Ma davvero un cane dipinto con strisce gialle e nere può mai essere preso per una tigre? Si può davvero pensare che il caso dello zoo cinese in cui un Chow Chow è stato ‘travestito' da grande carnivoro sia un inganno? Sì, lo è ma non solo perché è plausibile pensare che qualcuno ci sia caduto, ma soprattutto per il maltrattamento costante – mascherato da ‘burla' e per questo ingannevole – che subiscono migliaia e migliaia di animali che sono ancora confinati dietro le sbarre e che vengono pure ridicolizzati per divertire gli esseri umani.
Ciò che è successo al Qinhu Bay Forest Animal Kingdom di Taizhou, dove i gestori hanno pensato fosse un'idea carina colorare un cane e far girare il video in rete, in realtà descrive solo la stupidità umana e l'ennesimo episodio di maltrattamento animale.
La stupidità di per sé se non riguardasse altre specie cui nulla interessa finire su un social network, non causerebbe danni: è un divertissement moderno che si traduce abitualmente ormai con la messa online di un video che fa fare migliaia e migliaia di visualizzazioni e fa ridere e svagare con la testa per un po'. Ma la condivisione su Douyin, social network cinese di video sharing simile a TikTok, del cane colorato e confinato dentro una gabbia ha scatenato, finalmente, un dibattito interessante sul tema del maltrattamento animale e il senso ancora di avere nel mondo strutture come quella di Taizhou.
Lì dove diversi utenti hanno accusato banalmente lo zoo di aver ‘mentito', infatti, in tanti invece si sono concentrati sul vero problema: animali, addirittura cani poi, che vengono ancora tenuti in cattività nei recinti alla mercé dei visitatori.
La risposta dello zoo, però e non a caso, è stata solo relativa alla colorazione del cane, con un accenno al benessere di quest'ultimo sottolineando che "i cani sono stati tinti professionalmente e non c'è nessun rischio per la loro salute". Per di più si sono anche sentiti in obbligo di precisare che si trattava appunto di un Chow chow e non di una tigre, cosa che forse è una controprova che, evidentemente, alla fin fine esiste davvero chi non distingue un cane da una tigre.
Al di là di questo aspetto, non banale ma che lascia il tempo che trova, che sia un cane colorato o una tigre che salta nel fuoco poco cambia: gli animali continuano ad essere oggettivati, trasformati in elementi a corredo di uno show che non è più o meno atroce se si svolge in uno zoo o sotto al tendone di un circo. Chi va a guardarli deve sapere che li stiamo sfruttando, punto e basta.
Nel caso specifico, vale la pena ricordare che questo non è un unicum in Cina e nemmeno in altre parti del mondo, giusto perché non si cada in una retorica che riguarda solo quella parte del mondo. Qualche tempo fa sempre due Chow Chow erano stati dipinti per sembrare dei panda e sono tanti gli esempi già raccontati.
Su questo, però, un'ultima riflessione: il rischio alla fine, appunto se non ci si concentra su un dibattito foriero di un vero cambiamento, è alimentare quello che sembra ormai un meccanismo di marketing molto efficace, ovvero il ‘basta che se ne parli'. Perché poi gli ingressi a queste strutture, nel frattempo, non diminuiscono grazie proprio alla viralità dei video che vengono condivisi.