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3 Gennaio 2025
11:09

Aperta la caccia al lupo in Svezia. L’esperto: «La popolazione è minacciata»

Il 2 gennaio 2024 si è aperta ufficialmente in Svezia la caccia al lupo. L'obiettivo del governo svedese è dimezzare la popolazione di questo grande carnivoro, ma per ambientalisti ed esperti si rischia di compromettere la sopravvivenza della popolazione con grave danno alla biodiversità.

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Il 2 gennaio 2024 si è aperta ufficialmente la caccia al lupo in Svezia con l'obiettivo di dimezzare la popolazione di questo grande carnivoro. Nel mirino ci sono ben 6 famiglie di lupi divise in 5 territori, per un totale di circa 30 individui.

Su di loro sono puntati i fucili di ben 3.855 cacciatori registrati, 393 dei quali sono stranieri. Quest'attività infatti rappresenta una forte attrazione non solo per gli svedesi, ma per tutti i cacciatori europei, poco avvezzi ai grandi carnivori come orsi e lupi a causa delle restrizioni presenti nella maggior parte dei paesi.

La Svezia ha deciso di intervenire portando il numero minimo di lupi in Svezia da 300 a 170. Un drastico calo che secondo le associazioni di tutela animale può compromettere lo stato di conservazione della popolazione. Secondo la Svenska Rovdjursföreningen (Società svedese dei predatori) sono state già registrate le prime 8 vittime: «Se la Svezia, uno dei paesi più ricchi del mondo con una popolazione di 10,5 milioni di persone, non può accettare una popolazione di 375 lupi, che speranza c'è per la biodiversità del pianeta?».

Una domanda che in queste ore si stanno ponendo anche gli esperti di conservazione come Marco Antonelli, il quale raggiunto dalla redazione spiega: «Non solo in Svezia, ma in tutta Europa si sta aprendo una stagione difficile per il lupo».

L'esperto: «La popolazione di lupi in Svezia è minacciata»

«Per dare il via alla riduzione della popolazione, la Svezia ha usato uno stratagemma antiscientifico – rileva Antonelli – ha abbassato il valore soglia per definire la popolazione in uno stato favorevole di conservazione».

Anche la Svezia, parte dell'Unione Europea, è stata toccata dal declassamento dello status di protezione del lupo all'interno della Convenzione di Berna. Questo documento infatti ha come obiettivo la salvaguardia della flora, della fauna e degli habitat naturali, e per farlo, suddivide le specie in allegati diversi a seconda della forza del loro stato di protezione. Dopo il declassamento, il lupo è passato dall'Allegato II che include gli animali "rigorosamente protetti", all'Allegato III che elenca quelli soltanto "protetti".

Per il momento questo cambiamento sarebbe dovuto restare solo sulla carta dato che la conservazione di questa specie non dipende solo dalla Convenzione di Berna, come segnala Antonelli: «La rigorosa tutela del lupo è presente anche nella Direttiva Habitat, e inoltre il declassamento stesso non è ancora entrato in vigore perché deve essere approvato in via definitiva a livello europeo».

Per superare l'ostacolo burocratico la Svezia ha quindi seguito un'altra via: «La Direttiva Habitat prevede che i paesi in cui vige una protezione rigorosa del lupo possano accedere a delle deroghe per prevenire gravi danni all'allevamento, con l'obbligo però di mantenere lo stato di conservazione favorevole che in Svezia era rappresentato da 300 individui, adesso però questo limite è stato abbassato a 170. Il piano d'abbattimento prevede appunto quasi il dimezzamento della popolazione attuale, cosa che ovviamente mette a repentaglio la sopravvivenza stessa della popolazione svedese che già è di poche centinaia di individui e quindi è sicuramente una popolazione minacciata».

L'appello degli animalisti: «Non uccidere i lupi»

I più critici sono gli attivisti della locale Società svedese dei predatori guidata da Magnus Orrebrant: «Questa pratica fa della Svezia un paese che non protegge le sue risorse naturali o la sua reputazione internazionale come modello di protezione ambientale. La caccia ai lupi è spesso motivata da argomenti per ridurre i conflitti tra umani e predatori. Ma quanto è credibile quando centinaia di cacciatori provenienti da altri paesi partecipano alla caccia? Per questi partecipanti stranieri, non si tratta di problemi locali o di equilibrio degli ecosistemi, si tratta di cacciare trofei, un piacere macabro a spese di un predatore già in difficoltà».

Come aveva segnalato anche Francesco Romito, vicepresidente dell'associazione italiana Io non ho paura del lupo, in una lunga disamina sullo stato di salute di questo predatore in Europa, la pratica della caccia al lupo può portare all'estinzione alcune popolazioni.

Anche se il lupo non è una specie a rischio di estinzione, alcune sottospecie locali potrebbero non sopravvivere all'intensificazione dei ritmi di caccia. Il risultato è un aumento del numero delle prede, tipicamente ungulati come cervi e cinghiali, accusati di causare danni ingenti all'agricoltura. La riduzione significativa della popolazione di un grande carnivoro all'apice della catena trofica può quindi comportare un un effetto rebound molto pericoloso per tutti, che si prepara a raggiungere anche le comunità umane.

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