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25 Ottobre 2024
17:55

Animali vittime di ritorsione: il lato oscuro della mafia dei pascoli

Gli animali vittime di ritorsione sono il fenomeno più oscuro, ma probabilmente più diffuso, legato alla "mafia dei pascoli". Si tratta di vittime che non possono denunciare di cui spesso la Giustizia non viene mai a conoscenza.

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Un agricoltore siciliano ha denunciato l'uccisione dei suoi animali a scopo di ritorsione. È successo a Santa Maria di Licodia, nel Catanese, e secondo il racconto di Nino Scarcipino tra le vittime c'è anche il cane che il suo figlio più piccolo usava per la pet therapy (Interventi assistiti con animali).

Ora i Carabinieri della stazione di Licodia e della Compagnia di Paternò che hanno ricevuto la denuncia dovranno fare luce su quanto avvenuto. La vicenda deve quindi ancora passare attraverso le maglie della Giustizia, tuttavia  fenomeni analoghi a quelli verificatisi nel Catanese non sono rari, tutt'altro.

Gli animali vittime di ritorsione

Il comparto zootecnico e agricolo-pastorale è storicamente oggetto dell’interesse delle consorterie malavitose, come riportano le relazioni annuali della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo. In tal senso, il fenomeno in Sicilia è noto con una denominazione specifica: mafia dei pascoli.

Secondo il Rapporto Zoomafia realizzato dalla Lav sotto il coordinamento del criminologo Ciro Troiano, gli allevatori e agricoltori che non si piegano alle richieste estorsive, o che non acconsentono a diventare fiancheggiatori, subiscono intimidazioni che comprendono il furto, l’uccisione di animali, passando anche per l’incendio di stalle e fienili. «Appare del tutto evidente che in un sistema basato sull’intimidazione – spiega Troiano – lasciare la punibilità di condotte criminali di tale portata al presupposto della procedibilità a querela di parte, si traduce di fatto in un vantaggio dei gruppi criminali, poiché l’azione penale esercitata su richiesta della parte offesa è, per ovvi motivi legati alla paura di subire ulteriori conseguenze e ritorsioni, del tutto residuale se non inesistente».

Il trend è confermato anche dall'ultimo rapporto Ecomafia di Legambiente, una tra le più influenti associazioni ambientaliste del Paese, sono 6.581 i reati accertati contro gli animali. Tra questi ci sono anche le vittime della ritorsione criminale, un numero ancora più oscuro di quello che solitamente contraddistingue i crimini contro gli animali.

Il termine "numero oscuro" è usato in ambito criminologico per indicare quei reati che, pur essendo stati consumati, non sono stati registrati dalle fonti ufficiali, e quindi non risultano pur non essendo stati consumati. Il numero di tutti i reati noti alla Giustizia rappresenta solo una parte di quelli effettivamente compiuti, ma alcune tipologie hanno una maggiore probabilità di non venire mai alla luce. Tra questi ci sono proprio i crimini contro gli animali poiché vengono commessi su vittime che non hanno voce e spesso neanche una rete sociale che agisca per loro conto.

Quando la ritorsione mafiosa usa gli animali per attuare la propria opera, il risultato è una totale assenza da ogni tipo di statistica ufficiale. Un bene immobile incendiato è quasi impossibile da nascondere alle autorità, invece uccidere un cane di famiglia, magari neanche registrato in anagrafe, permette al criminale di raggiungere il suo obiettivo senza che il crimine divenga noto.

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