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15 Gennaio 2025
13:27

Anche Mussolini aveva degli animali domestici, ma non indovinerete mai quali

La storia e la vita del dittatore Benito Mussolini è diventata il caso delle ultime settimane. Scrutando nella sua biografia abbiamo scoperto che anche anche lui aveva animali, ma non sono quelli che ti aspetteresti dal creatore del fascismo, come un leone e una gallina.

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Mussolini con il cucciolo di Leone Ras (Foto di Keystone/Getty Images)

La serie Sky M – il figlio del secolo, tratta dall'omonimo libro di Antonio Scurati, sta scavando nella vita e nei pensieri del dittatore fascista Benito Mussolini ed è diventata il caso delle ultime settimane. Dalla serie apprendiamo, in forma romanzata, della rivalità di Mussolini con il vate Gabriele D'Annunzio, del rapporto con il suo braccio destro Cesare Rossi e con la moglie Rachele Guidi. Tuttavia c'è qualcosa che non è ancora stato indagato: la relazione con gli animali (domestici e non) che hanno fatto parte della sua vita.

Galline, Alani, e anche un cucciolo di leone: sono questi gli animali che hanno accompagnato Mussolini, e proprio il rapporto con loro racconta molto di come il dittatore ha interpretato la propria ascesa politica, fino all'implosione della Repubblica di Salò e all'epilogo di piazzale Loreto.

Il modo con il quale ci rapportiamo con gli animali, soprattutto quelli domestici, svela chi siamo quando ci relazioniamo con l'altro da noi per eccellenza: un individuo pensante sul quale però possiamo esercitare un dominio assoluto. Non è quindi un caso che molti dittatori occidentali pur essendo noti per le atrocità commesse nei confronti di interi popoli abbiano sviluppato un legame con i loro animali. E questo riguarda anche Mussolini.

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Hitler era famoso per il suo amore per i cani, soprattutto per i Pastori Tedeschi

La gallina di Mussolini: le origini contadine

Una gallina ha cambiato le sorti di migliaia di altri animali, soprattutto cani e gatti, in tutto il Paese. Nel 1923 Mussolini consolida il fascismo all'interno delle istituzioni: è l'anno in cui i picchiatori delle camicie nere diventano la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, dell'accordo con la Confindustria, ed è anche l'anno in cui crea il primo cimitero per animali d'Italia.

Dopo essere stato eletto deputato, Mussolini si stabilisce a Roma dove entra sempre più dentro al potere istituzionale, iniziando a frequentare gli ambienti più influenti dell'economia, della politica e anche delle celebrità. Si trova proprio a Roma quando la gallina di famiglia muore, gettando nello sconforto i figli piccoli.

Fino a poche decine di anni fa era comune acquistare pulcini dagli ambulanti, nelle fiere o anche nelle strade di città, per farne dono ai piccoli e lo stesso ha fatto il futuro dittatore, come ricordano gli eredi di Luigi Molon, il veterinario di Mussolini all'epoca dell'ascesa romana.

Una volta morta, Mussolini portò la gallina a Molon perché la seppellisse nella sua proprietà e in breve tempo altre persone della cerchia che gravitavano attorno a Mussolini, in quel momento in piena ascesa, si rivolsero al veterinario per seppellire i loro animali domestici. Così, poco a poco, a partire dal 1923, le tombe aumentarono e nacque il cimitero per animali Casa Rosa che ancora oggi è della famiglia Molon.

L'attaccamento alla gallina e la sepoltura raccontano le vere origini di Benito e il retaggio della sua famiglia, originaria del piccolo paese di Predappio, nella provincia di Forlì. Un contesto umilissimo nel quale gli animali da cortile erano una necessità, buoni da morti a fare il brodo, come probabilmente ricordava bene la moglie Rachele Guidi, figlia di contadini e lei stessa donna di servizio nelle case benestanti di Forlì. Mussolini però nella sua nuova vita trasforma anche questi animali in un lusso e vezzo, un gioco per i più piccoli. Un pensiero, quello che gli animali fossero un bene di lusso, che si è consolidato in seguito, come vedremo.

Gli Alani: la scalata sociale

La gallina non era il solo animale di Mussolini. Il veterinario Antonio Molon si occupava anche dei suoi cani. Da tempo Mussolini aveva una passione per gli Alani, la razza di cane più grande del mondo: un individuo adulto può arrivare a pesare anche 90 chili. Questa razza coniuga le caratteristiche del mastino e del segugio. Si tratta di cani molto fedeli alla famiglia che storicamente erano usati soprattutto a scopo di protezione grazie alla loro mole imponente, un tratto forse particolarmente apprezzato del dittatore alto poco più di un metro e sessantacinque.

Che i cani non fossero solo compagni di vita ma dovessero avere una funzione sia estetica che pratica lo si evince dalla scelta di tassarne la proprietà. Nel 1931, con il decreto n. 1175, Mussolini rese obbligatoria una tassa sui cani, a prescindere dalla razza di appartenenza. L'articolo 133 esclude dalla tassa solo i cani adibiti alla guida di persone non vedenti; i cani di persone residenti nel Comune per non più di due mesi; i cuccioli di età inferiore ai due mesi; i cani adibiti ai servizi dell'Esercito e a quelli di pubblica sicurezza. L’imposta era di circa 150 lire a seconda del tipo di animale.

Quella del cane percepito come proprietà è un retaggio che però sopravvive ancora oggi dato che anche nella legislazione attuale è considerato come un bene di lusso.

Il cucciolo di leone: il consolidamento al potere

Nel 1924 Mussolini si fa immortalare su un'auto scoperta con Ras, il cucciolo di leone che gli era stato regalato da Aldo Finzi, artefice della marcia su Roma, del delitto Matteotti e all'epoca sottosegretario al ministero dell'Interno.

Il dittatore però si è scontrato subito con l'impossibilità di tenere al laccio il leone una volta cresciuto: Ras ha terminato i suoi giorni al giardino zoologico di Roma dove ogni tanto Mussolini si recava in visita con la famiglia.

Mussolini amava mostrarlo alle persone nelle strade italiane sia come simbolo di forza – un simulacro della sua capacità di "addomesticare" le fiere – sia come promessa del futuro colonialista dell'Italia che si stava preparando. Il leone (panthera leo) è infatti una specie originaria del continente Africano, all'epoca preda delle mire della maggior parte dei paesi occidentali, compresi quelli democratici.

Oggi questa specie è considerata vulnerabile al rischio di estinzione dall'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) a causa dei conflitti con le popolazioni locali e della caccia al trofeo. Il leone, insieme a leopardo, rinoceronte, elefante, bufalo, è uno dei Big Five, uno dei cinque animali più grandi della savana, tra le prede più ambite della caccia al trofeo, pratica portata avanti proprio dai turisti occidentali.

La falena libica: le aspirazioni colonialiste

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By Borth R, Ivinskis P, Saldaitis A, Yakovlev R (Fonte: Wikimedia Commons)

Alla lista degli animali avuti da Mussolini si aggiungono poi quelli che gli sono stati dedicati, ancora una volta, per celebrare le imprese nelle Colonie. È il caso dell'Hypopta mussolinii, una specie di falena originaria della Libia, descritta nel 1927 e dedicata al dittatore. Successivamente alla caduta del regime è stata ribattezzata Mormogystia reibellii.

Questo insetto è anche noto come "farfalla Mussolini", dato che la principale differenza tra farfalle e falene è che le prime hanno abitudini diurne e ali dai colori vivaci ben visibili anche quando sono a riposo, mentre le seconde sono quasi tutte notturne e hanno il corpo rivestito da una folta peluria.

Ancora oggi è comune dedicare le scoperte scientifiche a personaggi che si sono distinti in campo scientifico o parte della cultura popolare, non deve sorprendere quindi che in epoca fascista si usassero gli animali e la scienza per portare avanti la propaganda voluta dal regime. L'Italia stessa è ancora piena dei rimandi al passato colonialista che, smontando il mito degli "italiani brava gente", svela invece il lato più cruento del fascismo.

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