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24 Gennaio 2025
13:57

Autostrade per ricci in arrivo in Inghilterra. La proposta del Centro Ricci La Ninna: «Creiamole anche qui»

In Inghilterra stanno nascendo sempre più “autostrade per ricci”, piccoli passaggi nei giardini che aiutano questi piccoli mammiferi a superare gli ostacoli e a incontrarsi. Anche l’Italia ci sta lavorando grazie al lavoro di Massimo Vacchetta, veterinario e fondatore del Centro recupero ricci La Ninna.

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Intervista a Massimo Vacchetta
Fondatore del Centro recupero ricci La ninna
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Massimo Vacchetta (Foto di Esther Amrein)

In Inghilterra sono già in uso le prime autostrade per ricci, le "hedgehog highways", una sorta di mini corridoi faunistici per permettere a questi piccoli mammiferi di attraversare giardini e staccionate, e superare così barriere fisiche per loro insormontabili. La proposta è arrivata anche in Italia e il primo a raccoglierla è stato Massimo Vacchetta, veterinario e fondatore del Centro Recupero Ricci La Ninna, una vera istituzione nel Cuneese, e non solo, per la cura di questa specie selvatica spesso dimenticata.

«Dovremmo crearle anche in Italia – spiega Vacchetta – Queste iniziative possono essere attuate quando rifanno le strade o i propri giardini. In questi casi si possono istallare delle canalette attraverso cui gli animali possono attraversare in sicurezza, oppure dei sovrapassaggi come si fa già in Olanda, ad esempio. Strade, ferrovie, recinzioni, cancelli, sono tutti ostacoli che gli animali non riescono a superare e quindi non riescono più a incontrarsi e a riprodursi. Le barriere architettoniche e la cementificazione sono una delle cause dell'estinzione dei ricci»

Cosa sono le autostrade per ricci

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Autostrada per ricci (Foto: Endangered Species)

Le autostrade per ricci non sono altro che passaggi che si possono creare in recinzioni e cancelli per collegare i giardini di uno o più quartieri e permettere agli animali di passare. Anche se l'aspetto è chiaramente diverso, la funzione è assimilabile a quella delle nostre strade e autostrade che attraversano montagne e altri ostacoli naturali, in questo caso, invece si cerca di ristabilire un equilibrio naturale per salvaguardare gli animali.

I ricci si muovono di notte, attraversando parchi e giardini alla ricerca di cibo e di una compagna. Anche se spesso ne siamo inconsapevoli, trovare un recinto potrebbe pregiudicare le loro chance di sopravvivenza.

Per questo gli attivisti inglesi del People’s Trust for Endangered Species (PTES) stanno invitando le persone a creare autostrade fai da te "a forma di riccio". Un quadrato di 13 centimetri per 13 centimetri è sufficiente per far passare qualsiasi riccio ma allo stesso tempo sarà troppo piccolo per gli altri animali domestici.

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Autostrada per ricci (Foto: Endangered Species)

Una iniziativa che Vacchetta conosce bene: «Il programma Hedgehog Street viene portato avanti dall'associazione inglese del riccio e in questi anni moltissima gente ha aderito. Questa partecipazione in alcune zone ha permesso un'inversioni di tendenza rispetto al declino numerico del riccio, un fenomeno che riguarda anche l'Italia».

La creazione di autostrade per ricci però è solo il primo passo di un lungo percorso per garantire la sopravvivenza di questi piccoli selvatici secondo il veterinario: «È fondamentale permettere ai ricci di avere un territorio di caccia più grande però non deve essere però il prato all'inglese che è un'area sterile del giardino. Al contrario bisogna lasciare delle aree naturali, come si fa in Nord Europa. Per noi tagliare l'erba a un centimetro dal suolo crea un senso di ordine, ma è il contrario della natura. Dobbiamo "rinaturalizzare" i nostri spazi».

L'appello di Massimo Vacchetta: «Rinaturializziamo i nostri giardini»

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Seguendo l'esempio del saggio "Primavera silenziosa" di Rachel Carson, ormai un classico dell'ambientalismo, Vacchetta propone di lasciare da parte i pesticidi e riscoprire la biodiversità che può crearsi anche negli spazi urbani.

«Naturalizzare i nostri giardini significa piantare molte siepi e cespugli che rappresentano un ottimo compromesso tra la nostra idea di ordine e la funzione protettiva della vegetazione per tanti animali, ricci e uccellini. Si possono piantare fiori che attirino gli insetti che sono la base della catena alimentare. È utile piantare arbusti, fiori e bacche che sbocciano in momenti diverse dell'anno in modo da dare la possibilità agli animali di nutrirsi durante tutte le stagioni. La biodiversità vegetale si riflette su quella animale. Questo è naturale, non un prato che sembra una moquette o 4 alberi, magari anche estranei alle nostre zone».

Questa cura è necessaria per salvaguardare la popolazione di riccio europeo (Erinaceus europaeus), la specie più diffusa nel nostro paese.

Qual è la situazione dei ricci in Italia

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Non si parla spesso dei ricci, un po' perché è difficile quantificare la popolazione di selvatici così piccoli e sfuggenti, poco carismatici rispetto ad altre specie che attirano di più l'attenzione mediatica e popolare. Da anni però Vacchetta, dopo aver lasciato il lavoro come veterinario specializzato in bovini, ormai stremato dalla sofferenza vista nell'industria zootecnica, ha cambiato vita e ha deciso di dedicarsi al salvataggio e alla corretta informazione dei ricci.

Tutto è iniziato quando ho trovato il primo riccio in difficoltà: Ninna. «Era un cucciolo indifeso, il simbolo della fragilità propria degli animali, ormai anello debole della vita del Pianeta. I selvatici sono sempre più in pericolo e maltrattati, ne distruggiamo l'habitat senza preoccuparci di nulla, e in quel piccolo riccio di appena 25 grammi ho visto tutto questo».

La storia è raccontata nel primo fumetto che ha per protagonista proprio Vacchetta “25 grammi di felicità”, a cui recentemente è seguito "75 chili di felicità", in uscita con la prefazione di Brigitte Bardot, attrice e da anni ormai attivista per gli animali con una fondazione che porta il suo nome.

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Vacchetta fa sapere di avere salvato oltre 3.500 ricci nel suo Centro nel Cuneese e attraverso una fitta rete di volontari su tutto il territorio. E il numero di ricci in difficoltà è in continuo aumento: «Abbiamo sempre più animali in arrivo a causa della catastrofe climatica e ambientale. Quest'anno ne abbiamo recuperati 100 in più rispetto all'anno scorso. Soprattutto nel periodo autunnale troviamo cucciolate tardive che 20 anni fa non c'erano. A causa dell'aumento della temperatura  i ricci si riproducono anche in autunno, ma poi non hanno risorse per consentire ai cuccioli di sopravviver, in questi casi la mortalità dei piccoli è del 90%».

A complicare la vita di questi piccoli animali è proprio il cambiamento climatico: «A gennaio ci sono delle impennate di temperatura che portano i ricci a svegliarsi, compresi quelli che hanno un peso sufficiente per andare in letargo, ma il risveglio fa bruciare loro molta energia, consumano grasso e rischiano di non arrivare alla primavera. Nella stagione calda invece non trovano l'acqua, muoiono per  colpi di calore o perché ci sono meno insetti del solito».

In questi casi, quando si vede un riccio in difficoltà valgono le stesse regole degli altri selvatici: contattare il Centro recupero animali selvatici (Cras) più vicino, e non pensare di adottarlo. Anche se hanno un aspetto tenero non sono animali da compagnia.

«Sconsiglio a tutti vivamente di tenere gli animali in gabbia – è l'appello di Vacchetta – La libertà è un bene che deve appartenere a tutti, anche alle creature più fragili».

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Massimo Vacchetta
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