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17 Dicembre 2024
12:21

Blitz al rifugio Cuori Liberi di Sairano, il Tar dà ragione all’Ats: furono uccisi nove maiali

Il Tar della Lombardia ha dichiaro improcedibile il ricorso presentato dalle associazioni di tutela animale dopo l'abbattimento di nove maiali del rifugio Cuori Liberi di Sairano, in provincia di Pavia, nel settembre 2024. Gli animalisti però non si arrendono e annunciano il ricorso al Consiglio di Stato.

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Gli attivisti dopo l’abbattimento dei maiali al rifugio Cuori Liberi

Il Tar della Lombardia ha dichiarato improcedibile il ricorso presentato dalle associazioni dopo l'abbattimento di nove maiali del rifugio Cuori Liberi di Sairano nel settembre 2024. Le motivazioni della sentenza rimandano ai regolamenti europei e alla necessità di preservare la salute pubblica e gli allevamenti della zona dalla peste suina africana.

Le associazioni che avevano presentato il ricorso si sono viste negare anche il risarcimento richiesto per l'uccisione, da loro ritenuta ingiusta, dei maiali: «La peste suina africana non pone alcun problema di salute pubblica, non essendo una zoonosi e quindi non essendo pericolosa per l’uomo. Non è accettabile che essere un maiale, ed ammalarsi, implichi senza alcun margine di valutazione una condanna a morte», scrivono in una nota congiunta Lav e Lndc Animal Protection, Rete dei santuari di animali liberi e il Rifugio Progetto Cuori Liberi.

La sentenza del Tar sulla vicenda Cuori Liberi

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Nella sentenza, il Tar conferma quindi il provvedimento dell'Ats di Pavia. In particolare il Tribunale fa riferimento al fatto che gli animali del Rifugio Cuori Liberi non avessero possibilità di cura. La peste suina africana è una malattia che colpisce solo maiali e cinghiali. È causata dal virus della famiglia Asfaviridae, genere Asfivirus, e al momento non esistono vaccini né cure.

Si manifesta nell'animale come una febbre emorragica ad elevata mortalità e proprio in ragione di questa morte estremamente dolorosa, i giudici nella sentenza rilevano come l'aver aspettato la diffusuine del contagio abbia provocato agli animali sofferenze inutili: «In ragione della velocità di diffusione del virus, che dal 2 settembre 2023 (data del primo decesso) al 20 settembre 2023 (data di esecuzione dell'ordinanza dell'ATS) ha determinato la morte di trentuno suini, che – ove l'ordine di abbattimento fosse stato prontamente eseguito – avrebbero potuto essere soppressi mediante eutanasia anziché patire le sofferenze della malattia».

Gli attivisti avevano anche chiesto al Tar di visionare i verbali di quella giornata realizzati dall'Ats per conoscere le modalità di abbattimento. Una volta entrati nella struttura i veterinari infatti avrebbero usato prima del narcotico e successivamente il tanax, un farmaco molto comune in questi casi che se non è preceduto da un sedativo può creare dolore nell'animale. Anche questa possibilità però è stata negata poiché non è stato realizzato alcun verbale.

Per il Tar però «non vi è alcun elemento concreto da cui infierire che gli operatori che hanno proceduto materialmente all'abbattimento si siano discostati dai protocolli della scienza veterinaria, di tal che la velata accusa di crudeltà mossa a costoro rimane una mera illazione».

I giudici hanno quindi non solo dichiarato il ricorso improcedibile e negato il risarcimento richiesto dalle associazioni, ma le ha anche condannate a rifondere le amministrazioni delle spese di giudizio, Ats di Pavia e Regione Lombardia.

Le associazioni: «Presenteremo ricorso al Consiglio di Stato»

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Le associazioni però non ci stanno. Per questo Lav e Lndc con la Rete dei santuari di animali liberi e il Rifugio hanno già annunciato il ricorso al Consiglio di Stato. Secondo gli attivisti, gli animali non dpa, ovvero usciti dal circuito di produzione alimentare, ospitati nei rifugi permanenti, non rientrano nelle «logiche commerciali di trasporto, ingrasso e macellazione che pongono gravi rischi per la diffusione del virus».

Al contrario, rientrano nella sfera di animali a tutti gli effetti “da affezione”: «È quindi compito del legislatore oltre che della magistratura innovare e offrire vie normative e giuridiche che tutelino questi soggetti e rispondano in modo adeguato all’evoluzione della società, che riguarda anche e soprattutto il rapporto con gli animali e con la natura, in accordo con quanto previsto dalla Costituzione», ricordano le associazioni.

Per le organizzazioni che si occupano di tutela animale, la risposta non può quindi limitarsi ad applicare regole che riguardano il settore zootecnico, la risposta deve tenere conto che, pur trattandosi di animali della stessa specie, esistono differenze di gestione tali da giustificare una differenza di trattamento anche in ambito sanitario.

Cosa è successo al rifugio Cuori Liberi

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La mattina del 20 settembre 2024 le Forze dell'Ordine hanno rotto il cordone umano che da settimane proteggeva il Rifugio dall'ingresso dei veterinari dell'Ats di Pavia. Attivisti da tutta Italia erano arrivati in presidio alla struttura di Sairano proprio per scongiurare gli abbattimenti annunciati nelle settimane precedenti.

Alla fine di agosto, infatti, i proprietari del rifugio si erano visti recapitare un'ordinanza di abbattimento da parte dell'Ats per tutti i maiali ospiti della struttura, sia malati che sani. La peste suina era infatti entrata nella struttura e, come previsto dalle norme per il settore zootecnico, tutti i suini ancora in vita dovevano essere abbattuti.

Gli attivisti avevano richiesto invece del tempo, e il supporto proprio dell'Azienda sanitaria, per studiare il decorso della malattia in un contesto radicalmente diverso da quello dell'allevamento. Una istanza rivolta anche alla Regione Lombardia e rimasta senza risposta.

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