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21 Marzo 2025
13:39

Abbattuto il toro scappato dal macello a Oggiono. L’attivista: “Cercava la libertà, non la violenza”

Mercoledì 19 marzo un toro è scappato a Oggiono, provincia di Lecco, mentre veniva portato dall'allevamento al macello a Oggiono. Durante la fuga ha ferito una donna, trasportata poi in ospedale in condizioni non gravi. L'animale però è stato considerato un pericolo e abbattuto. Per l'attivista Michele Summa però l'aggressività non ha nulla a che vedere con quello che è successo: "Cercava di recuperare la sua libertà per sottrarsi alla violenza"

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Il toro per le strade di Oggiono (via Facebook)

Nel pomeriggio di sabato 19 marzo un toro è scappato mentre veniva portato al macello e nella fuga ha colpito una donna di 43 anni. È successo in provincia di Lecco, nel territorio del Comune di Oggiono quando l'animale è riuscito a liberarsi e a girare per le strade della cittadina e delle vicine località di Peslago e Trescano.

La fuga però è durata poco: il bovino è stato rintracciato dagli agenti della Polizia provinciale che lo hanno abbattuto. Una prassi comune in questi casi, anche alla luce dell'incidente che aveva coinvolto la passante, immediatamente soccorsa dai volontari della Croce San Nicolò e trasportata all'ospedale di Lecco in codice verde.

Il toro è stato reputato un pericolo per la sicurezza pubblica e per questo abbattuto. I tentativi di fuga da parte di animali diretti al macello non sono una novità come sa bene Michele Summa, responsabile del rifugio Vivi gli Animali, in provincia di Torino, che si occupa proprio di dare accoglienza agli animali sfruttati dall'industria alimentare.

"Quello che un animale fa per cercare di recuperare la sua libertà o per sottrarsi alla violenza non ha niente a che vedere con il voler far male alle persone", spiega Summa.

"Non era aggressivo, era una vittima"

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Il toro di Oggiono (via Facebook)

Summa, nel corso della sua lunga esperienza come volontario animalista, ha salvato più di 100 animali vittime di sfruttamento da parte dell'essere umano. Nel suo rifugio dà una seconda possibilità a tanti animali che come il toro di Oggiono provano a liberarsi del giogo dell'essere umano almeno per un momento. Summa ha quindi imparato a distinguere l'aggressività dalla fame di libertà: "Gli animali che vengono trattati con violenza per indurli a non reagire, ed è comprensibile che questi alle botte e alla paura reagiscano con la fuga. L'anello al naso, le catene, sono tutte cose che alterano totalmente la possibilità di un rapporto di convivenza, e sono condizioni che crea il sistema in cui nascono".

Il toro di Oggiono è stato ritenuto aggressivo anche perché sulla sua strada ha provato a caricare alcuni passanti, fino a ferirne una. Per l'attivista però questo comportamento non è sintomo di aggressività dell'animale ma del sistema violento entro cui è nato: "È qualcosa che possiamo comprendere anche noi: la fuga non prevede l'attenzione verso gli altri ma il tentativo di salvare se stessi".

Si stima che ogni anno siano circa 65 miliardi gli animali sfruttati dall'industria alimentare per produrre carne, uova e lattici. Solo nei paesi dll’Unione Europea ci sono ben 142 milioni di suini, 76 milioni di bovini, 60 milioni di pecore e 11 milioni di capre, senza contare anche polli, pesci e altri animali. La maggior parte di questi animali vive all'interno di gabbie strettissime e senza luce solare. Condizioni che secondo l'Associazione Mondiale dei Veterinari (WVA) sono necessarie mitigare perché, come noi, gli animali sono senzienti e percepiscono il dolore.

Bovini e suini vivono in situazioni di sofferenza fino a quando non escono dalla gabbia per andare al macello. Quella, lo sanno, bene è la loro unica occasione. È una situazione che Summa ha visto più e più volte, e con il suo attivismo è riuscito a scongiurare la morte di decine di animali ribelli destinati a essere abbattuti. Tra questi il caso più noto è quello del vitello Thor.

La storia del vitello Thor

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Il vitello Thor

Thor nel 2022 era un vitello 15 mesi salvato dal macello proprio grazie all'intervento di Summa. Mentre però si stava recando al rifugio di Collegno, nel Torinese, il giovane toro è riuscito a scappare seminando il panico per le stradine della provincia.

Thor è fuggito appena sceso dal camion che lo aveva portato dall'allevamento, dove stava per essere macellato. Un viaggio lungo 60 chilometri e forse poco confortevole, tanto da spingere l'animale a fuggire. Anche in quell'occasione Summa non perse la calma e alla fine, con pazienza, è riuscito a recuperarlo: "Non è stato facile aiutare Thor ad avere fiducia in noi, però ci siamo riusciti. Però non si può pensare che un animale nato e cresciuto in un sistema violento dal nulla smetta di avere paura delle persone".

Oggi Thor ha iniziato una nuova esistenza, ma tanti come lui non sono stati così fortunati: "Vorrei salvarne di più, vorrei che se ne salvassero di più – confida Summa – ma soprattutto vorrei far conoscere quanta ingiustizia e violenza avvengono quotidianamente lontano dagli occhi delle persone che si accontentano della versione edulcorata della pubblicità".

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