Nell'immaginario comune i coralli sono animali immobili, saldamente ancorati al fondale marino. Non a caso vengono definiti organismi "sessili", dal latino "stare seduto", e il nome del gruppo Anthozoa significa letteralmente "fiori animali". Tuttavia, una recente ricerca condotta dalla Queensland University of Technology (QUT) sta mettendo in discussione questa concezione, studiando nel dettaglio come alcune specie di coralli, tra cui Cycloseris cyclolites, sono capaci di spostarsi attivamente e di "camminare" alla ricerca di condizioni ambientali migliori. Un comportamento affascinante che li rende simili, per certi versi, a meduse e altri organismi decisamente più mobili.
I coralli "camminano" e non solo grazie all'inflazione pulsata
Lo studio, guidato da Brett Lewis del QUT School of Atmospheric and Earth Sciences e pubblicato sulla rivista PLOS One, si è concentrato proprio su questa specie di corallo che ha una vita solitaria e libera e che era già noto per muoversi. Diversamente da molte altre specie, infatti, C. cyclolites non è vincolato al substrato, ma conduce una vita indipendente, spostandosi appunto tra diversi habitat della barriera corallina. Ma come ci riesce se non ha né pinne né zampe? Grazie a un sofisticato meccanismo di movimento chiamato inflazione pulsata.
Grazie a immagini ad alta risoluzione realizzate in time-lapse, i ricercatori sono riusciti a osservare nel dettaglio come questi coralli riescano a muoversi "saltellando" attraverso una sequenza ritmica di gonfiamenti e sgonfiamenti dei loro tessuti. Questo movimento non solo consente loro di spostarsi, ma rappresenta anche un'utile strategia per sopravvivere in ambienti e situazioni difficili: li aiuta per esempio a raddrizzarsi quando capovolti, a liberarsi dai sedimenti accumulati durante le tempeste e, ora lo sappiamo, a camminare verso fonti di luce.
Cos'è la fototassi, la ricerca della luce
Un aspetto particolarmente interessante emerso da questo studio riguarda infatti la capacità C. cyclolites di riconoscere e distinguere diverse lunghezze d'onda della luce. I test hanno dimostrato che ben l'86,7% degli individui studiati si dirigeva attivamente verso fonti di luce blu, mentre solo il 20% reagiva a quella bianca. Questo comportamento è strettamente legato al loro habitat preferito: le acque profonde, dove i raggi blu predominano.
La predilezione per la luce blu non è del resto casuale, ma rappresenta un adattamento cruciale per raggiungere le profondità ottimali in cui possono trovare le migliori condizioni ambientali per sopravvivere, riprodursi e nutrirsi. Era già noto che questo corallo potesse gonfiarsi anche fino al 300 o 400% delle dimensiono del suo corpo, consentendogli di "galleggiare" sulla superficie del sedimento in cui è stato sepolto, ma ora sappiamo meglio come fa e anche che ricorda per certi versi alcuni suoi stretti parenti: le meduse.
Paralleli con le meduse e implicazioni ecologiche
Il meccanismo di movimento di questi coralli presenta infatti sorprendenti somiglianze con quello delle meduse, alimentando nuove ipotesi sull'esistenza di un sistema nervoso più sofisticato di quanto si pensasse. Questo comportamento, secondo gli studiosi, potrebbe rappresentare un importante punto di collegamento nell'evoluzione dei sistemi nervosi centralizzati, un elemento che accomuna molte specie marine e, indirettamente, anche noi esseri umani.
Le implicazioni ecologiche della scoperta sono altrettanto significative. Comprendere come i coralli liberi si spostino e si adattino potrebbe aiutare a prevedere le loro risposte agli effetti cambiamenti climatici, come l'aumento delle temperature marine, una delle minacce principali per questi organismi. Migrare verso acque più profonde e fresche potrebbe quindi diventare una strategia fondamentale per sopravvivere agli impatti sempre più devastanti del surriscaldamento globale.