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Addestratore frusta i leoni al circo. L’esperto: «Così si insegna la violenza ai più piccoli»

Un gruppo di leoni durante uno spettacolo al circo di Licola si è ribellato all'addestratore sotto gli occhi del pubblico terrorizzato. Secondo il divulgatore Ermanno Giudici c'è un motivo dietro a questo comportamento.

24 Dicembre 2024
17:50
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Intervista a Ermanno Giudici
Divulgatore esperto in diritti degli animali
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Un gruppo di leoni si è ribellato all'addestratore che era nella gabbia, sotto gli occhi del pubblico. Gli animali hanno provato ad abbattere le sbarre che li dividevano dalle persone mentre l'addestratore lanciava fruste e addirittura la pedana. È successo il 23 dicembre al Circo Orfei a Licola, nel Napoletano, durante lo spettacolo chiamato proprio "Il Re Leone", in scena al parco acquatico. Famiglie con bambini sono scappate terrorizzate nel momento in cui uno dei leoni si è scagliato contro la gabbia di ferro, facendola oscillare pericolosamente, come si vede nel video condiviso sui social dal deputato Francesco Emilio Borrelli.

Non è il primo episodio del genere: nel 2023 un altro domatore era stato attaccato da una tigre durante uno spettacolo. Questi comportamenti, spesso da noi giudicati aggressivi o privi di logica, hanno invece perfettamente senso se si conosce l'etologia degli animali coinvolti, come ci spiega il divulgatore scientifico Ermanno Giudici: «C'è stato un errore di fondo nella gestione degli animali che ha creato il presupposto per una potenziale tragedia».

Perché i leoni hanno cercato di abbattere la gabbia

Nel video realizzato durante lo spettacolo del circo Orfei a Licola si vede un leone che all'improvviso si scaglia contro un suo simile, aggredendolo. Il domatore, nel tentativo di fermarlo, cerca di separarli usando la pedana e poi anche la frusta. Con l'attenzione concentrata su di loro gli altri leoni e le tigre presenti nel perimetro cadono in quella che dall'esterno appare come una scena di totale anarchia: iniziano a girare in cerchio fino a quando uno non dà un forte colpo alla recinzione che lo separa dal pubblico, scatenando il panico.

«Si tratta di scene orribili – sottolinea Giudici – e nasce da un problema di fondo: tanti individui non dovrebbero essere costretti insieme in spazi tanto ridotti. Gli animali dei circhi sono iper compressi, e impossibilitati a fare ciò che la loro etologia prevede, ecco allora che nel primo momento in cui possono sfogarsi succedono scene come quella di Licola».

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Il momento dell’aggressione al circo tra i due leoni

Anche l'interazione, che agli occhi delle persone appare aggressiva ha in realtà senso nel regno animale: «I felidi, così come altri animali selvatici, si rapportano tra loro in modi che a noi appaiono cruenti, e che invece rientrano nella normale ritualità del gruppo, e raramente arrivano a uccidersi. Nelle situazioni di cattività, però, la reazione del leone è indotta dall'uomo e per questo può portare a conseguenze difficili da prevedere».

Una delle conseguenze è stato l'attacco di uno degli animali alla gabbia, gesto che ha causato la fuga precipitosa dei presenti: «Si è rischiata la tragedia – evidenzia l'esperto – perché un animale senza controllo non fa differenza tra tigre, leone e domatore. Inoltre, se fosse caduto un pannello della gabbia mobile, la tragedia sarebbe stata molto probabile a causa dell'esaltazione "da rissa" degli animali. La maggioranza degli incidenti in questi contesti avviene proprio quando l'animale si sente in pericolo».

Ad assistere allo spettacolo natalizio "Il Re Leone", titolo che strizza l'occhio al film Disney "Mufasa" in queste settimane al cinema, c'erano anche molti bambini. Proprio questi rappresentano il target di una industria ormai in crisi come quella circense, come rileva Giudici: «Con il circo, che è legale, mostriamo proprio ai più piccoli che gli animali possono vivere in simili condizioni. Mostriamo loro che un tipo di tortura è possibile. In tutto questo sistema la violenza però non è solo nella frusta del domatore, ma nel il tipo di vita che l'animale selvatico conduce».

«Si convincono le persone, a cominciare dai bambini, che i selvatici possono diventare domestici. Gli animali dei circhi invece, pur essendo nati e allevati in cattività, non sono domestici, e non possono diventarlo perché si tratta di un processo lungo migliaia di anni. L'episodio di Licola è solo una estremizzazione di un sistema che è malato anche quando "funziona"».

Per questo era stata approvata una legge per impedire ulteriormente l'impiego di animali nei circhi. Tuttavia, dopo due anni è rimasta lettera morta.

Perché ci sono ancora animali selvatici nei circhi

Nel 2021 il governo italiano aveva approvato in via definitiva la nuova legge delega in materia di spettacolo che tra le altre disposizione prevedeva anche la progressiva dismissione dell'uso di animali selvatici come tigri, leoni, elefanti negli spettacoli viaggianti. L'effettiva entrata in vigore della disposizione però è stata posticipata per ben cinque volte.

Il risultato sono scene come quelle riprese a Licola, dove una tigre ha rischiato di abbattere la recinzione che divideva il pubblico dagli animali, oppure a Messina, dove un elefante scappò per le strade della città.

Una contraddizione sollevata anche dal deputato Borrelli in un lungo post affidato ai social: «Da tempo portiamo avanti la battaglia per mettere fine a tale sfruttamento. Un’indecenza che il Ministero della Cultura, invece di contrastare, addirittura favorisce non attuando una normativa del 2021 che ne prevede la dismissione progressiva nonostante i tanti impegni pubblici».

«Gli animali – ha concluso il deputato – non possono trascorrere tutta la loro vita in cattività, è una tortura inaccettabile che in più viene sovvenzionata con fondi pubblici che dovrebbero andare a spettacoli senza animali. Ci chiediamo infine: come si possono portare dei bambini ad assistere a simili spettacoli? Che rispetto avranno per gli animali?».

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