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23 Marzo 2025
17:00

Chi era il quagga: la particolare zebra estinta

Il quagga era una sottospecie di zebra di pianura un tempo molto comune tra le pianure sudafricane. Tuttavia, con l'arrivo dei coloni europei questa zebra dal mantello e dalla colorazione unica, iniziò a sparire rapidamente fino a estinguersi completamente nella seconda metà dall'800. Oggi rimangono pochi esemplari impagliati conservati nei musei e alcune foto di una femmina che viveva allo zoo di Londra.

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Il quagga era una particolare sottospecie di zebra che si è estinta alla fine XIX secolo. Di lui rimangono pochi esemplari impagliati e alcune le foto di una femmina che viveva allo zoo di Londra, qui fotografata nel 1870. Foto da Wikimedia Commons

Fino a poco più di un secolo fa, tra le praterie del Sudafrica viveva un equide dall'aspetto insolito, un animale che sembrava a metà strada tra una zebra e un cavallo. Stiamo parlando del quagga, una sottospecie di zebra di pianura, ormai estinta, che popolava la regione del Karoo, a sud del fiume Orange. Il quagga è uno degli animali simbolo della sesta estinzione di massa e del rapporto di odio e amore che la nostra specie instaura a volte con certi animali.

È stato infatti uno degli animali più apprezzati da appassionati di storia naturale e non solo, soprattutto per il suo particolare manto zebrato solo nella parte anteriore del corpo. Persino Luigi XVI ne possedeva uno, ma questo non bastò a salvare questa zebra dall'estinzione.

Il quagga scomparve definitivamente alla fine del XIX secolo a causa della caccia indiscriminata e dell'espansione dei coloni europei. Oggi restano solo una manciata di esemplari impagliati ed esposti nei musei, poche ossa conservate e qualche raro frammento di DNA studiato dai ricercatori. Ma com'era esattamente questo enigmatico equide? E perché è scomparso così rapidamente?

Caratteristiche della zebra estinta: com’era fatto il quagga

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Il quagga aveva nella parte anteriore una striata di marrone e bianco, mentre nella parte posteriore era completamente priva di strisce e color bianco–crema. Immagine da Wikimedia Commons

Il quagga (Equus quagga quagga) aveva un mantello davvero particolare, che lo distingueva da qualsiasi altra zebra conosciuta. La sua parte anteriore era striata di marrone e bianco, mentre la parte posteriore era completamente priva di strisce e assumeva una tonalità uniforme, che variava dal marrone-rossiccio al color crema. La criniera, come quella delle altre zebre, era corta e dritta, mentre la coda e il ventre erano completamente bianchi.

Per molto tempo si è creduto che il quagga fosse una specie a sé stante, ma studi genetici hanno poi dimostrato che si trattava di una sottospecie della zebra di pianura (Equus quagga), con cui condivideva molte caratteristiche e abitudini. Non si conosce in realtà moltissimi del suo comportamento in natura, ma viveva probabilmente in mandrie di 30-50 individui come fanno le zebre di oggi, trascorrendo buona parte del tempo brucando tra le praterie aride del Sudafrica.

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Ritratto del quagga maschio che viveva nel serraglio personale di Luigi XVI a Versailles, dipinto da Nicolas Maréchal nel 1793. Immagine da Wikimedia Cammons

Un aspetto interessante era però il suo adattamento al clima variabile della regione: il quagga possedeva un folto mantello invernale, che poi cambiava e perdeva con la muta stagionale. Inoltre, secondo alcune analisi sui pochi esemplari conservati nei musei, le femmine sembravano essere più grandi dei maschi, un fenomeno insolito tra le zebre e le altre specie di equidi. Anche se non sappiamo molto della sua etologia, i resoconti dell'epoca lo descrivono come "meno aggressivo" e parecchio più docile e addomesticabile rispetto alle altre zebre.

Questo lo rese un animale particolarmente apprezzato sia dai coloni che da numerosi naturalisti, che tentarono anche di domesticarlo e allevarlo in cattività con scarso successo. Alcuni vennero comunque utilizzati come animali da tiro e si racconta che furono proprio due quagga a essere impiegati per trainare la carrozza dello sceriffo di Londra all'inizio del XIX secolo. Anche Luigi XVI ne possedeva uno nel suo serraglio personale a Versailles, un maschio protagonista di un dipinto di Nicolas Maréchal del 1793.

Quando e come si è estinto il quagga

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L’esemplare conservato al museo di storia naturale di Basilea. In basso una colomba migratrice (Ectopistes migratorius), altra specie estinta per colpa della caccia. Foto da Wikimedai Commons

Nonostante la fama e l'interesse diffuso per questi animali, la storia del quagga si concluse tragicamente nell'arco di pochi decenni. Già all'inizio del XIX secolo la sua popolazione in natura era in forte declino, soprattutto a causa della caccia indiscriminata. I coloni europei lo uccidevano per la carne e la pelle, ma anche perché ritenevano che competesse con il bestiame per il pascolo. E così, nel giro di pochi anni, il quagga scomparve da gran parte del suo areale.

Intorno al 1850, le ultime mandrie sopravvivevano solo nello Stato Libero di Orange, ma furono sterminate nel giro di pochi anni. Da quello che sappiamo, l'ultimo quagga osservato in natura fu abbattuto nel 1878. In cattività, gli ultimi individui sopravvissero ancora per qualche anno, ma nessuno zoo riuscì a farli riprodurre. La celebre femmina fotografata allo zoo di Londra (l'unico quagga di cui possediamo foto) morì già nel 1872, mentre un altro quagga ospitato a Berlino si spense nel 1875.

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La femmina che viveva allo zoo di Londra, qui fotografata nel 1864, morì 1872. L’ultimo quagga in cattività al mondo morì invece allo zoo di Amsterdam il 12 agosto 1883

L'ultimo individuo conosciuto, una femmina che viveva allo zoo di Amsterdam, morì invece il 12 agosto 1883, segnando così l'estinzione definitiva di questa zebra così particolare. Sorprendentemente, nessuno all'epoca si accorse della sua scomparsa. Negli anni successivi, molti zoo europei richiedevano di continuo nuovi individui, convinti che da qualche parte in Africa ne esistessero ancora. Ma il quagga non c'era più e venne dichiarato estinto nel 1900, quando le potenze coloniali europee firmarono il trattato sulla conservazione della fauna africana.

Oggi, l'unico modo per osservare un quagga è andare a vedere uno dei 23 esemplari impagliati conservati nei musei di tutto il mondo. Tra questi, ben due si trovano in Italia: uno al Museo di Storia Naturale di Milano e l'altro al Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino. In alternativa, è anche possibile andare in Sudafrica per osservare dei "surrogati" del quagga originale. La singolare ossessione della nostra specie per questo animale non si è infatti estinta con lui, ma è viva e vegeta ancora oggi.

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In Sudafrica, il "Quagga Project" sta allevando e incrociando zebre di Burchell selezionando animali che si avvicinano nel colore e nella distribuzione delle strisce al quagga. Foto da Wikimedia Commons

Negli ultimi anni, la scienza ha tentato di "rimediare agli errori del passato" con un progetto chiamato Quagga Project, un programma iniziato nel 1987 per "ricreare" una popolazione simile al quagga selezionando e incrociando tra loro le zebre di Burchell (Equus quagga burchellii), quelel attualmente viventi più vicine e simili al quagga. Oggi, grazie a questo progetto, esistono più di cento zebre con strisce e striature meno marcate e che assomigliano visivamente al quagga, ma che naturalmente non sono veri quagga.

Nonostante il fascino di questa iniziativa, la verità è che il vero quagga non potrà mai più tornare. L'estinzione ha cancellato per sempre il suo patrimonio genetico unico e le zebre ottenute grazie a questi incroci sono solo una ricostruzione puramente estetica, una sorta di illusione creata da noi per provare a rimediare ai nostri danni e per tenere viva l'ossessione. Per quanto potremmo sforzarci, saranno sempre delle zebre di Burchell con indosso un vestito, cucito ad arte da noi esseri umani, di un animale che non riavremo mai più.

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