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La vera storia di Laika: chi era la prima cagnolina che fu “sparata” nello spazio e morta in orbita

La cagnetta fu spedita in orbita sullo Sputnik 2 il 3 novembre del 1957 dall'Unione Sovietica. E' stato il primo essere vivente ad aver orbitato intorno alla Terra. Morì dopo terribili sofferenze in laboratorio e a poche ore dal lancio. Il suo corpo è andato distrutto insieme al satellite artificiale.

4 Novembre 2024
13:08
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Laika all’interno di una delle capsule sperimentali nel laboratorio sovietico prima del lancio

La ricorderete in tanti: è nota con il nome di Laika, è la cagnetta che fu spedita in orbita sullo Sputnik 2 il 3 novembre del 1957 dall'Unione Sovietica ed è stato il primo essere vivente ad aver orbitato intorno alla Terra. Viene tipicamente descritta come una "eroina" versione canina ma la sua storia in realtà è molto diversa da come è stata narrata e parte da lontano, in un'epoca in cui la conquista dello spazio era una delle sfide principali durante la "guerra fredda" tra Urss e Stati Uniti, le due super potenze che si erano "divise il mondo" a distanza di pochi anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Laika fu ed è in realtà ben altro che un esempio da ripetere: prima di essere infatti letteralmente sparata in orbita subì maltrattamenti e violenze, insieme ad altri animali che furono sottoposti a test insopportabili per qualsiasi essere vivente. Secondo quando dichiarato dallo scienziato Dmitrij Malashenko, che faceva parte del team di ricercatori sovietici, Laika morì poco dopo il lancio dal Cosmodromo di Bajkonur, tra le 5 e le 7 ore dalla partenza imposta.

La sua fine, oltretutto, fu orribile e gli scienziati erano assolutamente consapevoli che tale sarebbe stata: il mezzo spaziale su cui era stata infilata non era stato concepito per riuscire a contenere alcun essere vivente che potesse sopportare le elevate temperature che si sarebbero raggiunte. Il corpo di Laika, in buona sostanza, bruciò nell'abitacolo che, il 14 aprile del 1958, al rientro sulla Terra si distrusse definitivamente.

Quale era il vero nome di Laika, la cagnolina lanciata nello spazio

Per raccontare la vera storia di Laika si può partire proprio dal nome, perché non era così che si chiamava. Prima del lancio Oleg Gazenko, lo scienziato che era a capo dell'operazione, partecipò a una conferenza stampa e quando gli fu chiesto, appunto, come si chiamasse il cane che era stato prescelto  ci fu un'incomprensione nella traduzione.

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Laika costretta ad indossare una sorta di tuta spaziale ideata per i cani

Gazenko durante l'incontro con i giornalisti utilizzò il termine "laika" usandolo come sinonimo e non come nome proprio della cagna: laika, infatti, è il modo in cui ancora oggi vengono chiamati alcuni cani da caccia della Russia del nord e della Siberia ed è un modo anche di appellare diverse altre razze locali. Insomma, un po' come se "laika", in Russia, sia sinonimo di "cane" in alcune zone. Altri nomi, poi, sono stati usati all'epoca per la cagnolina dai mezzi di informazione: fu soprannominata "Mutnik", ad esempio, incrociando le parole "Sputnik" e "Mutt", termine inglese quest'ultimo per indicare i meticci.

Il nome che Gazenko e gli altri scienziati che lavoravano al progetto le avevano dato era invece "Kudrjavka", ovvero "ricciolina". Nonostante il vezzeggiativo, però, il trattamento nel laboratorio che gli scienziati sovietici le hanno fatto subire è stato addirittura peggio della sua morte in volo. Laika fu la prescelta dopo numerosi test tra le ultime tre cavie – altre due femmine – che erano sopravvissute a tutto quello a cui erano state sottoposte per quel lancio che ancora oggi viene ricordato come un punto fondamentale per l'epopea dell'uomo nello spazio.

La vita della cagnetta prima di finire in quel laboratorio in cui i russi cercavano di battere sul tempo gli Stati Uniti, poi, è rimasta per anni nell'oblio e l'attenzione dell'opinione pubblica è stata indirizzata a conservare il mito del "cane eroe". Ricciolina, in realtà, era un cane di strada di Mosca. Una randagia come tante che ancora oggi vivono nella capitale russa e la cui storia è stata raccontata in un lungometraggio che ha vinto anche un Orso di cristallo al Festival del Cinema di Berlino nel 2018.

"Space Dogs", di Elsa Kremser e Levin Peter, inizia proprio con una voce che racconta una leggenda secondo la quale Laika è tornata sulla terra come fantasma e girovaga per Mosca insieme ai suoi discendenti. I due documentaristi hanno raccolto materiale d'archivio e poi hanno girato ad altezza cane seguendo un branco di randagi che vivono per le strade della capitale russa.

Attraverso un racconto onirico ma allo stesso tempo molto concreto, il film descrive con grande accuratezza quale fu la vita di Laika, ovvero quella di una randagia che conviveva con gli esseri umani e i suoi conspecifici e a cui l'essere umano non solo ha tolto la libertà ma per la propria gloria ne ha fatto una prigioniera e una vittima sacrificale, approfittando anche e soprattutto della sua resilienza.

I numerosi test per prepararla al lancio nello spazio

Prima di arrivare dentro la capsula che diventò la sua bara, Ricciolina fu sottoposta a stress psicofisici dolorosi e privi di alcuna pietas nei confronti di quell'essere vivente e degli altri che non riuscirono a superare le prove degli scienziati. Nel 2017, la biologa Adilya Kotovskaya che faceva parte anche lei del team di scienziati coinvolti, dichiarò pubblicamente: «Le ho chiesto di perdonarci e ho pianto quando l'ho accarezzata per l'ultima volta».

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Laika inserita in una capsula per simulare le condizioni in orbita

Laika e gli altri cani prescelti furono sottoposti a test orribili come rimanere in capsule pressurizzate che partivano da un diametro di 80 centimetri fino a diventare sempre più piccole e in cui erano del tutto privati del movimento. I soggetti maschi furono scartati per le dimensioni, motivo per il quale tra i candidati al lancio rimasero solo tre femmine. Tra i vari esperimenti da superare, quello più importante per poi essere davvero inviate in orbita era uno in particolare: inserite dentro delle vere e proprie centrifughe, furono sottoposte a lunghe sessioni in cui dovevano subire rumori fortissimi per abituarle al lancio.

Cosa è successo durante il viaggio e che fine ha fatto il suo corpo

Tra le tre ultime cavie, perché tali erano, solo Laika superò questo ultimo test e il il 3 novembre del 1957 arrivò il giorno della sua fine. Gazenko e gli altri misero la cagna sullo Sputnik 2 destinato a non fare mai ritorno, nella piena consapevolezza che l'animale si sarebbe praticamente incenerita all'interno. Le spoglie di Laika, dunque, non sono mai state recuperate semplicemente perché sono andate distrutte insieme al satellite sovietico che è esploso al rientro sul Pianeta.

"For all the mankind", una serie su Apple Tv ambientata in una realtà alternativa in cui l'Unione Sovietica ha battuto gli Stati Uniti nella conquista dello spazio non ha dimenticato di ricordare la piccola Ricciolina durante la sesta puntata della seconda serie. In un momento di grande pathos in cui i cosmonauti russi e gli astronauti statunitensi condividono i loro pensieri in un incontro fuori dal lavoro, c'è una conversazione particolarmente commovente.

E' un passaggio reale all'interno di una narrazione distopica in cui viene raccontata però la verità su Laika e viene onorata come individuo. La protagonista femminile, Danielle, è un'astronauta a capo di un'importante missione in cui i due equipaggi dovranno affrontare un simbolico incontro in orbita per provare a stemperare il clima di guerra fredda tra le due super potenze. Durante la conversazione con il suo collega russo, la donna parla di Laika come simbolo del dedicare la vita a una missione così importante per la specie umana. Stepan, il cosmonauta, invece le svela come sono andate le cose: quella cagnetta è morta nel dolore, in totale solitudine e per aver concesso fiducia e amore a quegli esseri umani che l'hanno sfruttata.

La conversazione tra Dani e Stepan è tutto quello, allora, che c'è da sapere e su cui riflettere rispetto a ciò che noi esseri umani facciamo alle altre specie, anche a una come quella del canis lupus familiaris che condivide con noi un percorso di co evoluzione che ha radici talmente antiche che ancora oggi con certezza non sappiamo se sia iniziato 40 mila o 15 mila anni fa.

Stepan – Ti piace il cane?

Dani – I Cani? Ovviamente. A chi non piacciono…

Stepan – Non i cani. Il cane. Laika.

Dani – Laica, certo… Il primo essere vivente ad andare nello spazio.

Stepan – Non potrò mai superarlo. Laika… la tenni tra le mie braccia. Per un minuto o due. Ero lì come candidato cosmonauta, faceva parte del mio addestramento. Ero ancora, praticamente, un ragazzo.

Dani – Com'era? Com'era?

Stepan – Grande così (fa il gesto con le mani). Occhi molto luminosi e coda molto riccia. Era piuttosto carina nelle foto. L'hanno inserita nella classificazione "preferita": spiritosa ma equilibrata, adattabile a nuove situazioni. Suona molto come noi astronauti … I dati del volo del cane hanno dato informazioni utili al processo di selezione degli esseri umani.

Dani – Vedi? E' stato utile il suo… sacrificio.

Stepan – La sua morte, vuoi dire? Quando l'abbiamo lanciata in orbita era senza possibilità di ritorno.

Dani – Sì. La sua morte… E' stata sette giorni in orbita e la prima a vedere la Terra dallo spazio, la luna, le stelle. E poi serenamente si è addormentata. Dovremmo essere tuti noi così fortunati.

Stepan – Tutte bugie. Il razzo non si è separato come previsto e il controllo termico è fallito. La capsula si è surriscaldata. Laika soffrì e morì poche ore dopo dopo solo… tre orbite.

Dani – Wow. Questo nessuno lo sa… però il suo nome sarà ricordato quando saremo tutti polvere di Luna.

Stepan – “Sacrificio per la madrepatria”. È quello che hanno detto. Beh, Laika voleva solo tornare a casa. E pensa anche a tutti gli altri cani che sono morti perché erano troppo vivaci, troppo spaventati, troppo infastiditi dalla centrifuga, dalla slitta, dalla reclusione, dall'inferno, dal cibo di merda. Ma Laika? Lei è stata scelta perché ce la faceva e lo faceva solo per compiacere i suoi addestratori. Quando un centinaio di altri cani avevano invece deciso diversamente. Capisci? Sto dicendo di darle il merito che dovrebbe avere. È andata nello spazio per le persone che amava e per chiunque l'abbia amata, incluso un giovane cosmonauta che l'ha tenuta tra le braccia, solo per un minuto o due… su quella rampa di lancio. È così che è morta. Non per tutta l'umanità. Per le persone che amava. Lei era solo un piccolo essere spaventato, alla fine.

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