempo, i gatti più "amichevoli" e tolleranti hanno trovato un ambiente sempre favorevole e hanno così iniziato a convivere sempre più a stretto contatto con noi umani, dando il via a una storia lunghissima, intrigante e per certi versi ancora misteriosa, proprio come il felino più amato del mondo.
Gli antenati del gatto: un po' di storia sull'evoluzione dei mici

L'evoluzione dei felini è una storia tanto lunga quanto affascinante, cominciata oltre 25 milioni di anni fa, quando comparvero i primi membri della famiglia Felidae. Una delle specie più antiche conosciute è Proailurus, vissuto circa 25-20 milioni di anni fa. Si trattava di un piccolo carnivoro arboricolo e che già all'epoca presentava caratteristiche feline, come artigli retrattili e un corpo snello e agile.
Da questi primi protogatti si sono poi diversificate altre specie, tra cui Pseudaelurus, felidi vissuti tra 20 e 10 milioni di anni fa, considerati molto vicini sia agli antenati dei grandi felidi (come leoni e tigri) che a quelli dei piccoli felini, tra cui appunto i gatti selvatici. I veri precursori dei nostri mici, però, appartengono al genere Felis, comparso circa 3 milioni di anni fa. Da qui si svilupparono diverse specie di gatti selvatici, tra cui Felis lybica, il già citato gatto selvatico africano, e F. silvestris, il gatto selvatico europeo, suo stretto parente.
Quest'ultimo è ancora oggi diffuso nei boschi europei e anche qui in Italia e, a livello genetico e comportamentale, è molto simile ai gatti domestici, tant'è che fino a non molto tempo fa sia il gatto selvatico africano che quello domestico erano considerate sue sottospecie. Il vero passaggio dal gatto selvatico al gatto domestico non è poi avvenuto in un colpo solo o tramite una forte selezione artificiale, come nel caso del cane, ma più attraverso un processo di convivenza reciprocamente vantaggiosa, perlomeno all'inizio.
Gatti antichi e gatti moderni: quali sono le somiglianze?

Se infatti confrontiamo un gatto domestico con un gatto selvatico europeo o africano, noteremo subito una cosa: le somiglianze sono impressionanti, molto più evidenti, per esempio, di quelle tra un lupo e un cane. Questo perché, a differenza di molti altri animali domestici, il gatto ha subito pochissime modifiche nel corso della domesticazione. Il suo aspetto, il suo comportamento di caccia, la sua indole solitaria e indipendente sono praticamente identici a quelli dei suoi antenati, con cui può tranquillamente ancora accoppiarsi e riprodursi.
Non a caso, i gatti domestici possono facilmente tornare allo stato selvatico e sono tantissimi i gatti che vivono liberi senza alcun aiuto da parte di noi umani. I mici domestici, infatti, si comportano ancora oggi più come predatori indipendenti che come animali da compagnia. Tutto questo suggerisce che la loro domesticazione è per certi versi ancora incompleta: mentre il cane ha sviluppato una forte dipendenza dagli esseri umani, il gatto è rimasto un cacciatore autosufficiente, che ha imparato a convivere con noi ma senza mai perdere la sua natura.
Gli antenati dei gatti erano così vicini agli umani?

Quando noi umani abbiamo inventato l'agricoltura e abbiamo smesso di essere nomadi, circa 10.000 anni fa, i gatti selvatici iniziarono probabilmente ad avvicinarsi agli insediamenti umani attratti dai roditori, a loro volta attirati da granai, depositi e piante coltivate. I felini selvatici erano perfetti per tenere sotto controllo il numero di topi e ratti e così abbiamo iniziato a tollerare e ad apprezzare la presenza dei gatti intorno a noi, probabilmente iniziando anche dargli qualcosa da mangiare.
Con il tempo, questa relazione si rafforzò sempre di più, ma è con gli antichi Egizi che i gatti cominciarono a sviluppare quell'aura mistica che li avvolge ancora oggi. Gli Egizi furono infatti i primi a venerare i gatti, associandoli alla dea Bastet, simbolo di protezione e fertilità. Il loro legame con gli umani divenne così stretto che venivano persino seppelliti con tutti gli onori del caso e mummificati come accadeva per i faraoni.

Col passare dei secoli, i gatti si sono poi diffusi rapidamente in tutto il mondo grazie ai commerci e ai viaggi via mare: i marinai li portavano sulle navi proprio per cacciare i topi, e da lì si diffusero praticamente ovunque, creando inoltre non pochi danni alla biodiversità, soprattutto sulle piccole isole. Tuttavia, anche se oggi sono diventati animali domestici a tutti gli effetti, i mici hanno sempre mantenuto una certa indipendenza, scegliendo quando e come interagire con gli esseri umani.
Oggi, i gatti vivono con noi nelle case e negli ultimi anni sono state selezionate anche molte razze che si allontanano parecchio, perlomeno esteticamente, dai loro antenati selvatici. Ma nonostante ciò, a differenza per esempio dei cani, non hanno ancora mai smesso di essere un po' selvatici. È anche questo che li rende ancora oggi così affascinanti: indipendenti, misteriosi e capaci di cavarsela quasi sempre da soli, proprio come i loro antenati che si avvicinarono per la prima volta a noi migliaia di anni fa.